crema e pistacchio

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                      GRAICE POV

la musica mi assorda, la sto ascoltando dalle cuffiette,per non sentire le urla che vengono dal piano di sotto.
come dire...è possibile aver genitori complicati?
oppure
mi daranno mai retta, rendendosi conto che esisto e hanno una figlia?
no, mai....
Questa storia va avanti da quando avevo 8 anni, non so ben per quale motivo, ma non è mai stata una situazione facile. Sono sdraiata sul mio letto, aspettando che mi arrivi un messaggio da parte del mio amico Charles, che non affretta ad arrivare.
Sempre con la musica accesa, decido di alzarmi dal letto e mettermi delle scarpe da ginnastica così avrei solo sceso le scale per andarmene via da questa casa, che ormai odio
Capisco che Charles sia arrivato, dato che quando mi arrivò il messaggio, la musica si abbassò e poi si rialzo, data la sua notifica
apro il messaggio "scendi sono qui sotto davanti al cancello" c'è scritto. non volevo stare più lì, quindi non persi nemmeno un minuto e presi le chiavi di casa,cellulare, 35 dollari che misi nella cover. Mi tolsi le cuffiette, le poggiai sul comodino e chiusi la mia stanza alle spalle e iniziai a scendere le scale.

- smettila di dire cazzate, sei sempre in giro per lavoro.- disse mia madre urlando, indicando la porta di casa con l'indice

mi fermai a guardarli, litigavano in cucina, mentre io ero distante da loro, ma vedevo bene la scena che si era creata da almeno quarantacinque minuti

-non fare la vittima qui, ora dai la colpa a me? Quando letteralmente tu non ci sei mai e ti lamenti ancora?- replicò mio padre

mi liberai da questo momento pietoso per me, anzi oserei dire imbarazzante e umiliante.
mi girai su me stessa per andare verso la porta, prima di uscire però, guardai l'orologio appeso la vicino.
Segnava le 18.07, guardai un'ultima volta la loro direzione e poi spinosi in giù la maniglia.
Varcai la porta di casa, e vidi Charles in macchina dietro l'enorme cancello,che con un codice digitaii sul monitor e si aprì

-poi mi devi dire il codice signorina- disse lui abbassando il finestrino del passeggero

-portami via da qui- gli diedi questa risposta, perché è l'unica con cui potevo difendermi in queste situazioni
Apro la portiera e mi siedo affianco al mio amico, che mi porse una coppetta media di gelato

-ecco a te, crema e pistacchio. Il nostro marchio- me lo porse facendomi un sorriso

per chi non lo sapesse si...abbiamo un marchio di gelato
sin da piccoli abbiamo deciso sta cosa.
Lui prendeva sempre pistacchio e nocciola, mentre io prendevo sempre crema e fiordilatte...e siccome a me non piaceva nocciola e a lui non piace fiordilatte, abbiamo deciso che il nostro unico gelato fosse crema e pistacchio

-tu si che mi capisci- dissi prendendolo, facendo uscire un gran sorriso sul mio viso

-sembra inutile sta domanda, ma...come va?- disse mentre mise in moto l'auto

-bhè, il "come va" ormai è scontato, sai bene come mi sento, però grazie di avermelo sempre chiesto, i miei ormai non mi chiedono quel "come va" da molto tempo. Quindi ti rinchiudi in te stessa, pensando solo ad altro, per esempio la musica oppure a te Charles- dissi per poi voltarmi verso di lui

-sai bene che ci sono sempre, anche quando ti sarai stufato di me-

-non mi stuferó mai di te, impossibile.
parola di lupetto- dico mettendo la mia mano libera sul cuore

One more time- Javon WaltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora