Avete presente quelle mattine in cui vi svegliate positivi e avete quella sensazione che sarà una bella giornata? Ecco, oggi sento che è una di quelle.
Fuori fa freddo, ma in compenso c'è un sole forte, il che mi mette decisamente di buon umore. Ho persino fatto colazione con una brioche che non è da me, ma mi andava, perché come dicevo, oggi è una di quelle giornate che profumano di positività. Complice il fatto che ieri sera abbiamo fatto ottimi incassi al ristorante. Forse tutti quei volantini hanno dato i loro frutti in fin dei conti.
Per la prima volta dopo tempo sono il primo ad arrivare al ristorante e provo l'ebbrezza di aprire la porta chiusa a chiave dalla sera prima.
Il silenzio che regna qui dentro mi trasmette una sensazione di pace e ne approfitto per godermela fino in fondo. Mi tolgo il cappotto e mi siedo su una sedia a caso, stravacco i piedi sul tavolo e inizio a sfogliare la rivista sportiva che ho acquistato prima di venire qui.
Sono concentrato su un articolo che parla di snowboard quando un tintinnio pesante risuona in tutta la sala e per un momento temo che sia la mia coscienza venuta a farmi visita per consigliarmi di alzare il culo e trovare una soluzione a questo conclamato disastro con la banca che anche ieri mi ha riempito la casella di posta elettronica. Invece alzo lo sguardo e vedo Natalie con una faccia da paura di tre gradazioni sotto il bianco, una specie di similtrasparente. È spalmata sulla mia vetrina e sta bussando animatamente sul vetro.
Mi alzo e con cautela vado ad aprire. Lei si fionda dentro come se fuori stesse passando un uragano e questo fosse l'unico riparo nel giro di chilometri.
«Aiuto», erompe senza fiato.
«Ciao anche a te».
«Sì, sì», mi fa un gesto sbrigativo con la mano e poi trascina una sedia e ci si siede sopra. «Ho bisogno di aiuto».
«Potresti essere leggermente più chiara? E poi scusa, come hai fatto a sapere che ero qui?»
«Non lo so, lo speravo. Oramai la mia vita viaggia sull'onda della speranza», risponde cercando di recuperare il respiro che deve aver perso per correre fin qui. «Tu mi devi aiutare», ripete.
«Sì, be', questo l'ho capito. Sembri un disco rotto da quante volte lo stai dicendo. Che tipo di aiuto?»
«Ecco...sappi che non sei costretto, ti capirei se mi dessi pacco. Cioè, eccome se ti capirei. Infondo, chi sono io per costringerti ad essere il mio fidanzato per un altro paio di giorni in cambio di una cospicua ricompensa? Molto cospicua», enfatizza alla fine.
Io sbarro gli occhi incapace di credere alle mie orecchie. «Eh no! Ma tu sei una mitomane recidiva!»
Devo averla offesa perché ora mi guarda male. «Prego?»
«Senti Nats, non prenderla a male, ma qui la situazione sta decisamente degenerando. Non puoi chiamarmi ogni volta che devi fingerti fidanzata davanti a qualcuno».
Lei mi guarda senza capire. «Non qualcuno, ma i miei genitori! Mia madre ha chiamato dicendo che lei e Amber verranno qui domani o dopo domani, non ricordo, ero andata in panico. È stata ovviamente un'idea di quella maledetta di mia sorella. Ha ben pensato che visto che devono venire a New York per lavoro, perché non venire a trovarci nella nostra nuova casa?! Fosse stato per mia madre ci saremo viste direttamente l'anno prossimo e tanti saluti».
«Continuo a pensare che non sia una buona idea. Dovresti parlarci e dirgli la verità. Anche perché non c'è niente di male ad essere single. Io lo sono».
«Non dovrò farti tutto il discorso daccapo, vero?»
«La stampa, etc, etc, etc...», faccio io buttando gli occhi al cielo.
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Natale sotto copertura
Chick-LitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...