Senza segreti

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[Note autore:
Questa os nasce in collaborazione con la splendida sandysworks che vi invito calorosamente a seguire visto che crea magie.
È basata sul film "Perfetti sconosciuti", quindi riprende quella trama, riadattata al mondo Simuel. C'è anche una sorta di easter egg - non so se si chiama così - che si collega proprio al film. Bacino a chi lo trova.
Speriamo vi piaccia.

-Lilith e Sandy.]

[Tw: slight reference su malattia]




"Se vuoi bene a qualcuno, lo proteggi da tutto"
— Peppe, "Perfetti Sconosciuti" (2016)








Le fasi della vita sono molteplici, frammentate e così ravvicinate tra loro da confondersi le une con le altre.

Quando si è piccoli, si è convinti che quelle amicizie instaurate durante gli anni delle medie o del liceo possano durare per anni ed anni, senza mai essere scalfite.

Il problema è che è facile essere amici con qualcuno che si vede tutti i giorni in un'aula, con coloro coi quali si condividono ansie e paranoie su una interrogazione o un brutto voto.

Poi, però, il tempo passa.

Passa e gli anni fanno il loro gioco, modificano i rapporti, le situazioni: si perdono delle persone, se ne trovano altre.

Ma, soprattutto, si smette di conoscere a fondo chi ci circonda.

Alla fine, si diviene più egoisti, più focalizzati su sé stessi, sulla vita che è cambiata eppure è rimasta uguale.

Simone e Manuel, di quella fitta rete di amici che avevamo al liceo, frequentano ancora soltanto quattro persone.

Quattro su venticinque, il che è già un bel traguardo.

«Ma ce dobbiamo annà pe' forza a 'sta cena?» Manuel lo esclama biascicando, con lo spazzolino da denti giallo in bocca, affacciandosi dalla porta del bagno verso la camera da letto.

In questa stanza dalle pareti lilla si trova Simone, in piedi di fronte allo specchio a figura intera con cornice bianca, posto in un angolo della camera: sta finendo di abbottonarsi la camicia turchese con strisce verticali più chiare - gli manca poco.

«Non ci vediamo da tre mesi, tra una cosa e l'altra» replica. «Se rimandiamo un'altra volta, va a finire che Laura c'ammazza».

Per un attimo, Manuel sparisce dentro al piccolo bagno dalle mattonelle beige. Si ode il rumore dell'acqua, lui che si sciacqua la bocca e sputa via i residui di dentifricio.

Quando ha terminato, fa il suo ingresso nella stanza da letto. Deve ancora vestirsi: ora ha indosso soltanto un paio di boxer larghi e grigi. Raggiunge il compagno, fermandosi alle sue spalle. Nota che ha finito di abbottonare la camicia.

«Pe' carità» esclama, scrutandolo attraverso la superficie riflettente. «È capace de ammazzarce a tutti e dare la colpa agli ormoni della gravidanza».

Simone abbozza una risata. «Ecco» dice. «A questo proposito...» comincia e compie mezzo giro su sé stesso per poter essere faccia a faccia col fidanzato. «Potresti fare notare poco che odi i bambini?».

Manuel strabuzza gli occhi. «Non odio i bambini» puntualizza. «Odio i genitori che non hanno altro argomento di conversazione oltre ai loro bambini. È diverso».

«È la stessa cosa».

«È una cosa completamente diversa» insiste. Si sporge in avanti per depositare un bacio fugace sulla punta del suo naso. «Poi 'sto bambino manco è nato, ce ne sarà di tempo per parlarne». Purtroppo, aggiunge mentalmente.

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