Prologo

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Quante volte le nostre paure ci limitano e non ci permettono di vivere?

Quante volte inventiamo scuse per non prendere una decisione?

Il salto nel vuoto terrorizza tutti, ogni essere umano ne è spaventato, anche i più temerari.

Sta a noi capire se il lancio vale la pena, se vogliamo correre il rischio di schiantarci al suolo.

Ma è lanciarsi, secondo me, quello che chiamiamo vivere.

«Cin!» urlò Arianna facendo cozzare le bottiglie di birra che tenevamo in mano.

Abbozzai un sorriso annoiato.

Ci trovavamo al solito locale vicino il Colosseo, le luci illuminavano le strade gremite di gente in quel venerdì sera di novembre.

Era già novembre, era passato un anno. Un intero anno dall'inizio di tutto. Quella consapevolezza mi investì come un uragano.

I pensieri erano sempre lì, mi assillavano e non mi permettevano di godermi nulla, neanche una semplice uscita con i miei amici.

Lui era il mio pensiero fisso. Lo era da tanto, troppo tempo.

Una parte di me, seppur minuscola, voleva cancellare ogni singolo istante passato insieme.

Ma, arrivata a quel punto, forse io non esistevo veramente senza di lui. Non finché avremmo messo virgole dove ci andava un punto.

E lì stava l'essenza stessa della questione: quale tipo di punto avremmo messo alla nostra non storia d'amore?

Perché la nostra era la storia più non storia che fosse mai esistita.

Una risata roca, che conoscevo molto bene, mi distrasse da quei pensieri. Il mio sguardo e tutto il resto del corpo furono calamitati dall'altro lato della strada.

Ed eccolo lì, Damiano Nardin, in tutto il suo splendore.

Il fondo schiena poggiato sulla sua moto tirata a lucido, la maglietta bianca aderente che fasciava il fisico scultoreo, i jeans neri che modellavano le cosce possenti. Il giubbotto di pelle nascondeva le braccia muscolose e i tatuaggi. Si potevano scorgere solo quelli sulle mani, le dita circondate da anelli. Rideva con il suo amico Lorenzo e le ciocche bionde cadevano sulla sua fronte. Portò la sigaretta tra le labbra carnose e quel semplice movimento mi scaldò il sangue.

E, come sempre quando i miei occhi catturavano la sua figura, tutto il resto scomparve.

Forse sentendosi osservato, girò il viso verso di me e le nostre iridi entrarono in collisione in una tempesta di cose non dette. Il suo viso bellissimo si adombrò.

«Cora?» Arianna mi chiamò, ma la sentii a malapena.

Due mesi, erano due mesi che era scomparso dai miei radar, che non si faceva vedere né sentire, che non rispondeva ai miei messaggi e alle mie chiamate. Era sparito nel nulla, così, senza un apparente motivo o una spiegazione.

Ma basta, ero stanca. Io, Coraline De Angelis, non mi facevo trattare in quel modo da nessuno.

«Reggi questa.» Diedi la birra ad Arianna e mi avviai a passo deciso verso di lui.

Non gli avrei più permesso di fuggire. Dovevamo mettere quel punto e l'avremmo fatto quella sera stessa.

SPAZIO AUTRICE 🌚

Ciao, readers ❤️

Sorpresaaa, oggi anticipo il prologo e il 7 metterò il primo capitolo 😎

Vi anticipo che qui ci troviamo in un pezzo che accadrà alla fine della storia 🙊
Dal prossimo torniamo un attimo indietro e vi racconto tutto con calma.

Intanto sappiamo che Coraline e Damiano hanno la storia più non storia della storia, di cosa si tratterà? Si accettano ipotesi 🌝

Intanto vi lascio e spero che questo piccolo prologo vi sia piaciuto, fatemi sapere ❤️

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