Grow up with me

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🌑🌘🌗🌖🌕🌔🌓🌒🌑
QUESTA STORIA L'HO SCRITTA PER UNA MIA AMICA CHE, COME ME, HA COMPIUTO DA POCO 18 ANNI!
TANTI AUGURIIII!!
CHE DIRE? BAH, IO HO SEMPRE AMATO QUESTA FIABA E, NON MI VERGOGNO A DIRLO, PIANGO CON QUALSIASI FILM CHE RIGUARDA PETER (SI ANCHE QUELLO DISNEY).
E COMUNQUE IO SAREI RIMASTA TUTTA LA VITA SULL'ISOLA! CHI MI APPOGGIA?
COMUNQUE...BUONA LETTURA!

Tutti i bambini crescono, tutti vorrebbero restare piccoli per sempre.
Quante volte abbiamo sognato di poter restare giovani per sempre? Quante volte, giocando, avevamo desiderato che quegli attimi si potessero ripetere all'infinito?
La paura di crescere ce l'hanno un po' tutti. La paura di affrontare davvero quello che è il mondo, nascosto dietro a favole e giochi. Il non voler invecchiare, perché prima o poi chi invecchia muore.
Ascoltavamo le storie riguardanti un bambino speciale, gli invidiavamo il fatto che lui non crescesse, che vivesse di avventure e che ogni giorno per lui era una scoperta. Viveva di giochi e divertimenti, senza preoccupazioni da grandi.
Tutti lo chiamavano Peter Pan, ma era davvero quello il suo nome?
Film su di lui se ne erano fatti, e tanti, trasformandolo in una leggenda, una fantastica storia da raccontare ai propri figli o nipoti prima di farli addormentare.
"Pan" non era nient'altro che un soprannome dovuto al dio dei boschi e "Peter", beh, semplicemente suonava bene.
Il fatto è che "Peter Pan" non è altro che un nome di fantasia dato ad un personaggio del quale, altrimenti, si sapeva davvero poco.
Molti invece pensano che sia soltanto la parte bambina che si nasconde in noi anche quando cresciamo.

✨💫
La brezza che gli sfiorava il viso era leggera e le nuvole bianche sotto di lui gli davano un senso di famigliarità. Quando guardava in basso vedeva la sua casa, la sua terra e i luoghi dove sapeva c'erano dei gran divertimenti.
Si era alzato presto quella mattina, o meglio, Trilli lo aveva svegliato presto, perché, a quanto pareva, era arrivato un nuovo bambino sull' Isola che non c'è.
-Louis!
Sentiva il suo nome che veniva urlato da quella mandria scalmanata di bambini che si definivano suoi "discepoli" e gli piaceva, diamine se gli piaceva essere acclamato!
-Lou, devi stare attento,si trova tremendamente vicino alla baita dei pirati- Trilli gli si affiancò, come il solito, iniziò a volare con lui che sorrideva. Perché si preoccupava tanto? Non era la prima volta che affrontava quel vecchio di un pirata da solo, non ne aveva affatto paura. Per lui era tutto un gioco, tutto serviva solo per divertimento.
Aumentò la velocità, sempre con quel sorrisino strafottente sulle labbra che era il suo marchio di fabbrica.
In pochi minuti si trovò nel posto descritto dallo spiritello che era solito avere al suo fianco. Scese lentamente, poggiandosi ai rami degli alberi che formavano quella foresta in cui il ragazzo si era rifugiato.
-Ei? C'è nessuno?- la sua voce si fece largo tra i rumori della foresta, il suo sguardo vagava in quel luogo così famigliare per cercare una figura che non lo era affatto.
-Li, guarda!- Trilli gli indicò un albero al centro di una radura illuminata, al suo fianco giaceva il corpo di un ragazzo, non era un bambino anche se i suoi tratti gentili lo ricordavano. Avrà avuto massimo sedici anni, se proprio si voleva dare un'età.
Si avvicinò a lui senza pensare e si meravigliò a vederlo così dolcemente addormentato contro il tronco di quella quercia secolare. Il suo volto aveva dei tratti dolci, le ciglia lunghe e scure, i capelli erano spettinati e non seppe dire se fossero ricci perché disordinati o per natura, ma erano belli e sembravano morbidi.
Si chiese cosa ci facesse un ragazzo di quell'età sulla sua isola. In pochi potevano vantare di essere così grandi, oltre i bucanieri. Lui e altri suoi compagni di avventura avevano avuto la fortuna, o la sfortuna, di crescere per via del tempo che passavano lontani dall'isola per visitare il mondo che li avrebbe dovuti vedere crescere e si erano amaramente accorti che questo tempo li aveva invecchiati, quindi decisero di comune accordo di non tornarci mai più. Niente più primavere, niente più lunghi periodi lontani dalla loro amata isola, niente più favole su di loro raccontate da qualche madre ai proprio figli per farli addormentare, non potevano permetterselo. Per non parlare poi di quella Eleanor, beh per tutti era diventata Wendy.
Si accorse troppo tardi che il ragazzo era legato al grande albero ma quando lo fece si scostò rapidamente prima di vedere degli uomini armati fino ai denti farglisi contro con aria minacciosa.
Sorrise spavaldo e si diede una spinta verso l'alto per non farsi acciuffare.
-Dovevo aspettarmelo!- disse con un ghigno divertito.
-Louis! Perché non scendi? Non vuoi salvare questo fanciullo?
Sapeva di chi fosse quella voce, l'avrebbe riconosciuta ovunque, viveva nei suoi incubi e la bramava nella sua realtà, perché voleva dire che lo attendeva una battaglia, una nuova avventura da raccontare.
E poi il suo modo di parlare da "grande" lo divertiva sempre.
-Uncino, non hai affatto fantasia nei piani, lo sai? Cosa c'è? La vecchiaia ti ha fatto completamente andare in pappa il cervello?- lo derise, come suo solito.
-Brutto insolente, scendi di li che ti faccio assaggiare la lama del mio uncino!- l'uomo dai lunghi capelli neri parlò con il suo solito tono prepotente ma elegante in un certo qual modo.
-Libera il ragazzo.
Avrebbe voluto dire di più ma Uncino scoppiò a ridere.
-Vieni giù e combatti- prese la posizione di combattimento, sguainando la spada e puntandola in alto verso di lui.
-Andiamo, sappiamo entrambi come finirà. Risparmiati questa umiliazione e lascialo libero- girò gli occhi verso l'alto. Non si sarebbe mai stancato di sfotterlo, era il suo passatempo preferito.
-Andiamo spavaldo Louis, non avrai mica paura della mia spada?- di nuovo quella risata maligna ma divertita.
-Io? Paura? Non so cosa sia la paura!- si sentì ferito nell'orgoglio e si sentì obbligato ad accettare la sfida.
-Se io vinco, tu lo lascerai andare!
Volare era un aiuto notevole durante gli scontri con i pirati e, anche se da solo, riusciva sempre a cavarsela. Ovviamente Trilli era sempre molto d'aiuto, quando non c'erano i ragazzi con lui.
Quando il vecchio pirata si ritrovò con le braghe calate e la sua flotta era completamente allo sbando, Louis seppe di aver vinto di nuovo e si lasciò andare, di nuovo, in una fragorosa risata.
Mentre fluttuava sopra la testa dei suoi avversari incrociò le gambe e poggiò il mento sul palmo della mano, il gomito puntato sul ginocchio e l'altra mano sul fianco.
-Tu, nipote del demonio!
Era sempre uno spettacolo imperdibile vedere Uncino sbraitargli contro dopo aver ricevuto un umiliazione.
-Io ti avevo avvertito, vecchio- lo ammonì spavaldo. -Ora lascia andare quel ragazzo!- indicò con l'indice il ragazzo ancora poggiato inerme al grande tronco.
Si poteva dire tutto di Uncino, tranne che non manteneva la parola data...avrebbe dato anche l'altra mano pur di passare per un uomo di parola. Così se ne andò, lasciando la radura e il ragazzo alle cure di Louis.
Si precipitò a slegare le corde che gli stringevano i polsi, le tagliò frettolosamente con il suo spadino d'oro, regalatogli dal regno delle fate, lo adagiò delicatamente a terra e si sporse sopra di lui per vedere se dava segni di vita.
Si soffermò a guardarlo più del dovuto.
-Non è bellissimo? Secondo te quanti anni ha?- si rivolse sorridente alla giovane fata che aveva sopra la spalla. La biondina si limitò a scuotere la testa e ad alzare le piccole e magre spalle.
Passò il polpastrello dell'indice sul volto del giovane addormentato, tracciandone i contorni delicati.
-Secondo te perché ancora non si sveglia?- ora il suo tono era preoccupato, un pizzico di nervosismo si poteva cogliere a malapena.
La sua piccola amica si adagiò delicatamente sulle labbra del nuovo arrivato in quell'isola e si chinò per cercare qualche traccia di veleno, Uncino era solito farne uso. Louis non volle nemmeno pensare a quella probabilità.
-Sonnifero- esclamò quasi risollevata da quella scoperta che fece tranquillizzare anche il ragazzo al suo fianco.
-Dobbiamo portarlo al rifugio.
-No. Louis, Capitan Uncino potrebbe aver lasciato uno dei suoi scagnozzi alle tue calcagna e poi rischieresti di sballottolarlo troppo- Trilli aveva decisamente ragione, lo fissava severa e con le mani sui fianchi.
Louis si limitò ad annuire e iniziò a darsi da fare per costruire un riparo intorno al corpo dormiente del ragazzo che aveva salvato dall'uncino del capitano.
Una volta finita la piccola casina costruita con rami e fronde di alberi li intorno, si sedette poggiato ad un tronco e tirò fuori il suo flauto di pan, costruito con le sue stesse mani qualche tempo prima. Stava ancora imparando a suonarlo, per ora era solo "bravo" ma puntava ad essere "strepitoso", come in ogni cosa che faceva ,del resto.
Passò tre ore buone a perfezionare la sua tecnica mentre teneva d'occhio il ragazzo che continuava a dormire nella tenda. Trilli lo aveva lasciato per tornare ad informare gli altri ragazzi.
-Oh ma andiamo! Perché non suoni?! Stupido agglomerato di canne!
Il su lamentarsi arrivò alle orecchie di un ragazzo che si svegliava lentamente dal suo lungo sonno, decisamente non desiderato.
Il ragazzo, una volta essersi ripreso del tutto, uscì spaventato e spaesato dalla casetta improvvisata e una volta guardatosi in torno notò un ragazzo rannicchiato ad un grande albero, aveva le gambe piegate, la testa nascosta tra le braccia incrociate sulle ginocchia ricoperte da una calzamaglia verde, a pochi metri da lui giaceva un flauto, era lo stesso che lo zio aveva a casa e che, quando era più piccolo, gli insegnò a suonare. Si avvicinò all'oggetto e lo raccolse prima di avvicinarsi timidamente al ragazzo che piagnucolava come un bambino.
-Ei- la sua voce uscì tremante quindi si schiarì la gola, in imbarazzo.
Il ragazzo davanti a lui, spaventato, si tirò su, schiacciandosi totalmente contro l'albero. Con grande sorpresa del nuovo arrivato, si alzò di qualche centimetro da terra.
Louis, quando si accorse di avere davanti il ragazzo addormentato, si riprese dallo spavento e si ricompose asciugandosi immediatamente le guancie rigate di inutili lacrime. Odiava non riuscire a farcela in qualsiasi campo, voleva essere il migliore in tutto.
-Perché piangi?- il riccio inclinò la testa di lato facendo ricadere i morbidi ricci. Lo scrutava incuriosito, non aveva paura di lui, infondo era solo un ragazzo e gli era sembrato innocente e privo di protezione, come lui.
-Io non piango- il tono di superiorità non sfuggì alle orecchie del ragazzo che si ritirò, come scottato.
Non volle insistere.
-Questo è tuo?- allungò la mano che teneva stretta il flauto di pan e quasi si spaventò quando l'altro lo sorvolò senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Si girò pronto a rincorrerlo.
-Non voglio più averne a che fare, puoi prenderlo.
Lo guardò sfasciare la piccola abitazione improvvisata e alzando le spalle si portò alle labbra il piccolo oggetto. Iniziò a soffiarci sopra nel modo giusto, per far uscire un dolce suono.
A quel piacevole rumore, Louis, si girò di scatto e volò verso il ragazzo che subito si bloccò per ricambiare lo sguardo.
-Sai suonarlo?- sembrava un bambino eccitato.
-Si, beh, un po'. Mio zio era bravo.
Louis lo guardò meravigliato per altri istanti prima di alzarsi di qualche centimetro da terra, sdraiarsi, incrociare la caviglie e poggiare la testa sui dorsi delle mani intrecciate, le braccia allargate come se fossero appoggiate ad un ripiano duro.
Spronò il ragazzo a continuare la melodia e questo, esitante, lo fece.
-Beh, credo sia tutto- disse non appena finita la canzone alzando le spalle, imbarazzato.
-Sei davvero bravo- Louis era davvero colpito dalla sua bravura.
-Grazie- le guance gli si fecero rosse.
-Allora? Come ti chiami?- girò la testa dall'altro lato e sorrise amichevolmente.
-Sono Harry, ma non è importante, insomma tu...tu voli! E poi...dove caspita sono?- sorrise ma era davvero frastornato da quegli avvenimenti.
-Si credo che ti devo una spiegazione in effetti- sorrise mettendosi "seduto" a gambe incrociate e si grattò la nuca non sapendo da dove iniziare.
Il riccio si limitò ad accomodarsi a terra e a spronarlo, con un occhiata, a parlare.
-Allora...io sono Louis...cioè, non so se hai mai sentito parlare del mitico "Peter Pan", ecco sono io. Ora tu sei sulla mia isola perché, credo, sei stato rapito da Uncino per fare da esca. Ti ha usato per attirarmi qui, sapeva che sarei venuto a prenderti.
Dovette metterci un po' per realizzare davvero quelle parole e Louis si trattenne dal ridere quando la sua faccia si trasformò in una maschera piena di stupore e incredulità.
-Ok questo è un sogno, tu non esisti! L'isola che non c'è non esiste, Capitano Uncino non esiste! Ora mi verrai anche a dire che con te c'è sempre una fatina di nome Trilli e che...- fu interrotto dalla mano di Louis che coprì la sua bocca, non si era nemmeno accorto del tono alto e stridulo che aveva usato.
-Io esisto, sono qui, mi vedi? Esiste l'isola, esiste Uncino, esiste Trilli e esistono i "bimbi sperduti". È tutto vero, tranne il mio nome. Quello che usano da voi è solo un soprannome- lasciò libera la bocca di Harry distanziandosi un poco da lui. Continuò a volteggiargli davanti.
-Quindi vuoi dire che le storie su di te...
-Sono tutte vere, almeno che non ne abbiano fatte di nuove. Poche cose differiscono dalla vera storia e io stesso ho dato il permesso a Barrie di scrivere qualcosa su di me, beh anche agli altri- alzò le spalle, sperava davvero che Harry gli credesse. Non gli piaceva passare per bugiardo.
-Cosa non è vero di quello che si dice sul tuo conto?
-La ragazza non si chiamava Wendy ma Eleanor, i suoi fratelli sono rimasti con me, uno si chiama Liam e l'altro Niall...
-Ok ok ho capito, tu esisti, non sei solo una leggenda- si portò le mani tra i capelli e scosse il capo per riprendersi.
Dopo diversi e imbarazzanti secondi il suo sguardo si puntò di nuovo su Louis, era imbarazzato ma la curiosità se lo stava mangiando dall'interno.
-Quindi tu hai conosciuto anche Disney?
Di tutte le cose che poteva chiedergli! Si diede dello stupido da solo.
Louis scoppiò a ridere per quella domanda così inappropriata. Insomma poteva chiedergli delle sue mille avventure, della sua fantastica vita...invece gli chiese se aveva conosciuto solo un altro che aveva voluto raccontare le sue gesta, trasformandolo in un eroe per bambini.
-Si, l'ho conosciuto. Era un tipo stravagante e mi aveva sempre attratto, avevo sentito parlare molto di lui, sapevo che raccontava storie a bambini di tutto il mondo e mi aveva incuriosito. Quando l'ho conosciuto lui mi chiese immediatamente se poteva usarmi per un suo cartone e io ovviamente accettai.
-Fico.
-Vero?- sorrise di nuovo a quel ragazzo così singolare, poi però si riprese e decise di scendere, almeno per il momento.
Gli si fece più vicino e gli prese velocemente una mano, ignorò il rossore sul suo volto e iniziò a tirarselo dietro.
-Dove andiamo?- Harry era confuso dalla reazione della giovane leggenda.
-Ti porto con me- si voltò per sorridergli e poi si alzò in volo facendolo quasi urlare per la paura. -tranquillo ti tengo io- se lo portò sotto di lui e lo afferrò saldamente per i fianchi.
Dopo qualche minuto di silenzio arrivarono nella tana dei "bimbi sperduti" dove Louis iniziò ad urlare per avvisarli del suo arrivo con un nuovo ragazzo.
Harry si vide assalito da una mandria di ragazzini urlanti, poi vide Louis ridere di gusto e si lasciò andare, rilassandosi quasi completamente.
Quel posto si riempì di caos e di bambini che urlavano cose del tipo "Louis, chi è questo?", "e tu chi sei?", "Benvenuto all'isola che non c'è!".
Un bambino, uno dei più piccoli, gli saltò in braccio e Harry si ritrovò spiazzato da quel gesto.
-Quando sei arrivato? Ti piace qua?- la voce era dolce, il volto di quel bambino era dolce...ma era tremendamente sporco.
-Piumino lascialo respirare, è appena arrivato e non ha ancora visto nulla, ma recupereremo, c'è tempo- Louis gli tolse il bambino dal grembo e lo poggiò a terra, poi si voltò verso di lui e gli sorrise amichevolmente.
-Cosa? No. Cioè, Lou io devo tornare a casa...- dal suo tono di voce si riuscì a capire la confusione che contraddistingueva i suoi pensieri.
Non poteva assolutamente restare li e quando Louis lo capì, analizzando le sue parole, ci rimase realmente male. Si era illuso di aver trovato un nuovo amico, uno che poteva insegnarli a suonare il flauto di pan, uno che poteva raccontargli come era proseguito il mondo al di fuori della sua isola magica.
-Vuoi andartene?- la delusione era palese in quelle parole.
-No, cioè, devo.
-No se non vuoi! Sei libero di fare quello che vuoi, la scelta è tua. Se vuoi resta!- Louis gli prese velocemente le mani e i suoi occhi per un attimo sembravano pregarlo di valutare almeno quella folle idea di restare in quel posto, con lui.
-E la mia famiglia? Gli studi? Non posso mollare tutto!- si scostò togliendo le mani dalla presa di Louis.
-Lasciami qualche giorno, d'accordo? Il tempo di mostrarti l'isola e cosa ti perdi se te ne vai. Ci stai?- nei suoi occhi c'era di nuovo speranza, un luccichio che Harry non poteva, non voleva, davvero spegnere.
Il riccio annuì e Louis, insieme ai suoi bimbi sperduti, esultarono come solo loro sapevano fare.
Tutto quel rumore richiamò la curiosità dei più grandi che si avvicinarono alla fonte del baccano.
-Pan, ma che succede?- la voce era dolce e assonnata e la figura che si avvicinò fu invasa da braccia che si aggrappavano ad essa.
-Abbiamo uno nuovo?- un'altra voce, un accento diverso.
-Deve decidere se rimanere o meno- Louis alzò le spalle poi si ritrovò a sorridere nel vedere Liam lanciare i più piccoli in aria.
-Ciao, io sono Liam- il ragazzo porse la mano ad Harry che la strinse mentre vedeva l'altro afferrare un bambino dalla sua schiena e alzarlo in aria facendolo ridere.
-Harry.
-Inglese?
-Si, Londra.
-Oh, anche io. Come mai sei qua?- gli sorrise dolcemente per metterlo a suo agio in mezzo a quella bolgia.
C'era chiasso ovunque e nessuno si preoccupava di farsi male.
-A quanto pare sono stato portato qua da Uncino...- alzò incurante le spalle. Si guardò attorno per poi vedere un bambino che faceva pericolosamente avanti e indietro appeso ad una liana.
-E come...insomma perché te?- Liam era un tipo davvero curioso.
-Probabilmente avrà avuto un abbaglio. Dove abitavi?- un ragazzo moro si accostò vicino a loro, in mano teneva una mazzafionda in legno.
-Dove abito- lo corresse il riccio. -Comunque abito nel quartiere di Bloomsbury, una vecchia casa che fa angolo in una stradina. Perché?- assottigliò lo sguardo.
-Liam, non era lo stesso quartiere in cui abitavate te e Niall? Anche voi poi avevate una casa che faceva angolo. Magari si è sbagliato o magari la casa è la stessa ma ha cambiato proprietari- Zayn alzò le spalle quasi come se la cosa non lo riguardasse affatto. Sembrava così ovvio e Liam gli diede ragione.
-Uncino diventa sempre più stupido, mi chiedo se lui, al contrario nostro, senta il peso degli anni e inizi a soffrire di qualche demenza senile- in quel momento apparve un ragazzo biondo, avrà avuto una quindicina d'anni si e no. Quelle sue parole fecero scoppiare tutti a ridere. Harry intanto continuava a guardarsi attorno con meraviglia.
-Harry!
Gli arrivò una palla di neve in faccia. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi dove caspita avessero preso la neve perché, beh, Louis si era avvicinato ridendo a lui e lo aveva destabilizzato.
Era davvero un bel ragazzo. Ma era un bambino, i suoi comportamenti ricordavano quelli di un bambino.
-Ho bisogno di parlarti, Zay, vieni con me- prese velocemente la mano del moro e lo trascinò lontano da loro che continuavano le presentazioni e a scherzare tra loro.
Harry si stava davvero integrando e Louis non poté esserne più felice. Sperava davvero che sarebbe rimasto con lui, non gli sarebbe affatto dispiaciuto vedere quel bel viso ogni giorno, per il resto della sua vita.
-Zay, ho solo pochi giorni per convincerlo a restare qui. Come faccio?
-Perché vuoi farlo restare a tutti i costi? Non abbiamo mica bisogno di espanderci!- il suo tono era divertito ma Louis sapeva benissimo quanta curiosità lo spingeva a parlare.
-Non lo so...insomma...mi piace. Si, cioè, secondo me dovrebbe essere bello passare del tempo con lui e poi...è bello- sospirò come una ragazzina alla prima cotta.
-Lou, da quando hai detto addio ad Ele ti sei rincitrullito, lo sai?
-Non sto scherzando! Ascoltami! Voglio che resta perché, non lo so, c'è qualcosa che mi piace in lui e poi sa suonare il flauto di pan! Insomma potrebbe aiutarmi! Aiutami a farlo restare, ti prego!- il suo tono passò in poco tempo da scocciato, ad esaltato, a supplichevole. Era un bambino.
-D'accordo Lou, ma ci devi mettere del tuo- Zayn gli diede un piccolo schiaffo sulla nuca prima di prendere uno skate che aveva rubato nella sua ultima visita a Londra.
Louis volò fino ad Harry, che stava giocando a pallacanestro con i due fratelli, e gli si posizionò sulle spalle chiudendogli gli occhi con le mani.
-Vieni con me- fu un sussurro lieve nel suo orecchio, ma sorrise convincendosi che si, si sarebbe divertito con quel ragazzo così unico, come era Louis.
-Non aver paura, ora ti insegno a volare!- la sua voce traspariva l'entusiasmo che provava mentre Harry non riusciva ancora a realizzare bene. Non sapeva se essere elettrizzato o terrorizzato.
Lo portò in uno spiazzo libero anche dalla confusione infernale che c'era per via di quei bambini.
-Pensa a qualcosa di bello- sorrise prendendogli le mani.
E lo fece, lo fece davvero, pensò al suo sorriso, ai suoi occhi meravigliosamente chiari ma scuri allo stesso tempo...chissà cosa nascondevano, quante cose avevano visto e quanta solitudine c'era dietro.
Annuì e Louis lo lasciò andare per farlo alzare in volo.
Ci riuscì, all'inizio, ma dopo pochi secondi si vide già precipitare addosso al ragazzo che spaesato se lo ritrovò contro il petto, i loro volti erano ad un millimetro di distanza dall'altro.
-Ciao- disse Louis sorridendo dolcemente.
-Ops- Harry lo disse in contemporanea ma con un tono più imbarazzato che divertito.
Il riccio attese qualche secondo poi arrivò alla conclusione che fosse inappropriata la loro vicinanza e si scostò con impaccio notevole.
-Scusa- la voce era flebile e ne trasparve un notevole imbarazzo.
-No, la colpa è mia...ho dimenticato la cosa più importante- da una piccola sacchetta, appesa alla sua "cinta", tirò fuori una polverina d'orata, aprì il palmo della mano e ci soffiò sopra.
Il soffio caldo accompagnò la polverina e si posarono entrambi sul volto di Harry che fu invaso da piccoli e sconosciuti brividi. Si sentì strano per un attimo, Louis continuava a guardarlo dritto negli occhi e a sorridergli, così non si accorse nemmeno che aveva iniziato a librarsi in aria.
Glie lo fece notare un Louis sorridente che iniziò a guardare in basso e poi di nuovo verso di lui con sguardo orgoglioso.
-O. Mio. Dio.
-Harry stai volando!- Louis era felice quasi quanto il ragazzo, ancora incredulo, davanti a lui.
-Sto volando! Lou, sto volando!- si guardò intorno poi tornò con lo sguardo a Louis e gli sorrise con gli occhi lucidi per la felicità.
Passarono il resto del tempo a far esercitazioni di volo e a fare lezioni con il flauto di pan. Si divertivano da matti insieme ma Harry iniziava ad accusare i colpi della stanchezza e Louis fu costretto a riportarlo a casa prima di quanto volesse realmente farlo.
-Io dove dormo, Lou?
-Vieni- gli sorrise per l'ennesima volta e lo prese per mano trascinandoselo dietro, dentro la sua "tana".
-E tu?- si guardò intorno, gli piaceva quel posto.
-Questa è la mia stanza- gli spiegò prendendo posto su un letto di foglie secche.
Gli fece segno di avvicinarsi e Harry non se lo fece ripetere una seconda volta.
-Ti va di parlare un po'?- Louis si rannicchiò in un angolo del letto e parve ancora più bimbo agli occhi di Harry che si limitò ad annuire.
-Cos'è successo di nuovo? Hanno raccontato qualcos'altro sul mio conto?
-Disney ha fatto un sequel del suo classico- lo informò il ragazzo che si era appena sdraiato di fianco a lui.
-Parla sempre di me?- la sua voce era incuriosita ma si riusciva ad intravedere della stanchezza.
-Si, Uncino rapisce la figlia di Wendy e la porta qui, tu la salvi e poi, beh, le solite cose. Lei diventa una bimba sperduta ma poi sceglie di tornare a casa e tu rivedi Wendy che ormai è cresciuta...
-Sei un pessimo racconta storie, lo sai?
Harry ridacchiò e diede una piccola gomitata al fianco di Louis che mugugnò qualcosa prima di sorridere divertito.
-Torna a Londra e cercati una nuova Wendy- alzò entrambe le sopracciglia, gesto inutile dato che Louis non lo avrebbe potuto vedere.
-Sento un po' di gelosia nella tua voce- lo derise di nuovo, ovviamente sapeva che Harry sarebbe stato al gioco.
-Oh si, non sai quanta- Harry alzò gli occhi al cielo. Il suo tono era sarcastico ma si, un po' geloso lo era.
Il cielo, si ritrovò a pensare se quello sopra di loro ora fosse lo stesso cielo che guardava sempre prima di addormentarsi, quando si affacciava dalla finestra di camera sua. Finestra che, disgraziatamente, quella sera era stata dimenticata aperta. Era sempre stato abituato a chiuderla.
Continuarono a parlare del più e del meno, di tutte le cose che erano cambiate dall'ultima volta che Louis aveva messo piede nel mondo "reale", di quello che avrebbero fatto la giornata seguente e di Uncino.
Si addormentarono con ancora delle domande da fare e delle risposte da dare.

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