Capitolo 84

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... Una guardia, intanto, scorse le due donne avvicinarsi al portone e puntò loro il fucile, facendole trasalire.

"Dite al vostro signore che Aiko Raijin ha portato ciò che mi ha chiesto!"

La guardia osservò Aiko con scetticismo e fece cenno a un suo compare di andare dentro, mentre lui teneva d'occhio le due intruse.

Le due giovani rimasero mute; gli occhi fissi sul grande portone a doppio battente di legno lucido. L'ansia irrigidì i loro muscoli; il fiato gelido usciva ansimante dalle loro bocche socchiuse. Solo quelle piccole tracce visibili sul terreno fino all'ingresso diedero ad Aiko un ansito di speranza.

Come si diressero verso l'entrata, il freddo attorno a loro scomparve; il sudore imperlò i loro volti arrossati e lucidi; il solo rumore dei passi dei soldati di ronda sui sassi sbriciolati le tenne salde alla realtà.

Il portone, infine, si aprì. Tre guardie apparvero nella loro nera divisa; gli occhi spenti; gli sguardi assenti. Uno di loro intimò a entrambe di entrare e le loro mani, in un istante, si staccarono. Per Aiko era giunto il momento di fingere.

Seguirono le guardie, osservando le pareti grigie e spoglie del lungo corridoio. I passi dei soldati rintoccavano sulla pietra gelida. Uno avanzava davanti a loro, il secondo, invece, le controllava da dietro chiudendo la fila.

La luce di un alto camino balenava fuori da una sala dagli alti battenti spalancati. Fu lì che si diressero. Quando furono entrati, i due soldati si posero di lato e le due donne si fermarono al centro del salone, puntellato da una manciata di samurai.

Tokugawa si avvicinò lento ad Aiko. Con lo sguardo di chi aveva agguantato una preda, torreggiò su di lei con un sorriso trionfante. La sua bellezza lo trafisse al centro del cuore. Come la prima volta che la vide, sentì l'ossessione per lei martellargli le membra.

"Ti ho portato l'inlgese, come volevi!" disse la donna con occhi cupi. "Adesso, ridammi mio figlio!"

Lo shogun batté le mani stentoreo, per poi portarle ai fianchi, spalancando gli occhi divertito per l'ardore mostratogli. "Quanta fretta, mia cara! Hai idea di quanto tempo abbia impiegato nel trovarti?" Si accostò, dunque, con sguardo torvo al viso di lei. "Tanto!" le soffiò rauco sulla tempia per poi scostarsi d'impulso.

"Non ti sei mai emozionata per le mie attenzioni! Eppure, non ti ho mai fatto mancare nulla quando eri mia ospite!"

Aiko non mostrò cedimento. Da quelle parole, l'uomo omise di conoscere emozioni che potessero compiacere una donna. Disgustoso! Desiderava gettarsi addosso a quell'individuo e strangolarlo con le sue mani, ma non poteva deludere le speranze di Casey e mettere in pericolo Jiro. Doveva mostrarsi accondiscendente. Sollevò, quindi, le sopracciglia con scetticismo, senza evitare che i suoi occhi mettessero a fuoco i presenti, l'inglese e uno strano individuo, col volto bendato, celato dietro una colonna. I suoi denti digrignarono ... silenziosamente.

"Non hai mai mostrato un evidente interesse nei miei confronti, soprattutto quando sono rimasta sola!" stuzzicò lo shogun, fingendo uno sguardo deluso che squadrava l'uomo dalla testa ai piedi.

Yoshinobu si sbigottì per un tale cambiamento e inarcò un sopracciglio confuso, allargando le braccia. "Ti ho dato tutte le attenzioni in cuor mio, ma tu le hai rifiutate, se non ricordo male!"

"Ero una donna sposata o volevi che infangassi il mio onore?"

L'uomo si portò le mani al petto, ammiccando un falso stupore. "No, cielo! Non l'ho mai voluto ..." scosse il capo ancora confuso.

"Perché mai sei fuggita, dunque?"

Lei batté un piede sul pavimento per apparire convincente. "Perché ero incinta!" urlò quasi. "E temevo di venire cacciata!"

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