XXXX. PATIBOLO

41 9 6
                                    

I giorni dopo la partenza di Herman scivolarono via disordinatamente. Immagini e suoni. Poco più di questo. Coloro che avevano assediato il castello riuscirono infine a entrare e presero tutto ciò che volevano. A nulla valsero i tentativi di fermarli. Presto il castello fu spogliato di gran parte dei suoi oggetti di valore. Ricky urlava e dava ordini nel suo ruolo di liberatore. Lolò gridava e graffiava, ma ottenne solo di essere buttata malamente a terra. La piccola Bella abbaiava e correva spaventata. Qualcuno se la prese anche con noi. Un uomo cercò di strapparmi il vestito e fu solo l'arrivo di mia madre, che lo minacciò con un coltello, a impedirglielo. Ero terrorizzata. E poi Lotte intervenne. Lo ricordo con lucida chiarezza. Si buttò davanti agli uomini che prendevano le nostre cose. L'espressione era serena, pacata, non sua. Era una vera principessa.

-Bravi, mi congratulo con tutti voi... vorreste che le vostri mogli, figlie, sorelle, madri fossero lasciate così, senza nulla? Vorreste che fossero aggredite così?- domandò, i capelli che le incorniciavano il volto olivastro -Siete patetici, non basta il dolore che sta procurando la guerra? Dovete aggiungervi anche voi?-

E successe l'impensabile. Quegli uomini all'apparenza così crudeli, forse per senso di colpa o per vergogna, si ritirarono. Fu un enorme sollievo.

C'è un altro episodio che ricordo con chiarezza. Non avvenne molto dopo la presa del castello.

Lotte fu trascinata davanti al patibolo, proprio come la sua amata Mata Hari. Si era allontanata dal villaggio per far non so cosa e fu presa per una spia tedesca. Lei urlò, graffiò, lottò, una vera tigre. Fu tutto inutile. Come poteva lei opporsi a tutte quelle persone? Le rasarono i capelli, le strapparono i vestiti, la sottoposero a un sommario processo, riempiendola di domande alle quali lei rispose sputando e urlando, quindi la condussero su un patibolo improvvisato. Non mi ha mai detto cos'ha provato quando le puntarono contro i fucili. Ogni tanto ci penso. C'è davvero mancato così poco...

A salvarla fu solo l'intervento dell'odiata Betty che, passando di lì per caso, la riconobbe e si lanciò subito in sua difesa, giurando su tutto ciò che le veniva in mente che Lotte non era colpevole di nulla, che non era una spia, che la conosceva da quando era una bambina e poteva garantire per lei.

Lotte non le avrebbe mai perdonato quel salvataggio. Era troppo orgogliosa e stimava troppo poco Betty per poterlo fare. Suppongo che avrebbe preferito essere fucilata piuttosto che dovere la sua vita a una donna che disprezzava. Quando tornò al castello zoppicante, con un occhio nero e i capelli rasati, Lolò urlò e per poco non svenne. Fu solo dopo ore che mia cugina finalmente ci raccontò tutto. Giurava, a denti stretti, che avrebbe ammazzato tutti, che si sarebbe vendicata. Io mi limitai a scrivere una lettera di ringraziamento a Betty, facendole presente che le eravamo debitrici. Naturalmente non lo dissi a Lotte. Betty ne fu molto felice. Mi scrisse, in risposta, che lo aveva fatto con piacere in nome della nostra vecchia amicizia -che in realtà mai era esistita.

Betty non era cambiata dall'infanzia, sognava sempre di diventare nostra amica, di entrare nel nostro magico mondo. Forse sognava ancora di più. Lo compresi quando iniziò a fare visita al castello portando i suoi figli. Pareva che avesse addestrato quel maschietto e quella femminuccia a correre dietro ai miei. Né Rose né Adam però davano segni d'interesse e Jola era troppo piccola per queste cose.

-Arrampicatrice sociale- borbottò un giorno Lolò.

Ammetto che ne ero infastidita. Non volevo che i miei piccoli fossero travolti da un gioco antico, nato prima ancora di loro. Allo stesso tempo però iniziavo a desiderare le visite di Betty. Mi sembrava di essere tornata a Parigi, per cui mi vestivo bene e mi truccano con cura. Betty mi guardava come se fossi una dea. Non sapeva con che fatica riadattato vecchi vestiti e improvissavo rossetti e mascara con fiori ed erbe. E poi la sua presenza era un diversivo. Ero tremendamente nervosa. Albert non aveva dato sue notizie... e nemmeno Herman. Temevo il peggio.

Lotte dal canto suo passava il suo tempo solamente con Roby. Lo adorava. Era davvero la luce dei suoi occhi. Si era convinta di essere la madre migliore del mondo.

-Ci sto riuscendo- mi confidò un giorno.

Io le sorrisi, benevola. Speravo davvero che la diventasse.

Un pomeriggio al castello Betty e i bambini si presentarono insieme a Ricky. Io li accolsi a disagio. Lolò invece non nascose la sua antipatia e dovetti inventarmi una commissione da farle fare per allontanarla. Ricky era cambiato parecchio. Era un leader, a capo della rivolta, amato da tutti. Vestiva bene, aveva un portamento dritto e i capelli ben pettinati. Rendeva la povera Betty, per cui avevo imparato a provare una certa simpatia, infelice.

Quel giorno Ricky era venuto con un chiaro intento. Lo compresi dagli occhi  carichi di libidine con cui mi fissò non appena Betty si allontanò.

-Sei cambiata molto, Viola- mi disse.

-Posso dire lo stesso di te-

Ricky lasciò indugiare lo sguardo sui miei capelli tinti, sul rossetto rosso, sull'abito di raso scollato, uno dei regali del mio amato Albert. -Potresti avere dei vantaggi se fossi gentile con me-

Io gli sorrisi, ottenendo un suo sorriso. -La risposta è quella di anni fa-

Subito Ricky s'incupì. -So essere molto testardo-

-La sono anch'io, lo sai-

Ricky si presentò altre volte al castello. Provò con le lusinghe, con le minacce, con i regali, con le suppliche. Le tentò tutte insomma. Io fui sempre cortese, non cedetti, ma gli lasciai credere che forse un giorno lo avrei fatto. L'ingenua Viola di un tempo non avrebbe mai giocato così, ma la nuova Viola era indubbiamente diversa... e voleva prendersi una rivincita su di lui. Inoltre c'era un motivo pratico. Ricky portava cose che non si trovavano in commercio. Cibo, stoffe, farmaci. E la mia famiglia ne aveva bisogno. Mi resi conto che stavo diventando più simile a mia madre. Beh, ne ero felice.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Il capitolo non è molto lungo perché l'ho dovuto dividere a metà. Ho preso questa decisione perché nel prossimo succederà qualcosa di molto importante, per cui non volevo riempirvi di eventi.

Cosa ne pensate degli ultimi avvenimenti?

A presto!

La principessa e la cocotte: in amore e in guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora