4, Uno come te

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Martedì 13 settembre 2022, ore 23:48, Londra, auto di Harry.

Louis sbuffò e tamburellò le dita sul cartone aperto della pizza. Harry ne sollevò una fetta, osservando con la coda dell'occhio la mozzarella che filava e che si rifiutava di strapparsi, mentre teneva il volante con l'altra mano.

«Ma dove stiamo andando a cacciarci?» si lamentò Louis. «Più andiamo avanti e più la strada si fa desolata».

«Staranno cercando un posto isolato in cui svolgere un rituale satanico» bofonchiò il ragazzo, masticando alla svelta. «Oppure in cui scopare».

«Credo che la seconda opzione sia più realistica» valutò Louis, scuotendo la testa in maniera discreta. «Ma dove lo avrà trovato quel tizio? Lo hai visto? Sembra sbucato fuori da una rivista maschile, tutto agghindato con abiti costosi... e non farmi parlare di quell'aria da svampito che si porta appresso».

«Sei geloso?» domandò Harry, arricciando le sopracciglia.

«No, sono solo infastidito da tutta questa situazione di merda e dall'idea che quando arriveremo a destinazione ci sarà una setta ad accoglierci» grugnì, soffiando aria dalle narici. «Dovevamo andarcene, ecco cosa dovevamo fare. Ecco perché sono fottutamente nervoso».

Il ragazzo si schiarì la gola, ma per un minuto non proferì parola. Proseguì a mangiare la pizza in silenzio, a veicolare l'automobile e ad asciugarsi i polpastrelli imbrattati di salsa al pomodoro con un fazzoletto di carta ormai appallottolato.

«Lui si chiama Liam. Liam Payne. Insegna psicologia alla Roehampton».

Louis fece un lieve sobbalzo sul sedile e ruotò la testa verso di lui, ma l'altro non ricambiò lo sguardo. «Oh...» reagì, annuendo fra sé e sé. «Sono colleghi, quindi... ora capisco cosa intende quando afferma di aver instaurato un ottimo rapporto con i colleghi» insinuò con tono velenoso.

«Non gli si può mica dar torto» commentò Harry.

Lui stette zitto a contemplare il sentiero terroso fradicio di notte, contaminato dai fari aranciati della vettura che traballava nel calpestare la ghiaia sparsa sul suolo. Pensò, pur senza condividerlo con l'altro, che in caso di emergenza non avrebbero saputo neppure riferire alle autorità dove si trovassero.

Era una zona distante dal centro urbano, particolarmente buia, persino angosciante. Si scorgevano gli alberi incolonnati ai lati del viottolo, la luna dipinta nel cielo e una Range Rover a precedere la Mini Cooper di Harry, e nient'altro.

«Almeno lì dentro avranno lo spazio necessario per scopare» borbottò prima di rendersene conto.

«Unisciti a loro» sbottò Harry, gettando nel cartone un pezzo di crosta bruciacchiata per pulire la bocca lucida di olio con il dorso.

Louis gli lanciò un'occhiata e nel frattempo ragionò su come replicare alla provocazione, quando vide i suoi occhi ingrandirsi e la sua espressione divenire ambigua, cupa.

«Che succede?» si allarmò.

«Merda» ringhiò l'altro, emettendo un verso fine che esprimeva tormento. «Si stanno fermando!»

«Che?» gracchiò, perplesso. Allineò il collo al parabrezza, e in quel momento capì.

La vettura che ospitava il suo fidanzato e il presunto amante di questo aveva appena rallentato ed era in procinto di parcheggiarsi al cospetto di un imponente cancello.

«Che cazzo faccio?» gridò Harry, schiacciando all'improvviso il pedale del freno.

Louis si piegò in avanti e rimbalzò sullo schienale del sedile. Avrebbe voluto suggerirgli di scappare, ma avevano sciupato l'occasione: il guidatore della seconda vettura – Liam Payne – aveva abbandonato l'abitacolo per andargli incontro.

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