Capitolo 9 - Papà

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Capitolo 9 - Papà


Era successo due giorni fa. Adesso so che è la realtà, e non un sogno né un'allucinazione. La realtà.

"Zayn, apri la porta!"

Mio padre. Ho evitato lui e Magda per tutto il fine settimana, barricandomi in camera e mangiando solo gli snack che avevo da parte.

Mi guardo intorno. Ogni oggetto rompibile era stato rotto. Avevo cominciato dallo specchio, per ovvie ragioni. Poi ero passato alla sveglia, ai miei trofei di hockey,e a tutti i capi di abbigliamento nell'armadio – tanto non mi sarebbero più stati.

Prendo un frammento di specchio e mi guardo. Orribile. Metto giù lo specchio, valutando l'ipotesi di tagliarmi la giugulare per mettere fine a tutto. Non sarei più costretto a vedere i miei amici e mio padre, né a vivere così come sono diventato.

"Zayn!"

La sua voce mi fa sussultare e lascio cadere lo specchio sul pavimento. Lo shock mi fa tornare in me. Papà sistemerà tutto. È un uomo ricco. Conosce chirurgi plastici, dermatologi – i migliori di New York. Aggiusterà tutto.

E se non riuscirà, ci sarà tutto il tempo per l'altra ipotesi.

Vado verso la porta.

Una volta, quando ero bambino, stavo camminando per Times Square con la tata, quando alzai gli occhi e vidi mio padre sul megaschermo, lì che sovrastava tutti. La tata cercò di farmi andare avanti, ma io non riuscivo a smettere di guardarlo e notai che anche tutta la gente intorno a me guardava lo schermo, guardavano tutti il mio papà.

La mattina dopo, papà era in accappatoio che parlava con mia madre del grosso servizio che era andato in onda la sera prima, catturando l'attenzione di tutta quella gente.

Avevo paura anche solo a guardarlo. Ce l'ho ancora davanti agli occhi, gigantesco e così in alto sopra di me, una parte dell'orizzonte, come un dio. Mi metteva paura. A scuola, quel giorno, dissi a tutti che mio padre era l'uomo più importante del mondo.

È passato un mucchio di tempo da allora. Adesso so che mio padre non è perfetto, che non è Dio. Ma in questo momento mi torna la paura. Rimango in piedi, la mano sulla maniglia, la faccia pelosa contro il legno.

"Sono qui" dico pianissimo. "Sto per aprire la porta."

"E aprila allora" dice in modo brusco.

Apro la porta. Sembra che tutti i rumori di Manhattan siano improvvisamente cessati, e adesso tutto si sente perfettamente: la porta della stanza che struscia contro il tappeto, il mio respiro, il battito del cuore.

Non riesco a immaginare cosa farà mio padre, come reagirà al fatto che suo figlio è stato trasformato in un mostro. Quando la porta è del tutto aperta e lui mi guarda, sembra... scocciato.

"Ma che... Perché ti sei vestito così? Perché non sei a scuola?" domanda, mostrando la sua irritazione. Chiaro. Pensa che sia un trasferimento. Chiunque lo penserebbe.

Continuo a tenere la voce bassa. "È la mia faccia, papà, non è una maschera. È la mia faccia."

Mi guarda, poi scoppia a ridere. "Ah ah, Zayn. Non ho tempo per queste cose."

Pensi che ti farei sprecare il tuo tempo prezioso? Ma mi sforzo di restare calmo. So che se perdessi la calma, potrei iniziare a ringhiare e graffiare, a scalpitare sul pavimento come una bestia in gabbia.

Papà afferra una ciocca dei peli che ho in faccia e tira forte. Urlo e, prima ancora di rendermene conto, tiro fuori gli artigli, avvicinandoglieli al viso.

Mi fermo con la zampa contro la sua guancia. Lui mi guarda negli occhi e posso vedere il panico nei suoi. Mi lascia andare e indietreggia, tremando. Mio Dio, mio padre sta tremando.

"Ti prego" dice e vedo che le ginocchia iniziano a piegarglisi. Si appoggia alla porta. "Dov'è Zayn? Che hai fatto a mio figlio?" Guarda dietro di me, come se volesse passare, entrare dentro, senza averne il coraggio. "Cosa hai fatto? Perché sei in casa mia?"

Sta praticamente piangendo e anch'io nel guardarlo. Ma continuo a tenere la voce salda quando dico: "Papà, io sono Zayn. Sono Zayn, tuo figlio. Non riconosci la mia voce? Chiudi gli occhi, forse così la riconoscerai."

E mentre lo dico, un orrendo pensiero prende a farsi strada nella mia mente. Forse non la riconoscerà. Abbiamo parlato così poco negli ultimi anni.

Forse non riconoscerà la mia voce e mi getterà in strada così come sono. Dirà alla polizia che suo figlio è stato rapito e così sarei costretto a scappare, a vivere nascosto. Diventerei una leggenda metropolitana, il mostro che viveva nelle fognature di New York.

"Papà, ti prego." Tiro su le mani, controllando se ho ancora le impronte digitali, sempre che siano rimaste le stesse. Lo guardo, ha gli occhi chiusi. "Papà, ti prego, di' che mi riconosci. Ti prego."

Li riapre e mi guarda sbigottito. "Zayn, sei veramente tu?" Quando annuisco, dice: "Non mi stai facendo uno scherzo? Perché se è così, non lo trovo affatto divertente."

"Non è uno scherzo, papà."

"Ma allora? Cos'è successo? Stai male?" Si passa una mano davanti agli occhi.

"È stata una strega, pa'."

Pa'? Sono tornato a dire quella parola che ho usato nei due minuti tra il momento in cui ho imparato a parlare e il momento in cui ho capito che Rob Malik non è il "pa'" di nessuno.

Ma dico: "Ci sono le streghe, papà. Proprio qui, a New York."

Mi fermo. Mi sta guardando come se fosse stato tramutato in pietra, come se lo avessi tramutato in pietra. Poi, lentamente, perde i sensi.

Quando si risveglia, dice: "Questa... questa cosa... questa malattia... condizione... qualunque cosa ti sia successa, Zayn... la sistemeremo. Troveremo un medico, e sistemeremo tutto. Non ti preoccupare. Mio figlio non può restare con quest'aspetto."

Mi sento immediatamente sollevato, anche se nervoso. Sollevato perché so che se qualcuno può sistemare tutto, quello è mio padre. Papà è una celebrità. È potente. Ma sono anche nervoso per quello che ha detto: "Mio figlio non può restare con quest'aspetto."

Che cosa ne sarà di me, se non riuscirà a sistemare tutto? Non ho creduto per un solo istante nella seconda opportunità di Kendra. Se mio padre non sistemerà tutto, per me sarà la fine.

Beastly || Zayn Malik [INTERROTTA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora