Safe, with you

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« Dehya, possiamo fermarci un momento? La nostra passeggiata è durata a lungo, vorrei riposare per qualche minuto... »
Benché Dunyarzad avesse già rallentato il passo da diverso tempo per risparmiare le energie rimanenti, a dire la verità anche più del suo solito, non appena una delle panchine di Sumeru City entrò nella loro visuale la castana colse immediatamente l'occasione per fare la sua richiesta.
Come si poteva ben immaginare, la sua interlocutrice e guardia del corpo non esitò neanche un istante ad assentire, attenta però affinché la sua protetta non pretendesse uno sforzo eccessivo da se stessa proprio nel momento in cui avevano deciso di sedersi, praticamente a pochi passi dalla meta.
« Come vi sentite, My Lady? » domandò infatti, con le labbra appena più strette per l'apprensione nel momento in cui le due furono finalmente sedute come da programma. Dunyarzad stava chiaramente prendendo dei lunghi respiri profondi, con una mano al petto, pur di riprendere fiato, dunque la situazione non sembrava esattamente delle più rosee, ma dopo quella domanda l'interessata le regalò ugualmente un sorriso sereno, posandosi contro lo schienale e chiudendo gli occhi per un istante, prima di tornare a puntarli sul viso di Dehya.
« Sto bene, devo solo... Riprendermi. E grazie per avermi accompagnato, Dehya. Il tempo in tua compagnia sembra volato »
A quel punto, la donna fu costretta a distogliere lo sguardo e ad incrociare le braccia al petto nel vano tentativo di risultare professionale. Non era certo colpa sua, tuttavia, se la sua interlocutrice era talmente dolce da scombussolarla ogni volta più di quanto le piacesse ammettere.
« Lo sapete, sono una mercenaria e ho solo fatto il mio lavoro... Non potevo certo lasciarvi andare da sola per un tratto così lungo e sperare semplicemente per il meglio. E dovrò anche pensare ad una buona scusa da raccontare al nostro rientro »
Il sorriso della Lady si fece più marcato e divertito, ma solo qualche attimo dopo portò le mani al grembo e si strinse nelle spalle. Benché Dunyarzad sapesse, razionalmente, che l'interesse di Dehya verso di lei e verso quell'incarico fosse puramente economico, non poteva comunque fare a meno di esserle grata, sperando al contempo che la sua protettrice potesse finire per affezionarsi a lei allo stesso modo in cui la castana aveva finito per provare dei sentimenti nei suoi confronti.
« Lo so, ma- » l'esitazione era palese, d'altronde la giovane Homayani era sempre stata un libro aperto per chiunque ci scambiasse anche solo poche parole nonostante la tendenza a mascherare la sua condizione dietro ad un sorriso gentile. In quel caso, tuttavia, la mora dovette soffermarsi sul viso della sua Lady ben più di un momento per tentare di comprendere cosa le stesse passando per la testa.
« Ma, cosa? » più schietta di quanto avesse voluto, si sporse infatti in avanti senza perdere la propria compostezza, inconsciamente preoccupata, tuttavia, che quell'interruzione forzata fosse sintomo di Eleazar, la malattia di cui Dunyarzad era affetta, specialmente perché quest'ultima aveva finito per stringere tra le dita i lembi del proprio abito.
Solo dopo qualche secondo la castana ebbe il coraggio e la forza necessaria per sorreggere quell'occhiata, come se in quel brevissimo lasso di tempo avesse lasciato scivolare via ogni problema, prendendo una decisione definitiva – cosa non lontana dalla realtà dei fatti. Dunyarzad si era ripromessa da tempo di non lasciarsi più condizionare dalla malattia e soprattutto di non avere ulteriori rimpianti, perciò le bastò incrociare gli occhi chiari, eppure tanto profondi, di Dehya, per non avere più dubbi. Lentamente, una mano scivolò verso quella della sua guardia del corpo, che ancora stentava a capire le intenzioni della sua protetta.
« Ma... È sciocco sperare che, un giorno, tutto questo non sia più... Solo un lavoro? » inevitabilmente, si ritrovò a contemplare il viso della mercenaria che aveva accanto, perdendosi nei piccoli dettagli che tanto apprezzava, con l'intima speranza di poter ottenere la risposta che desiderava alla domanda che per troppo tempo aveva rimandato. Razionalmente, la giovane Homayani si era ripromessa che avrebbe accettato la reazione della mora, qualunque essa fosse stata, ma questo non impedì comunque al suo cuore di battere sempre più forte ed al suo respiro di farsi più pesante ed irregolare ad ogni secondo che passava. Finalmente era riuscita a toccare l'argomento che più le stava a cuore da poche settimane a quella parte, qualcosa che le aveva procurato sollievo ed emozione allo stesso tempo, ma quella stessa mossa aveva giocato un pessimo scherzo al suo corpo già debole. Senza neanche rendersene conto, la Lady si ritrovò così a tossire, impossibilitata dunque a decifrare l'espressione perplessa e sorpresa di Dehya, ed arrivando oltretutto a sorreggersi allo schienale della panca pur di mantenere un minimo di decoro.
« Miss Dunyarzad...?! » tutte le domande ed i dubbi sorti nella mente della mercenaria a seguito delle ultime parole della sua interlocutrice vennero meno nel momento in cui la castana perse i sensi, troppo provata dalle decine di emozioni diverse sperimentate nel giro di un istante. Quando Dunyarzad svenne e scivolò contro di lei, respirando a fatica e con un'espressione tutt'altro che serena in viso, Dehya non perse tempo ad attivarsi. In pochi secondi aveva sollevato la sua protetta sorreggendola per la schiena e per le gambe, diretta senza esitazione verso la dimora di quest'ultima.

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