epilogo

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Due anni di matrimonio sembrarono volare in pochi istanti, dopo il viaggio di nozze erano riusciti a trovare una loro routine quotidiana che seguivano con molta naturalezza; Fleamont si svegliava un po' prima, arrivava un po' più tardi al lavoro per farle qualche coccola e prepararle la colazione, poi andava a lavorare e lei metteva a posto la casa o faceva la spesa prima che i suoi studenti tornassero da scuola.
Poi Fleamont tornava per pranzo, mangiavano insieme e tutti e due ritornavano a lavoro.
Euphemia tornava prima, faceva la cena e suo marito arrivava poco dopo.
Mangiavano insieme e poi andavano a dormire.

Quella sera in particolare non erano stanchi per niente però, dunque mentre Euphemia era a farsi la doccia Fleamont si sedette sul loro letto a leggere un libro.
Poi lei rientrò in stanza, l'accappatoio legato mollemente attorno alla vita sembrava che si sarebbe slacciato da un momento all'altro.
Stava cercando in un cassetto un pigiama pulito da mettersi, e lui non poteva fare a meno di guardarla.
Gli piaceva guardare quella che ormai era sua moglie e pensare che proprio lei aveva deciso di stare con lui, con tutti gli uomini che conosceva e che aveva conosciuto.

Quando lei iniziò a cambiarsi si coprì il viso col libro, come faceva sempre ormai.
Lei appena finito di infilarsi la camicia da notte ridacchiò e gli si sedette accanto spostandoglielo.
Lui le lasciò un bacio sulla guancia accarezzandole delicatamente una gamba.
"Comunque penso che farò un concorso per insegnare in una scuola, domani mi iscriverò"
disse lei, catturando immediatamente l'attenzione dell'occhialuto.
"fantastico amore, cosa vuoi insegnare?"
"lettere come faccio ora, solo dietro una cattedra"
"sono sicurissimo che ci riuscirai"
"per te riuscirei a fare tutto"
"e c'è un motivo amore, ho la moglie migliore del mondo" lei sorrise e si appoggiò sulla sua spalla godendosi le carezze.

"Se è per questo anche io ho il marito migliore del mondo" disse lei con un sorrisino.
Fleamont sorrise, e senza avvertirla si fiondò sul suo viso riempiendole le guance di baci, fino a lasciargliene tanti veloci sulle labbra.
Euphemia rideva, e le sue risate venivano interrotte solo dagli schiocchi.
"Come sei bella mentre ridi" le disse senza smettere di inumidirle la pelle. "Potresti ridere per ore e non mi stancherei di sentirti"
"esagerato"
"no non esagero, amo qualsiasi cosa di te" mormorò lui accarezzandole piano i fianchi.
"Ed ora voglio dimostrartelo per bene"

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L'avevano fatto.
L'attesa aveva reso tutto più amplificato, ma non per questo meno delicato.
E quella mattina nel trovare Euphemia ancora senza vestiti gli rivenne in mente tutto, ogni piccolo particolare che sarebbe sicuramente rimasto scolpito nella sua memoria.
Le baciò una spalla stringendosela di più al suo corpo; sotto sotto sperava che quell'unione potesse dar vita magari ad un bambino.
"Buongiorno dormigliona" le disse quando notò uno degli occhi castani della giovane guardarlo.
"Giorno" mormorò lei stropicciandosi un occhio ed iniziando a stiracchiarsi.

Da quel giorno in poi l'avevano fatto altre volte, senza mai riscontrare risultati.
Avevano parlato dell'opzione di avere dei bambini, e per quanto lei sognasse di diventare mamma sembrava che avesse perso le speranze; aveva sempre avuto problemi di infertilità, e questo sicuramente non aiutava i suoi desideri.
Fleamont però sosteneva che anche se non avessero mai avuto bambini tra loro le cose non sarebbero cambiate, e l'avrebbe amata sempre e comunque.

Ma a quanto pare Dio o chi per lui sembrò capire i suoi crucci.

Passarono i mesi, ed Euphemia iniziò a sentire strani dolori al ventre.
Inizialmente non ci aveva dato tanto peso, ma un giorno si erano fatti così forti che era per forza dovuta tornare a casa prima dal lavoro.

E dopo una visita dal dottore consigliata da sua mamma lei non poteva crederci: era successo.
Finalmente era incinta.
Aveva sognato e provato tanto per arrivare a quel momento, ed era lì.

Quando tornò a casa non si sa come riuscì ad aspettare Fleamont senza chiamarlo prima impaziente ed entusiasta com'era.
Ma aspettò, e quando lui tornò capì subito che lei doveva digli qualcosa di bello.
Non la vedeva così da quando aveva preso l'agognata cattedra di lettere, anzi forse in quel momento era anche più contenta.

"Che bel sorriso che hai amore, cos'è successo?" chiese lui dopo averle dato un bacio ed essersi tolto la giacca.
"Sono incinta" disse lei senza troppi giri di parole. "Sono andata oggi dal medico e-"
"DAVVERO?!" chiese lui interrompendola, sicuramente non aspettandosi una notizia di questo calibro.
"sì" disse lei, non capendo inizialmente se lui fosse felice o no.
Ma Fleamont la strinse forte a sé, alcune lacrime gli scesero sulle guance.
"Diventerò papà!" disse, la voce gli tremolava leggermente.
"Diventerai papà" rispose lei, ed in quell'abbraccio era impossibile capire chi dei due fosse il più contento.

"Non ci credo" disse lui. "Com'è- com'è successo? Cioè- scusa sono troppo emozionato"
"non ti devi scusare, sono contenta che lo sei" gli disse con un sorriso.
Fleamont la baciò, poi le accarezzò la pancia ancora quasi per niente gonfia.
"Non vedo l'ora di vedere nostro figlio, o nostra figlia che sia"
"anche io amore, ma la pasta si è freddata" lui rimase zitto qualche secondo e poi rise.
"Giusto, mangiamo allora. Spero che al bambino piacciano gli spaghetti".

Ed eccoci giunti alla fine; ho adorato scrivere questa storia visto che per me quella tra Fleamont ed Euphemia è la relazione sana per eccellenza, e questa a differenza di altre cose andrebbe molto romanticizzata.
Detto questo spero vi siate affezionati a questa storia tanto quanto me e ci vediamo alla prossima!
Anna.

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