Capitolo tredici.

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"Per ogni ferita che io possa averti causato, ne ho causata una uguale a me stesso." H. Murakami

Un'altra chiamata, un altro telefono sbattuto in faccia.

Semplicemente non mi risponde da tre giorni, ne ai messaggi ne alle chiamate.
La cosa che fa più male è che lui non abbia neanche provato ad avere un contatto con me, non prova ad avercelo neanche con se stesso.

Il primo giorno è stato il giorno in cui me ne sono altamente fregata.
Il giorno in cui ho detto a me stessa che se non mi avesse chiamato sarebbe potuto andarsene a fanculo.
Il giorno in cui ho riordinato la mia mente e nel contempo messo in un cassetto i sentimenti per quel ragazzo problematico che è Louis.
Lui mi rende frustrata, sia sessualmente che psicologicamente. Resistere a quelle mani esperte, quello sguardo tentatore e quella voce seducente è quasi una tortura.
Resistere al suo comportamento?
Ancora peggio.
Si arrabbia per una minima cosa, non accetta il rifiuto nosostante sia lui il primo a allontanare le persone.
Il primo giorno ero decisa a tagliare il sottile filo che ci lega, ammesso che ci sia.
Con lui mi trovo davvero bene, e ne sono così felice.
Non lo ero così da tempo.
Mi faccio frenare troppo dalla testa, dal senso della misura, dalla 'razio'.
Sembra che più stò con lui, più ne ho bisogno.
Il primo giorno avevo deciso di parlare con Emily di tutta questa storia, non riuscivo a guardarla negli occhi. Sembrava più stanca del solito.
Mi ha detto che si è messa con Niall, una di noi deve essere felice; lei lo merita più di chiunque altro.
Spero che il biondo faccia sentire come deve.
Il primo giorno è stato il giorno in cui mio padre mi ha chiesto cosa fosse successo col mio ragazzo.
Il giorno in cui non sono riuscita a dirgli che Louis non è il mio ragazzo, non lo è mai stato e mai lo sará.

Il secondo giorno è stato il giorno in cui ho pensato che forse non fosse cosí facile come sbrava, il giorno in cui gli ho scitto dicendogli un 'oggi mi vieni a prendere?'
Volevo uscissimo, voglio stare con lui, perchè mi fa sentire viva.
Il giorno in cui Louis ha visualizzato il messaggio senza rispondermi.

Questo è il terzo giorno, in cui ho alternato momenti di panico a chiamate. Chiamate che hanno suonato a vuoto certa che lui le avesse sentite.
Ho scritto a Niall il quale non sapeva neanche mi stessi fraquentando col suo migliore amico.
Non era una cosa così seria allora.
Io ho bisogno di lui, mi fa passare le giornate senza farmi pensare a Zayn.
Siamo a metà novembre e le piogge sono meno frequenti sostituite peró da un freddo glaciale.
Lo voglio qui con me, voglio che mi baci, voglio vivere nelle sue braccia.

*Louis' Pov*

Jace ride e fa un tiro alla canna che stá fumando da cinque minuti.

《Siete tutti degli stronzi. Almeno farmi vincere apposta.》rido anche io.

《Louis, non ti vedevo da un sacco. Si puó sapere dove cazzo eri finito?》borbotta Calum.

《Giá Louis, dov'eri?》la risata di quell'idiota di Jace esplode nella stanza mentre dice le parole.

Li odio, ma stare con loro mi fa andare via il pensiero di correre da Clair.

《A farmi gli affari miei, dovreste farveli anche voi.》affermo e Jace mi passa la canna che io rifiuto scuotendo la testa.
Lui mi guarda per un attimo ma poi alza gli occhi al cielo passandola a Michael.

《Era con la sorella di Payne.》Calum sputa la coca e ride.

《Wo, figo》dice Michael sorpreso e io stringo i pugni.

《Se non sapete le cose come stanno tacete.》dico a denti stretti.

《Sei innamorato Louis?》dice Jace con un accenno di scherno nella sua voce.
Io?
Innamorato?
Rido e Jace mi guarda serio.

《No, no amico Non lo sono.》affermo e mi passo una mano tra i capelli frustrato.

Lo sono?

Puó darsi.

Mentre loro fanno un discorso sul fratello di Clair che non ho voglia di ascoltare, mi maledico mentalmente per non essere con Niall.
Solo che lui parla troppo, speciamente dopo aver ricevuto quella chiamata. È diventato insopportabile e io me ne sono andato trovando la prima persona che fosse stata libera.
In teoria non avrei dovuto avere niente a che fare con Jace, ma sa quando stare zitto.
La vibrazione del telefono mi fa sospirare e quando lo tiro fuori dalla tasca il nome di mio padre lampeggia sullo schermo sorprendendomi.
Non mi chiama praticamente mai.

《Papá.》dico sorpreso e tutti si girano verso di me per poi continuare a fare le loro robe.

《Domani dovresti venire con me a casa di di Jessica.》non sentendo una mia risposta va avanti.

《Mangiamo da lei a cena.》

《Non voglio venire a casa tua e della tua ragazza papá. Lo sai.》

《Louis, per favore. Per me è importante. Anche per lei. Ti vuole conoscere.》

《Ho lo psicologo.》dico la prima cazzata che mi salta in mente e lo sento ridacchiare.

《Psicologo alle otto?》

《Non voglio venire.》se capisce che mi invento una scusa per non venire capirá che non la sopporto, merda.

《Non hai da fare niente e dio non vieni mai.》

《Se verró poi siamo aposto?》chiedo speranzoso.

《Sì.》risponde sosprirando ma sono certo sia felice

《Ciao.》metto giù e faccio un profondo respiro.

Mi alzo dal divano e annuncio che me ne vado.
Esco e mi accendo una sigaretta cercando di rilassarmi.
Tiro fuori le chiavi che mi cadono insieme a me stesso quando un ragazzo si scontra con me.

《Guarda dove vai.》sputo e i suoi occhi marroni mi scrutano.
Mi da la mano per aiutarmi a alzarmi ma io la scosto.

《Non ho bisogno del tuo aiuto.》dico e mi alzo mentre il ragazzo dall'aria pakistana mi guarda.

《Okay okay, scusa. Rilassati.》si passa una mano tra i capelli leggermente tirati in su e io sbuffo.
Noto il suo zigomo pronunciato mentre si piega per raccogliermi le chiavi.
Le prendo dalla sua mano e senza neanche ringraziarlo salgo in macchina.
Il tragitto verso casa di Clair dura poco, ma non abbastanza per darmi il tempo di ragionare su quello che stó realmente facendo.
Leggo l'ultimo messaggio di Clair intanto che sono sotto casa sua.

Da Clair: Ogni tanto sparisci cosí nel nulla, mi mandi in ansia ahahah.

A Clair: Ahahah :)

Sono certo che non mi risponda ma invece lo fa.
Dovrebbe essere incazzatissima.

Da Clair: Cosa ridi :(

A Clair: Sei una paranoica :)

Da Clair: Lo so, ma quando perdi una persona una prima volta dopo hai sempre paura che possa capitarti di nuovo.

A Clair: Muoviti a venire giù scema.

Da Clair: ?

A Clair: Sono sotto a casa tua cogliona.

La vedo tirare la tenda della sua stanza e fa un magnifico sorriso quando mi vede appoggiato all'auto.
Sorrido anche io e mentre la guardo scostarsi i capelli dal viso e guardarmi felice capisco che non posso fare a meno di lei.

Me

Continuo a centosessantadue, commenti lasciamo stare.

Hold me. ||Louis Tomlinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora