Capitolo 4

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                           Mate

                            Mate

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Garrison, North Dakota.
       Dalia home.

Dalia pov

Da quello che Thomas mi ha detto l'altro giorno, oggi dovrebbe essere la festa della Nuova Luna.

Al momento sto sistemando casa ripensando alle sue parole, quando odo la porta d'entrata aprirsi.

"Thomas sei qui per finire di raccontare?" domando avviandomi di corsa verso l'entrata tutta eccitata di sapere cosa sono i mate.

"Certo e per passare un po' di tempo con te prima di annoiarmi a morte per delle ore" si dirige verso la cucina facendo come se fosse a casa sua.

"Tommy in frigo ci sono dei tortini salati se vuoi" gli faccio sapere seguendolo con lo sguardo, finendo di lavare il pavimento.

"Grazie Didi solo tu ti occupi di me" scherza andando a sedersi al tavolo aspettando poi che io lo raggiunga.

"Didi su su che ti sto per raccontare la storia sui mate" mi incita a prendere posto addentando un tortino gemendo da quanto è buono.

"Allora la storia dei mate inizia con la Dea della Luna o anche chiamata Dea dei licantropi, i mate sono come i soulmates, ogni licantropo ha il proprio mate, alle volte più di uno ma è veramente raro, i licantropi trovano il proprio mate solo quando si trasformano per la prima volta.
I mate sono delle coppie che staranno insieme tutta la vita, sono le due facciate della stessa moneta, essi si completano a vicenda, si capiscono senza parlare si amano fino alla morte.
Quando un licantropo trova il proprio mate niente è più importante di egli per lui/lei e il proprio lupo. I mate si riconoscono attraverso l'odore e da quello che mi hanno raccontato è l'odore più buono del mondo" mi racconta con occhi sognanti e sorriso splendente a contornargli il viso giovane.

"Pensi che troverai la tua mate alla festa?" gli chiedo procurandogli preoccupazione, la quale riesco a leggergli in volto.

"Non lo so non credo, quelli della mia età non si sono ancora trasformati, essendo figlio dell'Alpha ho mutato prima" mi spiega triste della situazione in cui si trova.

"Può essere più grande non si sa mai nella vita" cerco di tirarlo su di morale.

"Si è fatto tardi Didi devo andare" mi saluta tutto mogio dopo aver letto l'ora sul suo telefono.

"Vieni qui Tommy" lo accolgo a braccia aperte.

"È tutto okay Tommy, la troverai prima o poi, ti voglio bene Tomtom" sorrido stritolandolo nell'abbraccio, il quale ricambia volentieri.

"Non chiamarmi mai più così" mi avverte cercando di trattenere il sorriso mentre mi punta il dito contro minaccioso.

"Ti voglio bene anche io Didi" ci stacchiamo e lo accompagno alla porta salutandolo con la manina.

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