Scritto senza alcuna speranza,
Da ReaFacevano tutte il tifo per me. Esatto, per
me. Le ragazze mi amavano, ero il loro idolo. La mia preside non gestiva la scuola. La scuola era mia, era il mio regno. Tutte mi guardavano con gli occhi radiosi, incantate per sempre. Ma io avevo occhi solo per lei... Quando attraversava la palestra della scuola, il mio sguardo veniva catturato dal suo. E la profondità dei suoi occhi erano motivo di tormento e di passione. Persino durante la partita lei continuava a suscitarmi quel desiderio opprimente. Quando mi allenavo a basket e lei era lì a guardarmi con i suoi meravigliosi occhi scuri. Ci sorridemmo e io ricominciai a giocare dopo essere stato rimproverato dai miei amici.
E perché mai, quando ci incontravamo nei bagni della scuola, noi resistevamo per caso? La sbattei violentemente contro le pareti bianche, fissandola in quei occhi oscuri in cui si leggeva un destino opaco, tenebroso, incomprensibile. Racchiudendola tra le mie braccia come per non farla andare più via. Ci scrutammo attentamente, il suo respiro trasudò lento e freddo su di me, inclinammo i volti e le nostre labbra
vennero a contatto in un bacio intenso. Lei mi pose le mani delicatamente sulle spalle, e io l'agguantai dai fianchi. E
credetemi se vi dico che era la ragazza più bella di tutto il Colorado, ma per me era la più bella di tutte. Ma facciamo un salto indietro, prima di tutta ciò.
Abitavo a Fort Collins, nello stato del
Colorado. Era il 1987. L'anno in cui ci fu il
drammatico suicidio in diretta televisiva
del politico Budd Dwyer, accusato di frode, corruzione e associazione a delinquere. E disgraziatemente seguì la trasmissione, scocertandomi di ciò che vidi. Mia madre mi coprì gli occhi con la mano, e io mi lamentai dicendo di essere già un uomo. Avevo 17 anni, e io ero un semplice ragazzo ribelle, ostinato ad averle tutte per me. Pretendevo il piacere, percependolo in ogni forma ma soprattutto, facendo sfrenatemente sesso con tutte quelle ragazze che nel cortile della scuola mi accerchiavano. Tra chi mi accarezzava i capelli, chi si azzardava ad andare più giù verso i glutei, io stavo lì, con la mia giacchetta di pelle, manifestando il sorriso più bello, stregandole quando issavo gli occhi. Costatando che avessi l'imbarazzo della scelta, alzavo i pettorali e qualcuna giuro che urlava. Avevo delle giuste motivazioni per andare a scuola, e non era certo lo studio. Persino le docenti, quando ero seduto al banco, mi facevano belle battute. E se non accadeva, ero io a farle, scatenando il mio sorriso e conturbandole col mio sguardo azzurro. La mia autostima era alle stelle, e riuscivo a nascondere ciò che andava tenuto nascosto. Uscivo di casa con una bendana sulla fronte e con una maglia scura, e nessuno osava togliermi il rispetto. Nonostante le mie origini in un ambiente cattolico, io non aveva la fede, per me Dio mi aveva lasciato marcire nell'odio, e qualora fosse esistito e avessi incrociato il mio cammino con lui, io gli avrei chiesto il torno dei conti. Ovviamente, ciò non sarebbe mai accaduto. Perché io ero condannato alle fiamme eterne dell'inferno. Tuttavia, sapevo che potevo stare tranquillo. Dio, semplicemente, esiste nei cuori di coloro che se ne andranno illusi. Ma io, con orgoglio, avrei affrontato il sopraggiungere dell'oscurità. Quanto la mia famiglia, credo mi odiasse. Già, lo notavo durante i discorsi di mio padre che ripeteva che io ero un fallimento. Me lo disse la prima volta a 12 anni, quando presi un voto orribile in matematica, e io detestavo quella materia. E forse un po' tutte. Ma la verità è che, se mi impegnavo, allora andavo bene e ottenevo bei voti. Stranamente, andavo meglio in filosofia, e con la professoressa di filosofia... La mia prima rissa avvenne a 12 anni. Ricordo di aver picchiato un ragazzo di un anno più grande. Il motivo? Allora ero fidanzato con una certa Alison Perbel, la classica bionda perfetta che frequentava la mia stessa scuola. Lui ci provò vicino a me, e so che per voi ci sarebbero stati diversi modi di affrontare il nemico, e io sopportai, ma quando io e lei ci baciammo e lui rispose «non sai baciare Andy, fai provare me», io mi girai di scatto e gli mollai un pugno sul viso. Ci afferrammo e ci picchiammo nel cortile della scuola, e lei ripeteva «ragazzi fermatevi! Ragazzi! Andy!»
Lo tenevo sotto di me, afferrandolo per la maglia, era mio: «Guarda cosa mi hai fatto fare!», gli ripetei, poi gli tirai un altro pugno col mio viso grucilante di sangue.
Alison mi richiamò severa: «Andy.»
Io la guardai con uno sguardo
sconcertato, intuendo un cambiamento improvviso nel suo tono. Respiravo affannosamente e lei mi osservò disgustata il viso schizzato di sangue.
«È finita, Andy.»
Camminai sconsolato sotto gli alberi,
maledicendo quel giorno. Non ricordo
cosa feci dopo, solo che per un po' mormoravo a basse voce, vittima del mio orgoglio. E ricordo molto di aver detto qualcosa come «troia.»
Proprio così, per me le ragazze furono
tutte stupide, oggetti da sfruttare e
dimenticare all'angolo della via. Ero
giovane, ma ero già sulla cattiva strada.
«Finirai all'inferno, Andy!», mi ripeteva
qualcuno. E io all'inferno ci sarei andato
volentieri. Avrei addirittura stretto la mano al Diavolo, congratulandomi con lui. Come mi definì la mia compagna di banco al secondo superiore,
guardandomi con uno sguardo severo:
«sei un maschilista odioso Andy, uno
sciocco. Non farai molta strada.»
Dopo neanche mezz'ora, al suono della
campanella, la spingevo contro al muro, strisciando il mio corpo sul suo, sentendo il suo affanno, baciandola in diversi punti del corpo e del viso. Era mia.
«Ti odio», mi sospirò contro, poi si tuffò verso le mie labbra, aggrappandosi alle mie spalle, tirandomi violentemente e mi baciò ancora, e ancora...
Questa fu la mia vita. Per non parlare di cosa nascondevo nella casetta sull'albero. Mio padre non lo scoprì mai, ero troppo furbo. Ma non potei nulla contro il doppio senso di una donna. Fui sgamato da una mia amica, Isabel Smith, una ragazza coi capelli mori che si increspavano e le lentiggini sparpagliate su quel viso impertinente. E posso dire di non aver mai avuto un ricatto più bello: «Fai sesso con me, Andy.»
Era l'estate del 1987. Ci trovavamo nel mio giardino, sotto il cielo notturno e le stelle radianti.
Io mi guardai intorno: "È finita", pensai. Il mio segreto, che avevo celato allungo, presto sarebbe stato svelato. Era finita. Non c'erano speranze con una donna. Le donne sono esseri strani e irrazionali.
E invece devo dire che nonostante si
trattasse palesamente di una ragazza, non vociferò nulla. Grazie a dio. Una ragazza che manteneva quello che diceva. Vi rendete conto? Erano comunque gli anni ottanta, e bene o male, il mio modo di fare piaceva. Ma fu in autunno che, correndo per i corridoi per raggiungere l'aula di scienze, sbattei contro una ragazza, scivolando bruscamente e facendo la figura dell'imbranato.
«Ma diamine, cammini al centro del
corridoio!», la rimproverai severo, vedendo i libri per terra.
Ma mi alzai con un espressione
spaesata, direi che rimasi tramortito da quella ragazza. Immediatamente guardai quel viso. Lei mi guardò con i suoi occhi scuri, fatti di un buio infinito. Io rimasi con la bocca spalancata, lei aveva esercitato nella mia anima il sentimento più dolce.
«Ma stai attento te!», mi imperversò contro tutt'un tratto, demolendo ogni mia sicurezza, fino ad allora inopinabili.
Io non sapevo cosa dire, francamente non sapevo più come comportarmi, prendendo abbaglio della sua sincerità. Rimanevo lì, paralizzato, il mio viso esprimeva il senso di meraviglia che lei mi suscitò. La guardavo incantato, perso per sempre. Già bramavo quelle labbra del colore del sangue. Lei si spostò i capelli neri dietro il collo con una delicatezza inverosimile, manifestando in me l'amore. L'aiutai a raccogliere i libri, flettendo il mio corpo, chinandomi dinanzi una tale meraviglia. Fu la prima volta che feci un gesto carino, non era mai successo. Glieli diedi in mano, tentando disperatamente la mia sicurezza, cercando di ricompormi e la osservai ancora. Mi imbambolai e dissi quelle parole: «Scusa...»
La guardai più attentamente negli occhi, fino ad annegare in quei buio che tempestava quell'incantevole sguardo.
Notai la sua anima. Notai la luce dei suoi
occhi, il chiarore della sua pelle, quel viso, il viso di un angelo... E lo era per davvero. Un angelo precipitato all'inferno per maledire anche me...
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Georgie
ChickLitDramma romantico ambientato nel Colorado degli anni ottanta. Andy è un ragazzo maschilista che ha smesso di credere all'amore. Per lui è una menzogna artefatta dalle donne, che sarebbero strani esserini irrazionali. Ma il destino è imprevedibile...