Per mia fortuna Zarik non è poi così distante da Rujk, solo una giornata a cavallo, per noi che ci siamo spostati facendoci dare un passaggio da un mercante significa poco più di un giorno seduti sul retro di un carro. Appena arriviamo ai confini della città mi rendo conto che è totalmente diversa dalla città di mercanti nella quale ho vissuto finora: questa non ha mura esterne o guardie armate a pattugliarne i confini, è un agglomerato di botteghe e case. Il mercante Decan ci ha lasciati all'inizio della strada principale, l'uomo felino ci spiega che per trovare la bottega di un buon fabbro dobbiamo svoltare a destra dopo il primo incrocio, rifiuta il nostro pagamento dicendo che la compagnia è stato più che sufficiente e riparte per la sua destinazione. «Dove credi che stia andando quell'anziano Decan?» domando incuriosita al mio compagno.
«Credo che stia tornando nella sua terra per morire» mi risponde laconico mentre svoltiamo l'angolo.
«Dici? Non mi sembra così messo male.»
«Per loro lo scorrere del tempo è di poco conto, invecchiano come gli umani ma non nell'aspetto. Probabilmente avrà avuto una settantina d'anni quel micio. Ok, tu vai nella bottega, io inizio ad andare a fare richiesta alla gilda per l'iscrizione.»
Non mi da tempo di rispondere che già sta partendo per la sede della gilda. Corre fendendo la folla e sparisce alla vista in pochi secondi. Decido di seguire le indicazioni del viaggiatore e mi dirigo verso la bottega del fabbro. Non faccio caso alle persone con cui mi scontro nella strada affollata del mercato perché ho stretto tra le mani il sacchetto di monete. Ne ho date dieci a Shag così da pagare la tassa d'iscrizione per due persone e diciotto le ho io. Passo accanto a una bancarella da cui proviene un profumo invitante e mi fermo a guardare cosa espone. Il negoziante mi mostra dei Manticore Cone, delle strisce di carne di manticora avvolti in forma conica intorno a un pezzo di formaggio e cotti sulle braci. Con l'acquolina in bocca faccio per prendere degli spiccioli dalla tasca, appena tocco le forme tonde delle monete di rame mi fermo e evito di estrarle, scuoto la testa ringraziando dell'offerta il negoziante e ritorno a camminare verso la bottega del fabbro. Dopo qualche minuto trovo l'attività che cerco, è un edificio rettangolare dal tetto piatto, dal comignolo esce una continua nube di fumo nero. L'insegna riporta il nome della bottega e un'incudine nera con una spada e un martello incrociati. Apro la porta e vengo accolta da uno scampanellio delicato. «Arrivo subito» la voce arriva dal retro della bottega. Mi avvicino al bancone e dopo circa un minuto d'attesa dalla porta che unisce la zona commerciale e la forgia esce un umano di grossa stazza. Le braccia grosse come tronchi sono pelose e grondano sudore, i guanti in pelle che coprono le mani sono logori e sgualciti come la il grembiule di pelle che copre il petto. «Benvenuta alla Fabbrica del metallo» poi si rende conto della mia razza e la sua voce si riempie di stupore «OH! Un'elfa, è molto raro vedere uno di voi da queste parti. Dimmi a quale razza appartieni?»
«Sono un Dewooan. Un Elfo dei Boschi» spiego timidamente.
«Un Dewooan?! Per i Grandi Otto! Un Elfo dei Boschi è ancora più raro da vedere nelle città di frontiera. Raccontami un po' cosa ti porta qui a Zarik. Anzi! Dimmi cosa ti serve e mentre lo cerchiamo me lo racconterai.»
«Io cercherei un arco e una corazza.» inizio a spiegare mentre giro per il negozio guardando gli scaffali protetti da lastre di vetro, «Ho già un pugnale ma il mio arco è finito nelle profondità marine insieme a un Kraken e... oh che carino questo!» appicco la faccia a una teca di vetro che contiene un arco di forgia nanica, il metallo scuro è tirato a lustro e l'estremità dei due flettenti è incisa per assomigliare a due teste di caprone. La corda è fatta in budello di cervo e se ne sta inerme davanti all'arma. L'unica cosa che stona è una scanalatura che brilla di luce propria, è lunga poco più di cinque centimetri e si trova esattamente dietro allo stabilizzatore i tiro.
«Vedo che hai buon gusto ragazza» il fabbro mi tira una vigorosa pacca tra le scapole e sbatto contro la teca con un TOK clamoroso, «quell'arco è stato forgiato da un fabbro nanico della loro capitale, costa novecento monete d'oro. Però le vale tutte eh! La precisione di tiro è sublime, riusciresti a colpire un goblin in mezzo agli occhi a ottanta metri di distanza.»
«Ehm... no grazie costa un po' troppo per me... ho una ventina di monete d'argento. Posso prendere qualcosa qui da lei?» all'improvviso mi sento davvero stupida dicendo di voler comprare delle armi con così poco.
«Una ventina di monete per un arco e una corazza giusto? In effetti è un po' poco però... seguimi.» Mi prende per mano e mi trascina lontano dalle teche, nel retro bottega. La stanza che c'è dietro la porta è più grande di quella commerciale: nel centro c'è la forgia, un grande circolo di pietra in cui il fuoco scoppia furiosamente, sul lato della stanza ci sono diversi banconi cosparsi di oggetti per la forgiatura, mentre penso che mi stia per far forgiare da me gli oggetti richiesti ma si ferma davanti a dei barili pieni di quelli che a prima vista mi sembrano dei semplici pezzi di metallo.
«Ecco, queste sono armi e corazze di seconda mano. Non sono belli esteticamente ma le condizioni sono ottime. Allora...» mette le braccia nel primo barile e inizia a cercare un oggetto in particolare facendo tintinnare il metallo. «Questo no» toglie un arco lungo di metallo e lo appoggia a terra, «Questa è un'ascia quindi no...» appoggia a terra anche quella «eccolo qui il mio piccolino.» Si volta verso di me mostrandomi tutto orgoglioso un arco di legno. Lo osservo attentamente e noto una lunga crepa che ne taglia il corpo centrale. «Mi spiace ma è crepato, ha senso usarlo? Credo che potrebbe rompersi dopo pochi tiri.»
«Piccoletta non sei mai stata fuori dalle tue terre vero?» scuoto la testa con energia «lo immaginavo, nelle terre degli elfi un arco rotto è un arco inutile, qui in città invece lo possiamo aggiustare come ho fatto io. Tieni, guarda bene» mi porge l'arma e lo prendo per osservarlo più da vicino. La crepa corre lungo il corpo centrale dell'arco ma è solida, l'interno è stato riempito da una specie di resina e per tenere tutto unito il legno è stato rinforzato con anelli di metallo poi stretti. È leggero e ben bilanciato, ricavato da un unico pezzo di frassino, un'ottima arma insomma. «Se mi garantisce che non si romperà subito glielo prendo! Quanto costa? Oh giusto, ho notato che non ha la stessa scanalatura che c'è nell'arco nanico.»
«Scanalatura? Oh intenti il contenitore per l'incantamento? No, questo arco non può essere incantato mi spiace. Però te lo posso vende insieme a una corazza per quindici monete d'argento.»
«Affare fatto» annuisco fingendo di sapere di cosa stesse parlando quando ha nominato l'incantamento.
«Per le corazze guarda in quel barile, sei un ranger giusto?»
«Ehm... si?»
«Allora cerca una corazza di cuoio. Ti lascerà più libera nei movimenti.»
Dopo circa quindici minuti esco tutta allegra dalla bottega del fabbro stringendo al petto l'arco, una faretra di frecce e la mia pettorina di cuoio. Il tutto per quindici monete e la promessa che se avessi mandato lì Shag gli avrebbe regalato una corazza.
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In Den Kerker
FantasíaLe avventure di un'elfa e dei suoi pards. Una squadra scalcinata che dimostrerà che non bisogna necessariamente seguire tutti i canoni per fare strada