6. Cambio di piani

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"Dicevamo?"
Marcus mi guarda sfacciatamente con un ghigno stampato sulle labbra.
Fisso il telefono incredula, maledicendomi di non essermene rimasta a casa.
Questa serata sta diventando un susseguirsi di eventi da farmi girare la testa.
"No, scordatelo, non risalgo in macchina con te" mi affretto a dire.
"Non credo che tu abbia soluzioni" mi fa notare.
Si sbaglia di  grosso, sono disposta a farmela a piedi piuttosto.
"Chiamerò un taxi" dico mentre compongo il numero.
"Allora è proprio una cosa tua scordarti le cose" sbuffa.
Giusto lo sciopero.
La mia mano comincia a tremare dal nervoso, e lui sembra notarlo.
"Perché lo faresti? Non hai tutta questa simpatia nei miei confronti." Gli faccio notare.
"Mettiamo in chiaro una cosa, a me non frega nulla di te, sei fortuna che me ne stavo andando via da questa festa da sfigati universitari."
Mi chiedo allora il perché della sua presenza, dato che il suo ambiente è tutt' altro che questo.
Marcus si sposta dalla mia visuale, per poi fermarsi alle mie spalle.
Muove delicatamente i miei capelli, lasciandomi una parte del collo scoperta.
"Ma soprattutto lo faccio perché quando sarà il momento verrò a riscuotere i favori che mi devi" sento il suo fiato colpirmi la spalla e poi il collo.
Una sensazione piacevole mi pervade in tutto il corpo.
Mi giro di scatto, mettendo la giusta distanza tra di noi.
"Chiederò un passaggio a qualcun altro"
Mi giro intorno senza la minima idea a chi chiedere questo favore.
Marcus comincia a ridere, scuotendo la testa.
"La festa è appena cominciata, dubito che troverai qualcuno disposato ad accompagnarti" sembra quasi divertito da questa situazione.
Su questo non posso dargli torto, la casa continua a riempirsi sempre di più da quando sono arrivata e le persone non smettono di arrivare.
Oltre tutto a breve saranno quasi tutti ubriachi.
Al contrario non ho visto Marcus bere, sembra al quanto lucido in questo momento da ritenerlo sobrio, per quanto possano essere sobrie le sue parole ogni volta che apre bocca.
"Ragazzina, non ho tempo da perdere. Io vado fuori, se non esci entro cinque minuti te la caverai da sola, ma ne dubito" ghigna mentre si gira per dirigersi all'uscita.
So già che me ne pentirò.
"Quali favori?" Urlo prima che se ne vada.
Ma non ottengo risposta se non un cenno di seguirlo, prima di disperdersi nella folla.

"Ok, grazie nonna, ti voglio bene anche io" dico prima di terminare la telefonata.
Mi sono impaurita nel ricevere una sua chiamata a quest'ora della sera, ma fortunatamente mi ha solo avvertita che a giorni mi arriverà un pacco da lei spedito con alcune delle mie cose lasciate a casa tra cui i farmaci, sono sicura che non mancheranno i suoi deliziosi biscotti.
Una risatina fin troppo a lungo trattenuta giunge alle mie orecchie.
"Cosa hai da ridere?" Mi innervosisco.
"Sei così poco responsabile di te stessa da far chiamare la nonnina ad ogni ora per rassicurarsi che tu sia ancora integra" dice con tono derisorio mentre continua a guardare la strada.
Questo più che un favore è una tortura e ha anche il coraggio di dirmi che verrà a riscuotere?
Il solo pensiero che mi aspetteranno altri trenta minuti di inferno con satana in persona mi fa venir voglia di scendere direttamente dalla macchina in corsa.
Proprio dall'altra parte di New York dovevano organizzare questa festa.
Mi giro per rispondergli a tono ma rimango incantata dalla sua figura a dir poco perfetta.
Con una mano appoggiata sulla testa e l'altra al volante, emana una sicurezza che in pochi hanno.
La delicatezza e la maestria con cui fa girare il volante mi ipnotizza tanto da seguire ogni suo movimento.
I suoi occhi concentrati come il resto del volto, illuminati dai lampioni della strada, né rivelano la loro bellezza criptica.

"Ragazzina, mi stai ascoltando?" Mi guarda con la coda dell'occhio.
La sua voce mi risveglia dal mio stato di trance, sento le guance accaldarsi nel rendermi conto di averlo fissato come una stupida e di essere stata scoperta.
Alza l'angolo della bocca sogghignando.
"Attenta a non sbavare" 
"Pensi davvero che potrei sbavare per uno come te?"
"Definisci uno come me" indurisce la mascella.
"Basta guardare come mi hai trattata da quando sono arrivata in questa città" incrocio le braccia.
"Sei arrivata in ritardo il giorno del tuo arrivo, facendo di conseguenza ritardare me ad un impegno importante, nonostante ciò continuo a salvarti il culo dai tuoi problemi" sbuffa irritato.
"Gli imprevisti capitano a tutti, sarò dannata a vita per questo?" Domando guardandolo in malo
modo.
Marcus ritorna a concentrasi sulla strada senza degnarmi di una risposta.
"Non ti hanno mai detto che nella guida bisogna mettere entrambe le mani sul volante? Non ci posso credere non indossi neanche cintura" lo guardo allibita.
Marcus indurisce la presa su di esso, segno di averlo appena infastidito.
"Non ti hanno mai detto di farti i cazzi tuoi?"
"No se ciò può essere un problema alla mia di sicurezza" ribatto sicura.
"La mia guida è l'ultimo dei tuoi problemi"
E questo che vorrebbe dire?
Ma non faccio in tempo a chiederglielo che riprende parola.
"Allora hai sentito la mia domanda o eri troppo presa ad osservarmi" si spazientisce
"Quale domanda?"Chiedo confusa.
"I tuoi genitori, non si preoccupano come la tua nonnina?" Chiede con espressione curiosa.
Trattengo il fiato non aspettandomi questo tipo di domanda.
Un nodo mi aggroviglia la gola, bloccando ogni mia parola.
Marcus mi guarda perplesso, mentre i miei muscoli si tendono sempre di più.
"Ragazzina, ma che ti prend.." lo suoneria del suo telefono lo interrompe.
Lo sfila dalla tasca, controllando infastidito lo schermo per essere stato interrotto, mentre io riprendo a respirare.
"Che cosa vuoi?" Chiede bruscamente.
I suoi occhi si stringono in due fessure man mano che ascolta ciò che ha da dire chi è dall'altra parte del telefono.
Il suo respiro comincia a farsi più pesante, e la rabbia sembra crescere in lui.
"Porca puttana, sono stati loro cazzo, non fate niente finché non arrivo" chiude la chiamata senza voler sentire nient altro.
Con la fronte aggrottata ha l'aria di chi sta riflettendo sul da farsi.
Fa passare nervosamente più volte la mano tra i ricci ribelli, in un modo da renderlo ancora più irresistibile.
Nel mentre mi rendo conto del pensiero appena fatto, cresce la mia curiosità su ciò che lo sta rendendo così inquieto.
"Cosa sta succedendo?" Non riesco a trattenermi nel chiederglielo.
Mi guarda rendendosi conto della mia presenza.
"Cazzo, mancano ancora 20 minuti" impreca controllando il navigatore che indica la strada per l'appartamento.
Mi osserva per una manciata di minuti per poi sbattere improvvisamente con forza la mano sul volante, facendomi sobbalzare.
"Cambio di piani, verrai con me" dice duramente.
Andare con lui dove?!
È sorprendente ciò che questa serata sta diventando, un intera catastrofe.
Sento l'ansia salire nel ricordare i luoghi illeciti che gira voce frequenti.
"Scordatelo, non verrò da nessuna parte con te, portami subito a casa" mi agito.
"Sto riscuotendo uno dei favori che mi devi, quindi ora vieni con me o puoi rimanere qui in mezzo al nulla, ma ragazzina non ti conviene vestita così" butta un occhio sul mio corpo.
Rimango in silenzio interdetta.
È ciò gli da la conferma che rimarrò qui, insieme a lui, dal momento in cui fa manovra per cambiare direzione.
Una direzione che a me spaventa da morire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 19, 2023 ⏰

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