I ROVI DEL PREGIUDIZIO

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Penelope aveva ventitré anni.                                                                                                                                          Una chioma di capelli biondi  che volteggiavano intorno alla sua testa, come se un vento invisibile e benefico inviato da Dio avesse il precipuo compito di muoverli per attirare le anime sperdute dei giovanotti alla ricerca dell'amore.                                                                                                  Un corpo sinuoso e sodo che pareva concepito apposta per accogliere cuori sconsolati. E un'anima purissima come il cristallo.

Una sera di marzo, in un locale luminoso e malinconico, il suo sorriso divino e la sua capigliatura d'oro avevano attratto l'ennesimo ragazzo sconosciuto dall'anima prettamente romantica.

Si chiamava Adam. Aveva ventisette anni. Era alto, alquanto bello seppur leggermente debosciato aveva un cipiglio intelligente e all'apparenza  sincero. In realtà, Adam nella vita aveva combinato ben poco e viveva della discreta e confortante rendita assicurata dai suoi ricchi genitori. La sua indolenza lo aveva sempre atterrito, e questo terrore si sfogava in ogni tugurio dove potesse trovare dell'ottimo gin, un po' di compagnia e un tavolo da gioco.

Quella sera Adam Little conquistò il cuore di di Penelope Stuart. Si sentiva potente, eterno.

La relazione con Penelope Stuart durò felicemente per molti mesi (almeno per Penelope era così, e questo ad Adam bastava): tra passeggiate sotto allegri acquazzoni nel verde e grande parco della città, acrobazie giocose sotto le coperte e incontri al  chiaro di luna, il tempo si era fermato, cristallizzato, in un atomo piccolissimo di perfezione e felicità, destinato forse a durare in eterno (o questo pareva ai due innamorati)...

Ma una sera, poco prima di Natale, la gioia si ruppe e la felicità si trasferì ad un altro domicilio.

Penelope ed Adam erano in procinto di sposarsi, la data era fissata per l'equinozio di primavera. Penelope desiderava far conoscere le sue due mamme ad Adam.                                                                  Anne ed Eve vivevano in una tranquilla tenuta di campagna tra peschi, roseti, cipressi, e freschi ruscelli, un'oasi di pace e felicità per migliaia di uccellini e altri piccoli animali. Adam non aveva mai conosciuto due donne sposate che avevano concepito e cresciuto da sole, in mezzo ai rovi del pregiudizio e dell'ignoranza, una così cara creatura come Penelope. Adam trovava tutto ciò encomiabile.

La serata trascorse lietamente, tuttavia nell'aria aleggiava una vaga aria d'imbarazzo. Adam, nonostante tutti i suoi buoni pensieri, si sentiva a disagio. Non partecipava vivamente alla gaiezza e all'amore di quella famiglia straordinaria, faro che illuminava le Tenebre. Adam era diventato in tutto e per tutto un pusillanime.

Come un codardo Adam fuggì l'amore della sua vita, fuggì nelle tenebre. Fuggì da un angolo di Paradiso.

Alcuni mesi dopo, sul giornale del mattino, Penelope lesse: "Eva Foxtrot e Adam Little oggi sposi. Felicitazioni!".

I petali del fiore Penelope Stuart rattrappirono e lentamente iniziarono a cadere, la loro fulgida luce svanì.

Alcuni anni dopo, Penelope, rannicchiata accanto all'entrata del Plaza Hotel di Manhattan, vide scendere da una limousine bianca Adam e sua moglie con un bellissimo bambino e una dolce frugoletta tra le braccia. Lui le passò accanto, ma non la vide. Non la vide.

E ora la dolce, bellissima, Penelope giace senza vita su un freddo tavolo di metallo di un qualsiasi obitorio di New York, stroncata, come sostengono gli accattoni più crudeli ed invidiosi, dalla polvere d'angelo oppure, come sostengono quegli accattoni ancora con un'nima, soffocata da un male del cuore, un male degno solo delle anime più pure e romantiche.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 09, 2022 ⏰

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