Sempre lo stesso sogno, sempre lo stesso ricordo....sempre lo stesso dolore.
Ero a letto, nella mia stanza, la mamma si era allungata di fianco a me con un braccio intorno alle mie spalle, e con l'altro che reggeva il libri delle favole.
I suoi lunghi capelli castani mi facevano il solletico sul viso, confondendosi con i miei.
I capelli erano l'unica caratteristica che avevamo in comune, visto che il resto l'avevo preso da mio padre.
Padre.
Non feci neanche in tempo a collegare quella parola con il viso che era stampato nella mia mente, perché un rumore di vetri rotti mi fece sussultare.
Vidi mia madre saltare in piedi ed estrarre la pistola da sotto la maglia.
-Alex nasconditi!- mi disse guardandomi con un misto di disperazione e paura negli occhi.
-Mamma, vieni- e allungai un braccio tremante verso di lei.
-Alex fa come ha detto la mamma!- e mentre lo diceva il suo sguardo saettava da me allo squarcio che si era formato nella parete e, vedendo che non mi muovevo aggiunse: -Tesoro telo prometto andrà tutto bene ma ora devi nasconderti-.
La sua voce era disperata. Gattonai sul letto incerta e scesi, mi abbassai per mettermici sotto, spostando dei giocattoli sparpagliati alla rinfusa.
Ci fu un'altra esplosione. Da sotto il letto riuscì a vedere una nuvola di polvere che, a poco a poco, ricopriva ogni centimetro del pavimento e dei mobili nella stanza.
La mamma era riuscita ad evitare in tempo i detriti. Stavo per chiamarla ma ammutolì all'istante.
Un ombra stava entrando dall'apertura nel muro, era alta almeno due metri, aveva forma umana ma tutta nera e con occhi rossi.
Sbiancai alla vista di quella figure che, nella mia mente, collegai all'uomo nero.
La mamma non si era spostata di un centimetro, fissava l'uomo nero con occhi schifati ma anche impauriti.
-Cosa ci fai qui?- chiese lei con voce tremante.
La figura si avvicinò ancora di più a lei, e ora c'erano solo pochi metri che li dividevano.
-Non ti è bastato quello che ci hai fatto tre anni fa?- ora la voce della mamma era arrabbiata.
Per la paura non avevo assimilato il significato di quelle parole, ma quando il mio cervello si sbloccò, mi si gelò il sangue nelle vene.
Tre anni fa.
Quelle poche parole continuarono a rimbombarmi nella testa.
-Pensavo fossi morta- disse l'uomo nero, la sua voce era graffiante come il rumore che facevano le unghie quando grattavano su una lavagna.
- Allora sei venuto per uccidermi?- la voce della mamma si faceva sempre più fredda.
-Non dire sciocchezze- lo vidi fare alcuni passi a sinistra, verso i piedi del letto -di te mi occuperò più tardi. Ora voglio sapere dov'è lei-
L'uomo nero disse "lei " ringhiando disgustato.
-Non so di cosa tu stia parlano- rispose prontamente la mamma.
La cosa le si avvicinò e con una mano, la fece volare e schiantare contro la parete alla mia sinistra.
La mamma si rialzò subito, anche se il suo viso mostrava il dolore che provava. Un rivolo di sangue le colava da un taglio vicino l'attaccatura dei capelli.
-Lei dov'è!!!- urlò la bestia.
Mia madre sorrise, ma i suoi occhi urlavano.
L'uomo nero si precipitò da lei come una furia e le afferrò i capelli, alzandola di almeno trenta centimetri da terra, e portandola a poco più di un soffio dalla sua faccia.
STAI LEGGENDO
Into the Darkness
FantasySiamo molti anni nel futuro. Un attacco da parte di un enorme armata di demoni ha drasticamente ridotto la popolazione umana. Alex, mezzo demone, mette ogni giorno in gioco la propria vita per proteggere il suo popolo, che non la accetta e la dispre...