viii. le dracene non sono pericolose, ma percy sì

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NEW YORK, LONG ISLAND | 17:26, 27 SETTEMBRE 2007 | CHADIA REID

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NEW YORK, LONG ISLAND | 17:26, 27 SETTEMBRE 2007 | CHADIA REID

WILL PASSÒ TUTTO il tempo del tragitto a parlarle del Campo. Chadia era felice di sentirlo parlare, perché la distraeva da tutto quello che era successo da quella mattina.

Il Campo le sembrava un posto sanguinario al punto giusto, e il fatto che ci fosse pure Percy rendeva le cose ancora più semplici. Lei era cresciuta tra allenamenti e combattimenti in arena con tipi decisamente violenti e con qualche problema di rabbia, quindi il Campo Mezzosangue sarebbe stata una passeggiata.

Ad un certo punto, però, si accorse che Will non le aveva detto una delle informazioni più importanti su di lui. «Dato che al Campo sono tutti semidei, tu di chi sei figlio?» si chiedeva anche chi fosse il padre di Percy, ma avrebbe avuto tempo per chiederlo a lui di persona.

Will rispose tranquillamente. «Oh, mio padre è Apollo.»

Le si gelò il sangue.

Apollo? Le Parche in quel momento probabilmente si stavano facendo delle grosse, grasse risate. Perchè proprio Apollo?

Era davvero ironico — un figlio di Apollo che aiutava una figlia di Teti, dopo che suo padre aveva fatto fuori diversi membri della sua famiglia. Apollo, che dopo tutta la faccenda di Criseide di sicuro non aveva a cuore i Greci, si era visto un ragazzino di al massimo quindici anni tranquillamente decapitato e in seguito brutalmente mutilato proprio sopra al suo altare da parte del carissimo Achille. Forse avrebbe avuto pietà per Lemo, se poi anche lui non avesse deciso di uccidere Priamo — sempre su un altare, dedicato al carissimo dio del Sole. Chadia si era già segnata anni prima di non ammazzare niente e nessuno in vicinanza di altari, data la fine infelice che avevano fatto sia suo fratello che Pirro per mano di Apollo.

Quindi, guardando Will, si chiese se lui non ci avesse nemmeno pensato. Non si era comportato con lei come se sapesse che i suoi familiari avevano fatto intere stragi e avessero compiuto sacrilegi contro suo padre, e quello era un ottimo segno, ma non poteva non chiedersi se prima o poi anche lei avrebbe avuto la sua dose dell'ira di Apollo. 

Mancavano dieci minuti a destinazione quando dei mostri iniziarono a seguirli. Fu Will a notarlo, e disse subito a sua madre di accelerare.

«È il gruppo più folto di dracene che io abbia mai visto.» in realtà erano poche — cinque — ma per due semidei erano anche troppe.

«Hai mai visto delle dracene, per lo meno?»

«No. Non sono molto diffuse da queste parti. Abbiamo un sacco di formiche giganti, però.»

Compensava, dai. «Ma',» disse Will, «lasciaci qui. Correremo fino al Campo, e ci occuperemo delle dracene solo se strettamente necessario. Non voglio che tu rimanga ferita.»

Aveva la faretra piena, riempita con le frecce nel borsone di Chadia, e sembrava non fosse la prima volta che si ritrovava in una situazione del genere. «Cosa?» la donna non ne sembrava contenta. «Will, non posso semplicemente lasciarvi qui in balia di quelle... cose...»

𝐇𝐀𝐏𝐏𝐈𝐄𝐑 𝐓𝐇𝐀𝐍 𝐄𝐕𝐄𝐑¹ - pjo sagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora