II

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-maledizione, quanti sono!?

Piper rotolò dal cespuglio che le forniva copertura verso un altro nascondiglio. Era passata mezza giornata da quando aveva ricevuto la richiesta di aiuto di Hazel. La sera senza luna era illuminata da una miriade di stelle e dalle luci artificiali dell'accampamento. La figlia di Afrodite ne aveva già incontrati due simili sulla strada per Nuova Roma. Se non avesse ricevuto la lettera li avrebbe scambiati per coorti della dodicesima legione, tuttavia ora sapeva che ce n'era almeno un'altra pronta a dare battaglia. E, da quello che aveva visto finora, non scherzavano. La giovane sfruttò il rumore delle armature d'oro imperiale di una guarnigione che stava entrando nell'accampamento per coprire il suono dei suoi passi e sgattaiolare via dal perimetro controllato dai nemici. Dopo svariate ore di cammino e dieci minuti di auto (la ragazza si ripromise di riconsegnarla al proprietario se fosse rimasta intatta) l'alta collina che separava i mezzosangue dagli occhi dei mortali si erse davanti a lei.

Nonostante l'ora tarda Nuova Roma era in fermento: bighe lanciate a tutta velocità per le strade, giovani in armatura di pattuglia ad ogni angolo, e, dentro la linea del pomerium, senatori, fauni e lari ingombravano le vie e tartassavano i centurioni con domande infinite. Piper venne accolta da Frank, che con tutta probabilità la stava attendendo da ore. Il figlio di Marte era in piedi di fronte alla linea del pomerium con scudo, lancia ed armatura; dalle profonde occhiaie la giovane comprese immediatamente che non aveva dormito molto la notte precedente.

-ciao, Piper, ti stavamo aspettando.

La giovane sorrise al pretore.

-lo vedo. la lettera non aveva molti dettagli, cos'è successo?

Frank spostò il peso da un piede all'altro e si diresse verso la città facendo segno di seguirlo.

-ti spiegheremo tutto, ma prima ti devo portare in senato.

Dal tono tetro della sua voce, Piper comprese immediatamente che le cose erano peggio di come sembravano.

Il senato era gremito di persone, chi vivo e chi meno. Piper sedeva nel suo solito posto d'onore in prima fila, in quanto non membro della legione. Sugli spalti la folla non lesinava commenti pessimistici mentre sul palco Frank leggeva tranquillo delle carte. La giovane si stupì di come era maturato il figlio di Marte, sia nel fisico, che nel comportamento. Dopo qualche minuto, Hazel comparve sulla porta della sala e andò a posizionarsi al fianco del fidanzato. I due si guardarono, lanciandosi uno sguardo d'intesa. A Frank bastò sollevare una mano per far cadere uno spesso velo di silenzio sulla sala. Con voce calma ma ferma, il pretore prese parola.

-senatori! Penso sappiate tutti perché vi trovate qui. A quanto pare le notizie viaggiano rapide quanto i sandali di Mercurio. Siamo consapevoli che la situazione è critica, e siamo pronti a combattere, ciò detto, chi volesse tirarsi indietro deve farlo ora, il giorno della verità sarà dopodomani, e non possiamo permetterci di avere truppe non motivate alla vittoria. Prima che rispondiate però, vorrei far parlare la nostra emissaria dall'esterno del campo, l'unica che ha risposto alle nostre richieste. Piper Mclean, figlia di Afrodite, descrivi ciò che hai visto.

Alla giovane alzò la testa. L'unica che ha risposto? Quindi Leo? Il campo mezzosangue? Le cacciatrici di Artemide? Le amazzoni? Nonostante il subbuglio che le stava dominando la mente, la giovane guardò Hazel, che le restituì uno sguardo dal chiaro messaggio.

"ne parliamo dopo"

Piper si alzò dalla sedia e, dopo aver preso un respiro profondo, iniziò a descrivere l'esercito nemico: almeno tre accampamenti con ottanta soldati di età variabile, fino a vent'anni circa. Completamente armati d'oro imperiale ed in possesso di pegasi e bighe. Inoltre, alcuni di loro sembravano "particolari": tra le fila nemiche, infatti, la giovane aveva contato svariati guerrieri vestiti con pelli e scudi di cuoio, tatuati con disegni azzurri. Terminato il racconto, la platea rimase muta per qualche secondo. Poi un giovane dai capelli scuri sussurrò

-è finita... siamo morti

A seguire fu il panico: domande urlate ai due pretori, senatori che uscivano di corsa dall'edificio, forse per preparare i bagagli, lari infuriati ed un fauno che pareva essersi svegliato in quell'istante. Frank fece un cenno a Piper, che parlò infondendo di lingua ammaliatrice ciascuna sillaba.

-calmatevi! Non tutto è perduto!

Presto le urla si quietarono e la platea, diminuita di un terzo dei presenti, fissò la giovane, che di rimando guardò i due pretori. A prender parola fu Hazel.

-voglio ricordarvi che insieme abbiamo sconfitto un titano! Insieme abbiamo battuto un esercito al servizio di un imperatore folle! Si, questa volta c'è poco tempo, ma non crediate che i nostri antenati abbiano sempre avuto mesi per prepararsi! Io qui vi chiedo, come voleste essere ricordati!? Come coloro che sono fuggiti per paura? O coloro che hanno combattuto con tutte le loro forze per difendere la propria casa? 

Piper guardò l'amica con orgoglio, Frank non era il solo ad essere maturato, anche se le mani scure della giovane tremavano impercettibilmente. Subito dopo il discorso il senato esplose di nuovo in urla, ma questa volta di convinzione, un giovane con indosso la toga da centurione si alzò, battendosi un pugno sul petto.

-GLORIA ALLA DODICESIMA! GLORIA A NUOVA ROMA!

Gli altri presto lo seguirono, elevando un poderoso per darsi coraggio e prepararsi alla tempesta in arrivo.

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Leo si sollevò la maschera da saldatore e guardò la sua creazione: la lunga canna affusolata di bronzo celeste era collegata ad un calcio in legno levigato. Il ragazzo alzò il fucile guardandolo alla luce artificiale della enorme sala-officina della Way Station. Calipso era seduta ad un tavolo poco distante intenta a studiare, come quasi tutte le sere. quella in particolare era una sera piuttosto calma. Emmie e Josephine erano uscite a fare un giro con la piccola Georgina e Litierse stava vagando per i piani inferiori, probabilmente cercando la palestra o esplorando la struttura, e non c'erano visitatori stranamente. A Leo parve di vivere un sogno: una serata tranquilla passata con la ragazza che amava senza una preoccupazione al mondo... ma lui era un semidio, e le parche sanno sempre come rovinare la giornata ad un figlio degli dei. I problemi iniziarono con dei passi pesanti dalla tromba delle scale. Una figura apparve sulla soglia e Leo si girò per salutare il figlio di re Mida.

-hey Lit! finito il giro di ronda?

Chiese scherzoso il figlio di Efesto. Mail suo sorriso scomparve quando il corpo dello spadaccino venne gettato nella sala, i vestiti anneriti e fumanti, come avesse provato a deviare un lanciafiamme. Immediatamente Calipso ed il semidio balzarono in piedi, fronteggiando la figura che era comparsa sulla porta. Il nuovo arrivato doveva avere un paio d'anni in più di Leo, indossava una canottiera bianca e dei jeans larghi con svariate tasche, i capelli folti del giovane erano neri e spettinati ed incorniciavano il viso dalla pelle abbronzata e dagli occhi arancio brillanti. Il ragazzo scavalcò Litierse e fronteggiò i due, esibendo un sorriso spavaldo.

-grazie per aver tenuto in ordine! Ora però dovreste proprio and-

Leo si mosse d'istinto, scagliando una palla di fuoco contro l'avversario. Un muro di fiamme coprì il giovane, mancando di poco il corpo inerte dello spadaccino. Ci fu un secondo di silenzio, poi dalle fiamme emerse la figura del ragazzo, senza un graffio o una bruciatura, con lo stesso identico sorriso stampato in volto.

-come dicevo: ora però dovreste proprio andarvene.

Schioccò le dita, e dal pavimento sbucarono due torrette che Leo non aveva mai visto o percepito. Completamente in bronzo celeste e puntate su di loro. Il giovane sorrise.

-scusate, la Quinta ha bisogno di un laboratorio, nulla di personale.

Schioccò di nuovo le dita e le torrette fecero fuoco. 

LA VENDETTA DELLE LEGIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora