Capitolo 96 - Prologo

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La nave imperiale si imponeva maestosa nei suoi trenta metri di lunghezza. Le luci notturne del porto si infrangevano lungo lo scafo bianco dalle forme snelle, dove alti pennoni si ergevano dormienti con le quadrate vele piegate. La luna brillava, lasciando scintillare una chiazza lucente sullo specchio nero e profondo dietro il bastimento.

Ai piedi dell'albero maestro, sul ponte principale verso prora, dei passi leggeri fecero scricchiolare il legno lucido.

L'Imperatrice Shoken si pose innanzi allo shinobi, riverente e a capo chino; un ginocchio adagiato sul pavimento; un pugno sul petto a onorare la sua devozione; l'altro dietro la schiena con ossequiosa lealtà.

"E' lodevole, mio caro amico, come l'onestà del vostro operato vi abbia condotto a compiere scelte di assoluto sacrificio, recando a buon fine l'esito appena raggiunto!"

I lunghi e maestosi orecchini d'oro, che dai suoi lobi scendevano tremuli sulle spalle, emisero un tenue suono metallico.

"Meiji Ten'no ha considerato il rapporto da voi presentato sull'inglese e ha accolto la vostra richiesta di non punire la sua sciocca audacia!" Sollevò il mento regalmente. "Ma questo lo sapevate!" Lo shinobi chinò ancora di più lo sguardo in una silenziosa approvazione.

Shoken girò attorno alla figura con passo lento e armonioso su un'attesa richiesta, che con ogni proponimento di volontà non avrebbe fatto vacillare il guerriero prostrato innanzi a lei.

Lo shinobi attendeva un cenno della sua signora; una sola parola per avviare l'evolversi di un conflitto, che avrebbe continuato a privarlo di una coscienza.

La voce della nobile si fece udire grave, con tonalità risoluta.

"Cinque capi dei clan più sostenuti stanno tradendo la causa, ammaliati da colui che si oppone opacamente, celandosi nell'oscurità dei suoi misfatti!"

Shoken sollevò un palmo aperto, teso con alterigia. "La sua volontà" pronunciò per poi chiudere repentina la mano in un pugno rigido "va estirpata!" impose con un sibilo quasi stridulo tra i denti stretti e le labbra severamente serrate.

"Hai!" rispose il ninja con tono lento, imprimendo un'acuta avversione.

"Percepisco il vostro disgusto per la vicenda che continua a stravolgere il vostro destino, piegandovi nell'ira dell'umiliazione!" ravvide con tono crescente nella voce, per poi concedersi un mezzo sorriso arcigno sul volto scolpito nella severità.

"Puniremo i malfattori, amico mio, e voi troverete la vostra pace!"

Aiko tenne lo sguardo puntato sul legno del pavimento, attraverso il quale un fascio lunare riverberò nei suoi occhi. Il suo cuore, sapeva, non avrebbe mai trovato la serenità desiderata. Il suo passato si imponeva come un fantasma sulla sua anima travagliata. L'iride nero le divenne tenuemente lucido ma ricacciò indietro quella velata debolezza, riprendendo nel suo sguardo la venata ferocia che distingueva la 'Pantera dell'Honshu'.

Shoken si fece udire un'ultima volta. Sapeva cosa regnava nel cuore del ninja e la sua voce fu sincera e spontanea.

"L'ombra dello shinobi, prometto, verrà dissipato nel vostro animo, concedendovi quella rivalsa che si armonizzerà nella concordia con il vostro discernimento" inarcò un sopracciglio con sfida "molto presto, amico mio!"

Il ninja sollevò sulla nobile i suoi penetranti occhi neri.

"Combattete per me, ancora una volta, nobile shinobi!" lo incitò Shoken con tono cupo, altero, profondo.

Rimanendo china su un ginocchio, Aiko chinò di scatto il capo, sollevando i gomiti per stringere un pugno sul palmo aperto dell'altra mano a suggellare la sua promessa, imprimendo lo stesso timbro di voce, altero e profondo.

"Jikko Shimasu!" (Eseguirò!)

Sollevò, infine, gli occhi ardenti e vibranti di acredine sullo sguardo della sua signora.

"Watashi no Kogo!" (Mia Imperatrice!)

CHE LA STORIA ABBIA INIZIO ...

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