2. Blu

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Avanzavamo a passi lenti e traballanti verso la nostra sorte incerta, e mentre ascoltavo il rumore leggero dei nostri passi, che sembrava quasi timoroso di farsi sentire da ciò che ci attendeva, mi scorrevano nella mente i ricordi delle migliaia di avventure vissute con lui.
Jamie faceva parte della mia vita da quando ero nato, o comunque da quando avevo coscienza - e da quando ce l'aveva lui. Non ci eravamo mai separati. Era il mio fedele compagno di avventure, di soddisfazioni e di gioie, ma anche di litigate e piccoli dolori. Jamie ed io ci assomigliavamo tantissimo, e non intendo solo fisicamente.
Avevamo un carattere piuttosto scuro - perché io tendo ad associare un colore ad ogni personalità che incontro.
Jamie per me, dopo una vita, è ancora blu scuro come quando ci siamo conosciuti: il blu è un colore intenso, è il colore della riflessione e della malinconia, è il colore che dà dipendenza e di cui non puoi fare a meno. Il blu è quel colore che sa stare in silenzio, quando serve, offrendoti una spalla su cui riposare, ma anche calma e tranquillità; è il colore che ti aiuta a pensare, a chiarirti le idee quando tutto sembra andare in frantumi, e che ti rassicura con una semplice promessa: "Qualsiasi cosa accada, non ci lasceremo mai."
Ma Jamie non è di un blu elettrico e appariscente, non ama farsi vedere: ha una sfumatura più cupa, perché capita spesso che la sua meditazione sia malinconica. A volte Jamie non mostra tutto ciò che ha dentro. È come quando guardi l'acqua del mare e cerchi di addentrarti nelle profondità degli abissi, o scruti l'orizzonte quando il sole va a riposare e un pennello sempre più scuro dipinge il cielo: allora riesci a vedere sempre meno, anche strizzando gli occhi, e capisci che la meraviglia della natura ti sta nascondendo qualcosa di troppo grande per te.
Dopo tanto, però, conoscevo Jamie talmente bene che perdermi in quel blu era diventata una piacevole e familiare abitudine, e mai come ora avevo temuto di non poter più avere al mio fianco il mio compagno di viaggi.
Davanti a noi, dietro di noi, tanti altri amici, familiari e fidanzati si stringevano tra loro: eravamo una fila ordinata di caos e terrore, tutti uniti da quella stessa paura di perderci. Marciavamo con poca convinzione, trovando a mala pena, qualche volta, la forza di guardarci negli occhi, tentando con scarso entusiasmo di infonderci coraggio, con l'unico risultato di trasmettere a chiunque avessimo accanto il terrore che ci danzava dentro - come se ce ne fosse bisogno, poi.
Eravamo sporchi, spaventati e assolutamente impreparati ad affrontare qualsiasi cosa ci fosse nella Zona Oscura, che lentamente e inevitabilmente si avvicinava per sconvolgere le nostre vite, sempre più buia, sempre più inesorabile.
Jamie si avvicinò a me mentre ne varcavamo le soglie, come per rinnovare silenziosamente la sua promessa.
Immediatamente ebbi la sensazione di essere chiuso in una gabbia: era stato un attimo impercettibile, un passo in più dopo i milioni di passi che io e Jamie avevamo fatto insieme, e improvvisamente il cielo intorno a noi si era fatto grigio, il terreno era diventato sassoso e instabile, sembrava di poter scivolare da un momento all'altro e finire nel nulla, travolti da una frana. Davanti a noi, solo un grigio cupo e travolgente, nel quale si perdevano i nostri compagni di sventura. Alcuni di loro li conoscevo, altri li avevo incontrati in giro di sfuggita, molti non li avevo mai visti; adesso provavo per tutti la stessa compassione che provavo per me, senza però preoccuparmi per la vita di nessuno di loro, nessuno che non fosse Jamie.
Per un momento, che parve un'eternità, restammo tutti in silenzio a chiederci cosa dovesse succedere.
Poi cominciò.

Un sogno nel cassettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora