VIIII

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Leo provava un grande spettro di emozioni. Si erano allontanati dalla waystation a cavallo di Festus ed ora stavano venendo scortati da tre draghi meccanici dalle scaglie dorate. Avevano lasciato una pergamena olografica su un tavolo dopo aver curato Litierse ed erano partiti mentre la struttura si riassemblava da sola. Al figlio di Efesto non andava molto a genio il ragazzo nuovo, ma non poteva fare altro che seguirlo, se non voleva provocare la distruzione di tutto ciò a lui caro. Calipso sedeva dietro di lui, schermata dal vento freddo grazie alle scaglie del drago, aveva parlato pochissimo da quando erano partiti e Leo non poteva biasimarla. Di fronte a loro l'enorme drago dorato fendeva le nuvole come la chiglia di una nave, nonostante l'astio nei confronti del figlio di Vulcano, il semidio si ritrovò ad ammirare quell'opera di ingegneria meccanica semidivina. Le ali membranose erano aerodinamiche mentre le zampe artigliate potevano ritrarsi all'interno del corpo per favorire il volo, il tronco era composto da scaglie più grandi rispetto a quelle di Festus, ma più mobili grazie al maggior numero di giunti. Il volo durò qualche ora, fino a che non giunsero in una zona montuosa. Freddi picchi spolverati di bianco accolsero lo sguardo dei due giovani, Calipso si strinse al ragazzo, che cercò di scaldarsi lievemente. Erano davvero lontani da casa, e la giovane maga lo percepiva chiaramente. D'improvviso una voce gracchiante uscì dalla collottola di Festus, facendo sobbalzare il figlio di Efesto.

-hey, piccioncini! Scusate se mi intrometto, mi sono permesso di creare una frequenza e collegarmi a Festus, tra poco giungeremo a destinazione, tenete le cinture allacciate ed i sedili in pozione verticale fino al termine del volo!

poi il drago di punta cominciò a scendere di quota, seguito da Festus e dagli altri due.

-da quando Festus ha un comunicatore?

Leo scosse il capo.

-non sono mai riuscito a farlo funzionare, pensavo fosse andato per sempre in corto per l'usura del disco di memoria... a quanto pare mi sbagliavo.

Le bestie meccaniche discesero verso un grigio e pietroso versante di una delle montagne. All'inizio il giovane semidio credette che l'avrebbero superata, tuttavia il drago di punta proseguì dritto verso le rocce. Leo provò ad aumentare di quota ma uno dei due draghi ai suoi fianchi produsse un ringhio poderoso e meccanico, che fece desistere il figlio di Efesto, che provò ad urlare all'altro semidio.

-ci schianteremo!

La voce dell'altro giovane giunse di nuovo dalla radio.

-tranquillo, siamo arrivati.

Ormai l'impatto era inevitabile, Leo strinse con una mano le briglie del drago mentre con l'altra prese una delle mani di Calipso e intrecciò le dita con le sue. La ragazza posò la testa sulla sua spalla sinistra, preparandosi all'impatto. Impatto che non avvenne mai. I draghi passarono attraverso la roccia come fosse un miraggio.

-un'illusione?... PER LA BARBA DI MIO PADRE MA COSA!?

Lo spazio in cui erano entrati i draghi era titanico, no, di più: pareva una città dal cielo fatto di roccia, e quella città pareva a sua volta un'unica enorme officina: centinaia di ragazzi si muovevano su e giù per strade coperte di banconi da lavoro e forge, il rumore dei martelli e dei motori si sposava alla perfezione con l'odore di benzina e legna arsa. A tratti pendevano stendardi di colore rosso scuro recanti il simbolo romano di Vulcano, sotto di esso il numero "V" brillava dorato come la decorazione superiore. Quel panorama ricordò a Leo la casa nove al campo mezzosangue, solo molto, MOLTO più grande. Le bestie meccaniche atterrarono su una piattaforma dopo aver sorvolato macchinari di ogni genere. Dal drago di punta scese Il giovane, subito accolto da una decina di ragazzi e ragazze che iniziarono a controllare la creatura d'oro. Lo stesso identico trattamento fu dato al figlio di Efesto ed alla maga, che si ritrovarono circondati da una piccola folla. Nessuno armato, o meglio, nessuno armato di "armi", la maggior parte sfoggiava equipaggiamenti per misurazioni, compressori, termometri industriali, secchi d'acqua e soluzione pulente. Tutti quanti sembravano molto interessati a Festus, in particolare una ragazzina di forse neanche dieci anni si avvicinò a Leo con occhi sognanti, aveva dei lunghi ricci scuri ed una carnagione chiara macchiata di olio per motori e fuliggine.

LA VENDETTA DELLE LEGIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora