48.~Bene~

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KIM NAMJOON

Il sacco da box stava ondeggiando così velocemente ed incassando così violenti pugni da essersi ormai distrutto. La rabbia, la frustrazione e il timore stavano impossessando il corpo muscoloso ed imponente di quel ragazzo disperato. Rhea non aveva ancora chiamato, lasciandolo in sospeso nel vuoto più profondo che l'anima umana potesse mai conoscere. Nessun esito, nessuna notizia bella, nessun accenno di vita. Niente di niente. Un altro pugno si assestò, scoppiando in un suono sordo che rimbombò per tutto il capannone.

"Namjoon"

Sentiva il cuore esplodere, il sangue ribollire e i nervi saltare. Le gocce di sudore stavano offuscandogli la vista, bruciando gli occhi. Le fasce bianche, strette alle mani, erano ormai nere dal continuo collidersi con il sacco. Il viso in tensione e pieno di rughe dall'espressione incazzata.

"Namjoon"

Il mondo intorno a lui era nullo, inutile e in un limbo eterno. Stava lì, nel nulla più assoluto, concentrato ed ignaro di tutto ciò che lo circondava.

"Namjoon"

Sentì il suo nome. La sua voce cristallina si propagò nella sua mente, regalandogli un attimo di tregua, bloccando quel rimuginare di sensazioni negative. Quella delicatezza che solo Rhea sapeva usare nel pronunciare il suo nome.

"Ehy Joonie"

Un tocco leggero e freddo sull'avambraccio lo risvegliò dalla bolla di ansia e supplizio che si era creato. Si voltò di scatto trovandosi quelle iridi bianche come la neve, osservarlo così intensamente da metterlo quasi a disagio. Quel corpo snello e formoso, fasciato da un jeans chiaro in contrasto con le sfumature nere, una maglia bianca che le lasciava scoperto leggermente l'ombelico e un giubbottino in pelle. Era divina, imperiale, sensuale e sua. I capelli mossi di un rosso quasi incandescente le ricadevano ribelli lungo tutto il busto, contornandole quel viso così bambinesco e puro. Uno stivaletto alto ai piedi e un poncho in lana adagiato sul suo braccio destro.

"Rhea..." sussurrò estasiato e incredulo di trovarsela lì, in capannone.

Spostò lo sguardo verso la figura dietro di lei, riconoscendo quella mano nodosa e venosa che le avvolgeva il gomito. Yoongi era lì, a sostenerla e guidarla ad ogni passo. Un sorriso gengivale, beffardo e allo stesso tempo dolce si espandeva su quel viso da bastardo che, il suo migliore amico, si ritrovava. Come al solito impeccabilmente vestito di nero. Alzò un sopracciglio indicando con un cenno deciso, la mano invadente che stava esageratamente toccando la sua donna. Sentì la rossa ridere e scuotere la testa, alzando una mano e avvicinandola un po' titubante verso la sua figura. Istintivamente con dolcezza, ormai incontrollata, l'avvolse con la sua fasciata portandosela alle labbra e lasciandole un bacio sul palmo.

"Come mi hai trovato?" la voce roca uscì più profonda che mai "Potevi chiamarmi sarei venuto da te" continuò avvicinandola a sé e cingendole i fianchi.

"Volevo dirtelo di persona" sbuffò di rimando, accarezzandogli il petto salendo verso il collo "Yoongi l'ho incontrato per caso" raccontò voltandosi impercettibilmente verso il nominato.

"Passeggiavo e l'ho beccata camminare sola per la strada" pronunciò tranquillo il maggiore.

"Cosa? Eri sola per la strada? Rhea che diavolo..." la preoccupazione si avventò possessiva su Namjoon, facendogli assestare la presa più possente.

"Joonie aspetta..." sussurrò lei sorridendogli, innervosendolo ulteriormente. "Raccontata in questo modo sembra stessi girovagando a caso ma non era così..." continuò infiltrando una mano fra la chioma leggermente umida del ragazzo, massaggiandogli il cuoio capelluto e rilassando un po' i nervi. "Ero uscita di casa per chiamarti, e stavo raggiungendo il parco come sempre... Poi un profumo simile al tuo mi ha incuriosito e si è rivelato essere Yoongi" finì di raccontare lei continuando a coccolarlo dolcemente e rasserenandolo.

Teach Me ~ K.NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora