18. Demons.

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Anche se con un po' di insicurezza, mi presentai ugualmente all'appuntamento con Calum dopo essermi rilassata a dovere a casa mia. L'incontro era previsto al New Orleans City Park, forse uno dei più bei parchi che abbia mai visto in vita mia, e molto probabilmente il mio preferito. Qui ho condiviso tanti momenti dell mia vita con persone più o meno speciali, prime fra tutti i miei genitori: è tradizione ormai in tutta la città per le famiglie di portare i propri figli nel weekend al parco per trascorrere una bella serata, fino a che non avrebbero compiuto 12 anni. Quanto mi sarebbe piaciuto continuare la tradizione, e l'ho fatto, ma poi mi rimase solo mia madre.


In quel luogo così semplice, raffioravano un sacco di ricordi tristi, felici o di qualsiasi altro genere: ovunque, riuscivo a ricordare me, una piccola bimba di sei o sette anni che giocava sull'altalena con i genitori, che correva con i suoi pattini su e giù per il piccolo ponticello in pietra del parco... Sempre accompagnata dalla sua mamma e dal suo papà.


Allora, oltre che ricordare i bei momenti trascorsi a correre nel parco, riuscì quasi a "percepire" l'allegria che tramandava quel parco: i bambini che si rincorrevano giocosi, magari tenendo in mano qualche aereo o anche aquilone, le bimbe che se ne stavano all'ombra degli alberi a giocare con le loro bamboline.


Da un bel po' non riesco più a sentire o provare queste emozioni o sensazioni, tipiche di questa età: la spensieratezza e l'allegria. Vabbè, non sono più una bimbetta di cinque anni, ma quei momenti mancano comunque, e non sono l'unica che pagherebbe oro per ritrascorli con la propria famiglia.


Ero immersa in questi miei pensieri da filosofo, incantata a guardare il parco da un lato che non avevo mai notato prima d'ora. Così presa e concentrata, non mi accorsi neppure che una macchinina rossa aveva sbattuto contro il piede della panchina, me ne accorsi solo quando una piccola bambina si avvicinò per recuperarla.


<Ciao> Mi salutò lei, agitando la manina in aria.


Ricambiai il saluto con un sorriso e continuai a guardare la bimba: era molto magra, indossava un vestitino fuxia e delle ballerine color crema, la cosa che mi colpì di più erano i grossi lividi che aveva sulla gamba sinistra: potevano coprirla tutta.


<Cosa fai qui sola al parco?>


<Aspetto un amico!> Sorrisi nuovamente.


<Dovete giocare insieme?>


Ridacchiai dolcemente, poi rabbrividii: al pensiero che se Calum fosse stato lì, in quell'istante preciso, avrebbe inteso sicuramente male e sarebbe già scoppiato in una fragorosa risata.


<Io sto giocando con dei miei amichetti con la pista delle auto. Stiamo facendo una gara!> Esclamò la piccola, entusiasta.


<Ma va? E chi sta vincendo?>


<Ovviamente io!>


Aveva un'energia e un entusiasmo travolgenti, che si nascondevano dietro a quel piccolo dolce sorriso che le si parava in volto ogni volta che dicevo qualcosa.

Blank Space||Calum Hood||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora