Capitolo 19 - Correre per restare ferma

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La mattina dopo, il salone dell'appartamento era avvolto da una luce pallida e pigra, filtrata dalle tende semiaperte. Sul tavolo, una tazza mezza vuota lasciava una scia di vapore tiepido, mentre il profumo dolciastro del caffè appena fatto si mescolava con l'aroma della crema per il corpo di Ilaria.

Io ero seduta sul divano, gambe incrociate, le mani strette attorno a una tazza calda. Di fronte a me, Andrea e Ilaria. Ilaria si era sistemata con nonchalance sulla poltrona, una gamba sopra l'altra, ancora in pigiama, mentre Andrea sembrava immerso in un'altra dimensione, con lo sguardo perso nel latte macchiato che stava sorseggiando.

«Beh, wow.» fu la prima cosa che disse Ilaria, dopo il mio racconto.

Andrea non proferì parola.

«...Cosa pensi di fare?» proseguì lei, inclinando leggermente la testa.

Lanciai un'occhiata verso Andrea, ma lui non alzò nemmeno lo sguardo dalla tazza. Sembrava voler essere ovunque tranne che lì.

Mi girai di nuovo verso Ilaria. «Non lo so...» risposi, sincera. «Da una parte vorrei davvero andare con lui, ma... c'è qualcosa. Forse penso... che sia troppo presto?»

Andrea intervenne, ancora senza guardarmi. «Pensi che lo sia?»

Almeno un segno di vita.

Ilaria annuì, fissandomi con un'espressione riflessiva. «Ecco, forse è proprio questo che ti frena. L'idea che sia tutto troppo... in fretta.»

Non risposi subito. Guardai di nuovo Andrea. Stavolta, lui mi stava osservando. Uno sguardo lungo, indecifrabile.

Capì che dovevamo parlare da soli.

Ilaria notò il silenzio carico che era calato tra noi. Si alzò con grazia. «Vado in camera a sistemare delle cose.» disse, con un piccolo sorriso, prima di sparire nel corridoio.

Appena la porta si chiuse, lo guardai. «Allora?»

Andrea sospirò, visibilmente infastidito. «Cosa "allora"?»

«So che hai qualcosa da dire. È da prima che ti comporti in modo strano. A parte quella domanda non hai detto niente.»

«Sara...» mi fissò come se dovessi già conoscere la risposta. «Partire con lui? Seriamente? Neanche state insieme da molto. È un salto nel vuoto, lo sai anche tu.» Sospirò. «Cosa avrei dovuto dire, secondo te?»

«Non mi aspettavo che mi incoraggiassi, ma neanche questa freddezza. Non ho detto che sto partendo per sempre.»

«Va bene, va bene...» tagliò corto, alzando le mani.

«Andrea... che hai?» lo interruppi, più preoccupata che infastidita. «Non sembri neanche tu oggi.»

Lui alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Nulla, sto benissimo.» Si alzò bruscamente. «Sai che c'è? Vado in camera mia. Quando avrai deciso cosa fare, fammi un fischio.»

Lo guardai sconvolta mentre usciva dal salone, e subito dopo sentii la sua porta sbattere.

Mi lasciai ricadere sul divano, lo sguardo perso sul fondo della tazza vuota.

Che diavolo era appena successo?

~🍓~

Nel pomeriggio, decisi di andare al parco poco distante da casa. Avevo bisogno di aria, di silenzio, di spazio.

Il cielo era terso, il sole alto ma gentile. L'aria frizzante, di quelle giornate che sanno già di primavera. Il parco era vivo: bambini che correvano, mamme che chiacchieravano sulle panchine, cani al guinzaglio che tiravano impazienti.

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