Un anno dopo
«Il ritmo è tornato sinusale, bel lavoro Paul».
«Il pacemaker gli permetterà di avere tempo fino all'operazione».
Guardo il monitor, che improvvisamente ci mette in allerta con dei bip. «La saturazione sta precipitando!».
Paul si lancia addosso al paziente che è in preda a una crisi. «Sento una specie di rantolo...»
«Deve avere i polmoni pieni per via di quella valvola cardiaca. Ti do una fiala di furosemide», affermo mentre passo la siringa a Paul che gliela inietta endovena.
«I parametri si stanno stabilizzando», osservo con sollievo.
Paul si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla. «Grazie Henderson».
«Figurati, se hai bisogno chiama», faccio uscendo dalla porta.
«Ti ho vista, sei stata brava e veloce». Mi volto e vedo Patrick con i suoi capelli biondi e lucenti che mi fa cenno di aspettarlo. È il direttore sanitario dell'ospedale e tra noi, due anni fa, c'è stato un piccolo momento tenero. Niente di serio. Non c'è niente da dire a riguardo. Ci siamo solo baciati, ma non è stato nulla di importante, anche perché poi ci siamo entrambi comportati come se nulla fosse successo. Voglio dire, non so neanche perché l'ho tirato fuori. È stato uno stupido momento di debolezza. Io avevo appena finito un'operazione complessa e lui...be' lui non lo so. In realtà mi gironzola sempre intorno, proprio come adesso che si sta avvicinando percorrendo il corridoio quasi di corsa.
«Grazie», abbozzo un sorriso.
«Sei uno dei punti forti dell'ospedale dottoressa Henderson, il miglior capo reparto che abbiamo».
«Oh, non direi, tutti i nostri medici sono davvero bravi. Non sarei niente senza di loro. Siamo un ottimo team», affermo mentre continuo a camminare velocemente fino ad infilarmi nel primo ascensore disponibile. Non è che voglio evitare Patrick, è che...ok, forse lo voglio evitare. Il problema è che quando sono con lui non riesco a dirgli di no. Qualsiasi cosa mi chieda, io rispondo sempre di sì, come se avesse qualche potere ipnotico. Penso che lui creda che io abbia un debole per lui, ma la verità è che essendo il direttore sanitario non ho il coraggio di negargli un favore. Quindi cerco di evitarlo il più possibile, in modo che non abbia l'occasione di chiedermi doppi turni o assistenza in operazioni d'urgenza che non fanno parte del mio campo.
Mio malgrado, lo vedo bloccare la porta dell'ascensore con la mano ed entrare, affiancandosi a me.
«Sei parecchio veloce», mi dice col fiatone.
«Si, scusa è che devo tornare al pronto soccorso. Sto aspettando un'ambulanza con un ferito d'arma da fuoco».
«Perfetto. Senti Natalie, a che ora finisci il tuo turno oggi?»
«Alle 18.00».
«Te la ricordi Stacey? Bassa, pel di carota, lentiggini ovunque...»
«Si me la ricordo», lo interrompo prima che si dilunghi troppo nella descrizione.
«Ecco, ha avuto un problema con la madre o con il fratello, non ricordo bene. Avrebbe dovuto attaccare il turno quando staccavi tu, ma non riesce più a venire e non ho medici che ti possano sostituire fino alle undici di stasera. Potresti allungarti di un po'?», recita lui con aria dispiaciuta e implorante, ultimando la sua richiesta con un super sorriso a trentasei denti bianchissimi.
Vorrei capire dove diamine va a finire tutta la mia fermezza d'animo in queste situazioni. Solitamente li faccio volentieri i doppi turni, anche se quando esco da qui non ho nemmeno la forza di tornare a casa, ma oggi è il mio compleanno e ho promesso a Brenda e James che saremmo usciti.
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Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...