Quella stessa sera tornai a casa ancora con stampato nella mente il sorrisetto goffo di Jay.
Pensavo che sarei diventata la segretaria di mio padre, invece lui mi ha colto in pieno dicendomi che sarei diventata la segretaria di uno che probabilmente non avrebbe nemmeno preso seriamente il suo lavoro.
Mi diressi verso la mia camera, disordinata come al solito, e mi coricai sul letto pensierosa.
Perché mio padre aveva deciso di fare così? Forse ero troppo inesperto per lui? Non credeva abbastanza in me?
Molte domande mi stavano frullando in testa, non sapevo nemmeno più che cosa fare per convincerlo a non farmi stare con quella specie di imprenditore e che volevo stare con lui.
Mio padre da sempre era il mio porto sicuro, se avevo dei problemi ne parlavo con lui, sa tutto di me, ogni mia sfaccettatura.
Mi alzo dal letto solo quando noto il display del mio cellulare illuminarsi; è un numero sconosciuto, il messaggio dice:Tuo padre si è gentilmente offerto di darmi il tuo numero, sono Jay, lunedì mattina ti voglio in ufficio per le 7, così ti ambienti con il nuovo studio.
Ci mancava solo questo, come aveva potuto mio padre fare tutto ciò alle mie spalle.
Ero arrabbiata con lui, per fortuna si era dovuto trattenere in ufficio per una riunione improvvisa, molto probabilmente quando tornerà io sarò già nel mondo dei sogni.Era un tranquillo sabato sera, non avevo in programma di fare nulla, anche perché detto sinceramente non ne avevo la minima voglia.
La ragazza della festa non l'ho più sentita e in quel momento ero completamente allo sbaraglio, senza sapere cosa fare o con chi stare.
Da quando sono arrivata qui sento questo forte bisogno di avere degli amici, delle persone con cui potermi distrarre.
Sento il bisogno di divertirmi e di fare nuove esperienze; oltre al lavoro ovviamente.
Questa città mi sembra quasi magica, ha trasformato la mia mentalità, sono mutata in una versione di me stessa che sono sorpresa piacermi.
L'unico problema però sono le mie insicurezze, sono insicura su qualsiasi cosa, mio padre lo sa, forse con questa nuova opportunità di lavoro sta cercando di farmi uscire dalla bolla nella quale mi tengo rinchiusa solo per paura di essere vista per quello che davvero sono.
In realtà, è da così tanto tempo che non incontro più la vera me, che quasi non so neppure io chi sono nel profondo.Suona la sveglia, non mi ricordavo nemmeno di averla impostata, guardo l'ora e vedo che sono le 9:00 del mattino.
Decido di non alzarmi dal letto e di continuare a riposarmi, dato che, essendo domenica mattina, non avevo impegni.Quando riapro gli occhi sono le 11:00, la casa è più silenziosa del solito; a volte mio padre nemmeno si ricorda che sto dormendo e inizia a camminare rumorosamente per casa, ma credo che nemmeno lo faccia apposta.
Oggi voglio prendermi un giorno per me stessa, cercare di non pensare a tutti quei pensieri che ieri sera mi frullavano per la testa.
Quando arrivo in cucina vedo che mio padre è sul divano che dorme beatamente, decido di non svegliarlo, probabilmente la riunione di ieri lo ha distrutto e non voglio che si svegli per colpa mia.
Decido quindi di andare nel bar che c'è sotto il mio palazzo a fare colazione.
Prendo i soldi dal mio portafoglio e prima di uscire do un bacio sulla guancia all'uomo che mi ha migliorato la vita, nonostante anche lui abbia fatto alcuni sbagli, ma mai tanti come quelli della mamma.Appena arrivo davanti alla vetrina del bar, noto che all'interno non c'è nessuno, quindi ne approfitto.
Entro e ordino un cappuccino, sembra essere molto buono, con una schiuma di latte mischiata al caffè; se mi piace lo prenderò ogni volta che verrò qui.
Quando la cameriera mi porge il cappuccino appena ordinato la ringrazio e le sorrido, lei fa lo stesso.
Qui, al contrario di dove abitavo prima, le persone sono molto più cordiali e non ti fanno sentire a disagio; credo che questo sia il posto perfetto in cui vivere, non ne ho dubbi.
Quando mi alzo per andare a pagare sento il campanello all'ingresso sopra la porta che suona, di scatto mi giro e proprio davanti a me si presenta la figura imponente di Jay.
È vestito con una maglietta aderente blu scuro, quelle che si usano per andare a correre e nella parte inferiore indossa dei pantaloni della tuta neri con delle scarpe da ginnastica della Nike.
L'ho visto solo un paio di volte, ma vederlo in quello stato mi faceva un certo effetto, non so nemmeno io bene il motivo.
La sua figura mi destabilizzava, ma non so se in senso buono o in senso cattivo.
Comunque, cercai di levarmi questa idea dalla testa; dovevo concentrami sul mio lavoro altrimenti avrei deluso mio padre, cosa che volevo evitare.Jay si avvicinò a me, aveva i capelli leggermente bagnati dal sudore e dalla maglietta si intravedevano degli addominali scolpiti.
Cazzo, devo smetterla di fissarlo.'Guarda che si rivede' mi dice
Io inizialmente non gli rispondo, con lui volevo mantenere un rapporto esclusivamente professionale.
'Che ci fai tu da queste parti?' insiste
'Abito qui vicino, una ragazza non può fare colazione in santa pace?'
'Oh ok calma, siamo agitatine stamattina, hai fatto un brutto sogno per caso?'
Mi limito solo ad alzare gli occhi al cielo.
Non so che cosa mi è preso, ma sinceramente in quel momento non me ne fregava nulla di lui, lo avevo inquadrato e sapevo che qualsiasi cosa io gli avrei detto non avrebbe avuto effetto su di lui.'Ci vediamo al lavoro' gli dico prima di uscire frettolosamente dal bar.
*spazio autore
Ciao ragazzi! Questa volta ho cercato di scrivere un capitolo un po' più lungo del solito, mi ci devo abituare ma ce la farò.
Come sta andando la scuola? Io domani ho già un'interrogazione :(
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I NEVER THOUGHT
RomansaRebecca è una ragazza che appena compiuti i vent'anni, si trasferisce in uno dei quartieri più vistosi e rinomati di Brooklyn insieme al padre. Quest'ultimo infatti lavorando per una importante azienda di profumi, si è dovuto trasferire proprio nel...