«Allora Cirù? Come ti trovi? T trattano buon?»
Quella era la prima chiamata che Ciro riceveva da suo padre da quando era scappato a Procida, giusto due settimane prima.
Era strano come la sua vita fosse cambiata in un battito di ciglia: il secondo prima era il boss indiscusso dell'IPM di Nisida, e l'istante successivo si era ritrovato a scappare su una barchetta verso un'isoletta dimenticata da Dio, con una ferita da taglio e dei punti sul fianco.
Era stato sul punto di perdere tutto, era vero, eppure non avrebbe cambiato niente della propria vita. O forse si.
Avrebbe preferito morire e mettere finalmente un punto a quella maledetta sete di rivalsa e potere che gli scavava il petto fino a consumarlo lentamente.
Perché Ciro era fatto così, non era stato cresciuto per 'accontentarsi'. Lui voleva, o meglio pretendeva sempre il massimo, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungere il picco più alto della montagna del potere.«Tutto apposto, pa'... Sto cercando di studiare bene la situazione. Da quello che mi ha detto Ettore, qua ci sono due o tre piazze libere. Secondo me, potremmo fare qualcosa pure qua.» Il giovane boss puntava il suo sguardo fuori dalla finestra della propria camera. Osservava il cielo pieno di nuvole che a breve avrebbe riversato acqua.
Don Salvatore rise. «Pensi sempre agli affari tu. Ma comm'aggia fa cu te? Ti devi riprendere bene, Cirù...»
«Quand mann a coccrun a m piglià?» Improvvisamente Ciro si mostrò insofferente. Napoli gli mancava molto, nonostante Procida non fosse poi così male. Non aveva ancora avuto modo di visitarla a dovere, e questo perché il padre gli aveva espressamente chiesto di mantenere un profilo basso almeno per i primi tempi.
Don Salvatore sospirò dall'altra parte del telefono e per qualche breve attimo rimase in silenzio, come se volesse prendere tempo o raggirare la domanda. «T l'agg ritt, Cirù... Ancora non è il momento. Le acque si devono calmare del tutto. I Napolitano ci stanno ancora con il fiato sul collo perché sospettano qualcosa... E i tuoi documenti falsi ancora non sono pronti.»
«Vabbuò papà, agg capit. Mo devo andare. Teng c fa. C sentimm.» Concluse, chiudendo la chiamata senza troppi convenevoli.
Ciro sbuffò rumorosamente e alzò gli occhi al cielo. Non sarebbe di certo voluto rimanere in quella maledetta Procida per tutta la vita, nonostante le cose per lui non andassero poi così male. Martina era diventata una sua particolare conoscenza fissa, del tipo che lui la chiamava ogni qualvolta ne aveva voglia. E lei correva senza lasciarselo ripetere due volte.
Si davano appuntamento in garage, e dopo aver fatto ciò che dovevano Ciro la cacciava, si fumava una sigaretta e poi andava a dormire.
Ettore fingeva di non vedere e non sentire, nonostante sapesse bene come e con chi amasse intrattenersi il giovane boss.Nilde intanto non si era più presentata a casa del nonno. Aveva deciso di non voler più vedere Ciro neanche per sbaglio, e ogni qualvolta Martina raccontava quanto fosse formidabile con le mani e con la lingua, la morettina sviava velocemente il discorso. Non riusciva più a vedere quella che un tempo era la sua migliore amica come tale, e le fu difficile ammettere persino a se stessa che era tutta colpa di Ciro. Lo credeva intelligente, e invece anche lui era cascato nella trappola di Martina che con due paroline e due toccate di capelli era riuscita a stregarlo, come accedeva con tutti i ragazzi esistenti sulla faccia della terra.
Ciò che però Nilde non sapeva, e non avrebbe mai potuto sapere, era che in realtà Ciro l'aveva pensata parecchio. E l'aveva pensata anche nei momenti meno opportuni, quando per esempio si era ritrovato a stringere i capelli biondi di Martina, inginocchiata davanti a lui, pronta ad osservarlo con i suoi grandi occhi chiari, impegnata in una pratica assai laboriosa.
Non sapeva perché l'avesse pensata proprio in quel particolare momento, e invece era accaduto. La figura di Nilde gli si era palesata davanti come se fosse un flash, bella da togliere il fiato e curiosa come poche persone nella vita. Con quella sua trecciava conferirle quell'aria da bambina che Ciro avrebbe voluto istruire molto volentieri, e con quei grandi occhi verdi da cerbiatta che si distoglievano da lui ogni qualvolta osasse osservarla più del dovuto.
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THE SINNER • CiroRicci
RomanceQuella notte in IPM durante la rivolta, Ciro è morto e rinato. Grazie all'aiuto del padre e di conoscenze poco raccomandabili riuscirà a lasciare Napoli, dove tutti lo credono morto, per raggiungere la tranquilla isola di Procida. Qui troverà rifug...