disordine.

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Simone sapeva benissimo che fare un trasloco insieme a Manuel per andare a convivere per la prima volta sarebbe stato quanto di più stressante potesse sopportare nella sua vita, proprio per questo quando avevano preso questa decisione aveva iniziato una preparazione mentale tutta sua che consisteva nel tollerare qualsiasi cosa gli desse fastidio, fatta dal compagno o meno.

La tecnica ebbe anche la sua efficacia con grande stupore di Manuel o di chiunque li aiutasse, si era limitato a dargli delle indicazioni su come inscatolare le cose senza dire nulla quando lo faceva nel modo errato mischiando oggetti provenienti da stanze diverse, o quando trasportando i pezzi del mobile del salone aveva scheggiato l'angolo del muro appena verniciato. Ebbe la sua efficacia quella tecnica, almeno finché non arrivò il momento di mettere in ordine le cose svuotando gli scatoloni.

Simone ci provò davvero a resistere, offrendosi più volte di fare lui quel lavoro, barattandolo con qualche mobile da montare o mensola da fissare al muro. Ma quando tutti mobili furono terminati e rimase solo da mettere a posto tutto, si trovò costretto a farlo insieme a lui e la sua pazienza cominciò a vacillare dopo non molto tempo.

La corda si spezzò definitivamente quando lo vide rovistare in un cassetto appena sistemato, richiudendolo come se niente fosse dopo averlo messo in disordine.

«Manuel si però che cazzo!»

L'urlo di Simone fece gelare il maggiore sul posto, alzò lo sguardo verso di lui giusto in tempo per vederlo strofinarsi gli occhi con entrambe le mani per poi puntarli su di lui con espressione esasperata. Era più di un mese che Simone non sbottava più in quel modo e lui davvero non aveva idea di cosa lo avesse mandato su di giri in quel momento. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi mentre nella mano destra stringeva una lampadina e dopo qualche istante di silenzio azzardò a parlare.

«tutto bene Simo'?» e a giudicare dagli occhi infuocati del minore quella era decisamente la domanda più sbagliata che potesse fare.
«io? Ma ti rendi conto di quello che fai Manuel?» il maggiore abbassò la testa confuso, guardando la lampadina che aveva in mano.
«prendere una lampadina?»
«no tu-» Simone sbuffò e decise di alzarsi dal tappeto su cui era seduto, circondato da oggetti, per dirigersi verso il cassetto aperto poco prima ed indicare l'interno messo in disordine. «questo» Manuel si sporse un po' per guardare l'interno e cercare una risposta e tutte quelle domande che da un paio di minuti a quella parte gli vagavano per la testa, ma non la trovò.
«io non te sto a capì mica»
«l'avevo messo in ordine, sei arrivato tu come un cazzo di tornado con quelle mani e guardalo ora!» lo indica di nuovo per poi chiuderlo con forza.
«ao ste mani però mica te dispiacciono quando stanno addosso a te!» uno sbuffo rumoroso lasciò le labbra di Simone che in quel momento non aveva alcuna voglia di scherzare o stare alle battute sconce di Manuel, si allontanò da lì dirigendosi verso la loro camera da letto e nel farlo lanciò un'occhiata a Manuel, ancora fermo nello stesso punto.
«fammi stare da solo sennò ste mani te le metto addosso io e non come piace a te» dice prima di chiudere la porta della camera.

Manuel si ritrovò da solo nel salone di casa loro a fissare una porta chiusa e, nonostante gli avesse appena inveito contro, decise di continuare quello che aveva iniziato ritornando nel piccolo studio affianco alla camera pensando che, effettivamente, avrebbe potuto fare più attenzione nel mettere le mani dentro quel cassetto, il suo problema era che tutto quello che riguardava l'organizzazione lo aveva sempre delegato a Simone perché gli piaceva farlo e perché lui era negato per l'ordine e spesso quando si trattava di mantenerlo era ancora peggio, soprattutto in quell'ultimo periodo in cui Simone non lo redarguiva nemmeno più. Lui semplicemente non riusciva a capire quale fosse il limite da non oltrepassare tra ordine e disordine.

Ritornò vicino la lampada che aveva poggiato sulla scrivania e avvitò la lampadina, richiudendo il coperchio usando le clip apposite. Quando venne il momento di fissarla al muro, però, un forte dubbio lo assalì, perché quello era il muro che separava lo studio dalla camera da letto e aveva come il presentimento che qualsiasi rumore avesse fatto lo avrebbe portato davanti ad un Simone non troppo felice.

Poggiò nuovamente la lampada sulla scrivania ed uscì ritornando in salone, si avvicinò al mobile oggetto di discussione ed aprì il cassetto, estraendo nuovamente la maggior parte degli oggetti per poi ricominciare a metterli dentro uno ad uno cercando di seguire un ordine che Simone aveva sicuramente utilizzato precedentemente. Ci mise circa 20 minuti a rimettere tutto in ordine e si ritrovò ad osservare il cassetto giungendo alla conclusione che, anche con il massimo impegno, non sarebbe mai riuscito ad essere preciso come il compagno.

In quei venti minuti, comunque, non sentì alcun rumore provenire dalla camera, né tantomeno vide Simone uscire con un sorriso smagliante sul volto. Quindi dopo aver completato tutto quello che aveva programmato di fare, decise di avvicinarsi colpendo la porta con le nocche.

«se entri ti tiro un pugno»

Manuel si concesse di ridere in modo silenzioso perché Simone che minacciava di colpirlo lo riportava con la mente a quando avevano quindici anni e lui faceva tutto, meno che colpirlo veramente. Nonostante tutto Manuel abbassò comunque la maniglia spalancando la porta e trovando Simone seduto sul letto con un paio di scatoloni ai propri piedi.

Non riuscì a pronunciare nemmeno una parola prima che un cuscino lo colpisse in pieno viso lasciandolo a bocca aperta, lo afferrò mentre cadeva per terra e guardò Simone che mise su un'espressione seria e si ritrovò ad alzare un sopracciglio trattenendo una risata.

«sei soddisfatto?»
«non ti potevo tirare un pugno da qua»
«tranquillo, me avrebbe fatto meno male» disse con un sorriso beffardo, a quel punto Simone afferrò un altro cuscino ma Manuel quella volta lo anticipò, avvicinandosi e colpendolo sul petto.
«Manuel!»

Quel grido diede il via ad una vera e propria battaglia di cuscini che ebbe vita sul letto appena fatto, a Simone servì per sfogarsi un po' senza fare effettivamente male a Manuel e a lui servì per vedere ridere finalmente il compagno dopo quasi un'ora di silenzio insostenibile. Ad ogni colpo che prendeva vedeva quel broncio scomparire pian piano fino a lasciare spazio ad un sorriso, quindi dopo qualche minuto passato ad accusare colpendolo poche volte, si allungò verso di lui bloccandolo contro il materasso.

«guarda che sono arrabbiato con te!» disse Simone cercando di divincolarsi, Manuel lo guardò con un sorriso sul volto prima di abbassarsi e lasciargli un bacio sulla guancia.
«l'ho messo a posto er cassetto»
«si ma tanto metterai in disordine qualcos'altro!»
«te non me sgridi più! Lo sai che non c'ho il senso del limite col disordine!»

A quel punto anche Simone si ritrovò a trattenere una risata davanti allo sguardo smarrito di Manuel, si sistemò meglio sul letto e alzò una mano per accarezzargli il volto.

«io non volevo rompere le palle, mi sono impegnato per non sbroccare»
«e il risultato è che semo finiti a fa a cuscinate perché ho preso na lampadina, sei n genio» lo sbeffeggiò Manuel guadagnandosi un'altra cuscinata in testa. «Simo' mo tiro pe l'aria tutta casa se non la smetti» lo ammoní puntandogli un dito davanti al volto che venne prontamente morso dal più piccolo.
«ci devi solo provare, vedi come ritorni a casa con mamma»
«me ne vado a vive co tu padre, ho sentito che s'è liberata na stanza» rispose infilando la mano nei ricci corti del più piccolo che finse risentimento con quella frase.
«non oseresti portare il disordine in quella stanza»
«oh si che lo farei»

Iniziarono un rapido botta e risposta di "sisi" e "assolutamente no" che venne accompagnato dalle loro posizioni invertite da Simone, tra le lenzuola ormai sfatte del letto. Manuel si ritrovò a ridere prima di sentire le labbra del più piccolo premere sulle sue in un bacio fatto di sorrisi e risate scomposte, perché non c'era niente per cui ridere veramente, ma la felicità esagerata riuscivano a sfogarla solo in quel modo, accarezzandosi e baciandosi tra le risate.

«t'ho fatto un regalo» disse Manuel accarezzandogli il volto. «alzate te lo faccio vede'»

E Simone era un tipo troppo curioso per protestare, quindi in meno di un minuto si ritrovarono nello studio illuminato solo da una lampada a forma di dinosauro che ancora doveva essere fissata al muro.

«la volevo attacca' ma ce stavi tu incazzato in camera e non volevo che me staccassi la tes-»

Le parole di Manuel vennero interrotte da Simone che lo tirò a se baciandolo nuovamente, sentendo il cuore battere in modo frenetico nel petto.

«grazie» sussurrò staccandosi leggermente. «puoi attaccarlo quando vuoi»
«si?» Simone annuì.
«basta che dopo pulisci sennò cambio la serratura di casa» disse, lasciandolo per la seconda volta in piedi da solo in una stanza, ma questa volta ridendo di gusto per quanto amava Simone.

Se un giorno a Roma | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora