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I can't save us, my Atlantis, we fall
We built this town on shaky ground
I can't save us, my Atlantis, oh, no
We built it up to pull it down

Clare

Aron stava in silenzio a guardare la strada scorrergli accanto, questa mattina non era di buon umore.
Ma come poteva esserlo, se stava per partire e lasciare qui la sua famiglia? Io lo avevo capito che non era un suo volere quello di partire, ma gli altri no.

E quando mi ha chiesto che motivo aveva di restare, stavo per cedere.
Ci sono io. Io non sono un motivo valido?
Era ciò che volevo dire, ma non lo avevo fatto.

Se partire o no era una sua scelta, e il fatto che non mi reputasse un motivo per rimanere a me andava bene. Alla fine che cosa ero io per lui? La sua ragazza, una cotta momentanea, la persona di cui era innamorato, ma poi? Avrebbe dovuto rinunciare all'esercito per me? No.

Ero sicura che quei pochi sentimenti che provava per me si sarebbero dissipati una volta che sarebbe stato lontano. Li c'erano altre ragazze, sicuramente anche più carine di me. Lui sarebbe stato bene anche senza di me, ma io?

Avevo negato a lungo i miei sentimenti nei suoi confronti, avevo provato in tutti i modi a non ammetterlo. Ma ora non potevo nasconderlo più.

Era ovvio che mi avrebbe lasciata presto, ma nonostante questo non riuscivo in questo momento a mettere fine alla nostra relazione. Ci speravo ancora.

<< a cosa stai pensando? >> chiese voltandosi verso di me.

A te che ti innamorerai di altre ragazze, dimenticandoti di me che aspetto il tuo ritorno.

<< a nulla, solo all'incontro che ho tra quattro ore con l'architetto, per la nuova sede del mio brand >> risposi con falsa indifferenza, con la coda dell'occhio lo vidi annuire.

Eravamo quasi arrivati all'aeroporto, e io sinceramente non ero ancora pronta a vederlo andare via.
Ma mi ero ripromessa di non piangere finché lui non fosse salito sull'aereo, perché dovevo almeno fingermi felice per lui.

Lo sarei stata per davvero, se solo fosse partito perché lo voleva e non per un motivo che mi nasconde.

<< Maelle sta facendo un buon lavoro? >> chiese abbassando il volume della radio.

<< sta facendo un lavoro perfetto, tra poco inizieranno i lavori >> risposi ripensando al progetto stupendo che aveva disegnato.

<< sono contento che stia procedendo così bene, e sono fiero dei risultati che stai ottenendo, Cenere. Ti meriti il meglio >> sorrisi impercettibilmente, perché nessuno oltre a mia sorella mi aveva mai detto di essere fiero di me.

<< e spero anche che tu smetta di essere così silenziosa, perché io sto per andarmene e vorrei che almeno mi dicessi qualcosa di carino e sdolcinato come fanno tutte le ragazze al proprio ragazzo >> continuò facendomi ridere definitivamente.

<< si da il caso che io non sia come tutte le ragazze, perciò è più probabile che io ti mando a fanculo prima che tu salga su quell'aereo >> lui rise rumorosamente, facendo ridere anche me di conseguenza.

<< e io lo apprezzerei >> disse tra una risata e l'altra.

Fermai la sua auto di fronte all'entrata dell'aeroporto, e attraverso le porte in vetro riuscii a vedere la sua famiglia.
C'erano tutti, tranne Nathan ovviamente.

Anche i suoi pensieri erano finiti nella stessa mia direzione, ma lui si riprese prima di me, e scese dall'auto per prendere la sua valigia.

Una volta scesa, feci per prendere il suo zaino ma lui mi bloccò le mani, portandomele dietro la schiena. Alzai lo sguardo su di lui, che mi sorrideva.

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