Capitolo XX : Harry Potter al Ministero

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La Umbridge chiamava e Alyssa correva. La cosa francamente stava iniziando a stancarla ma più le stava vicino maggiori erano le informazioni a cui poteva avere accesso.

Quando arrivò al Primo Livello si diresse verso il suo ufficio e trovò un vero caos, c'era qualcosa che si muoveva sul pavimento ed esplodeva, facendo saltare su dalle sedie tutti i maghi e le streghe che stavano lavorando.

-Cosa diamine sta succedendo?- chiese ma nessuno udì la sua voce dato il rumore. Sospirò esasperata, ma non era un suo problema, avrebbero dovuto sbrigarsela da soli. Cercò di ignorare la nausea che la assalì vedendo l'occhio di Moody al posto dello spioncino della porta della Umbridge ed entrò nell'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Quando però si voltò verso la scrivania vide qualcosa che mai si sarebbe aspettata: Albert Runcorn stava frugando freneticamente fra i documenti.

-Che cosa sta succedendo?- chiese con voce ferma e lui rimase immobile per qualche istante ad osservarla.

-Ti do dieci secondi per rispondermi, poi chiamo la sicurezza- minacciò e lui sospirò.

-Sono io, Alyssa. Harry Potter- rispose Runcorn dopo qualche istante di esitazione, lasciandola completamente spiazzata.

-Pozione Polisucco- spiegò, siccome continuava a fissarlo senza riuscire a dire nulla.

-Perchè dovrei crederci?- domandò, per cercare di capire se fosse la verità o un test per provare la sua fedeltà.

-Durante il tuo ultimo anno sei stata tu a consigliarmi di chiedere a Dobby della Stanza delle Necessità, e sempre tu hai permesso all'Esercito di Silente di evitare la Squadra di Inquisizione della Umbridge quando ci ha scoperti- rispose prontamente, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Solo il vero Harry Potter poteva sapere quelle cose.

-Ma sei pazzo? Come ti viene in mente di venire qui? Ti stanno cercando tutti!- disse avvicinandosi a lui. Era incredibilmente inquietante parlare con Harry Potter sotto le sembianze di Runcorn, ma Alyssa cercava di non farci troppo caso e di concentrarsi sulla situazione.

-Non sarei venuto se non fosse di vitale importanza- replicò prontamente lui.

-Cosa ti serve?- domandò, sperando di poterlo aiutare. Lui parve riflettere per qualche istante sulla risposta, probabilmente non era sicuro di cosa potesse rivelarle.

-La Umbridge dovrebbe avere un medaglione d'oro con delle pietre verdi. Ne sai nulla?- La sua richiesta la sorprese di certo ma cercò di non darlo a vedere e rifletté attentamente.

-Lo porta sempre al collo. Le pietre verdi formano una "S"- disse e lui parve decisamente sollevato dalla sua risposta.

-Ha sempre detto che si trattava di un cimelio di famiglia. L'ho appena vista, lo indossa anche oggi- aggiunse. Non aveva la minima idea di cosa dovesse fare con quel medaglione e non era sicura di volerlo sapere, ma doveva essere davvero importante perché rischiasse così tanto entrando al Ministero per trovarlo.

-È di sotto per il processo adesso. Posso accompagnarti da lei- propose.

-Non voglio metterti nei guai- replicò subito lui ma Alyssa scrollò le spalle.

-Non è un problema. Andiamo-.

Raggiunse l'aula del tribunale insieme a Harry, cercando di non prestare particolare attenzione ai dissennatori di guardia tenuti a bada dal patronus della Umbridge e si andò a sedere accanto a lei. Dallo sguardo che le rivolse poi Harry capì che aveva visto il medaglione. Adesso era solo questione di tempo.

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In tutto il mondo magico non si parlava di altro che dell'irruzione di Harry Potter e dei suoi amici al Ministero della Magia. La persona più ricercata del momento aveva rischiato davvero molto e ancora non era chiaro quale fosse il motivo, le notizie erano contraddittorie. George poteva solamente sperare di riuscire a vedere Alyssa e di avere da lei qualche notizia su ciò che realmente fosse successo, di sicuro sapeva qualcosa.

-Nessuna novità?- chiese a sua madre entrando in cucina e lei scrollò le spalle.

-Non riesco a capire cosa stiano facendo. Prima la Gringott, poi il Ministero. Stanno rischiando- rispose. In fondo era quello che pensavano tutti.

-Hai saputo qualcosa dall'Ordine?- le chiese.

-Ho saputo che Lupin ha incontrato Alyssa e lei gli ha detto che i processi continuano come sempre e che ha visto Harry, quando è andato al Ministero-. Non appena sentì nominare Alyssa George si fece più attento. Erano mesi che non la vedeva e l'idea che anche lei potesse essere stata coinvolta in ciò che stava facendo Harry lo tormentava.

-Ha detto che lui cercava un medaglione che aveva la Umbridge ma non sapeva il motivo. Lo ha aiutato a trovarlo e basta-.

-E di Ron sapeva qualcosa?- domandò Fred raggiungendoli. Molly purtroppo scosse il capo. Non sapere nulla era ogni giorno più terribile, si sentivano impotenti, completamente in balia degli eventi.

-Finirà mai?- George sentì chiedere a suo fratello, anche se sapeva che non si aspettava davvero che gli desse una risposta. C'era poco da dire, la sola cosa che potevano fare era sperare. 

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Chiusa nel suo ufficio Alyssa continuava incessantemente a compilare documenti e i verbali dei processi. Si trattava di una semplice formalità siccome non c'era mai possibilità di appello, ma per qualche strano motivo ci tenevano a salvaguardare le apparenze.

Da parte sua le permetteva di non pensare troppo a tutto quello che stava succedendo, le serviva a concentrarsi per non perdere la testa. In quei momenti di sconforto le mancava terribilmente potersi confidare con George, quando era insieme a lui sembrava tutto meno difficile. Erano mesi che non lo vedeva perché incontrarsi a casa sua o alla Tana era diventato troppo pericoloso. La sua famiglia era tenuta d'occhio dal Ministero in quanto simpatizzante dei babbani e soprattutto legata ad Harry Potter e all'Ordine della Fenice. Era un miracolo che non fossero stati tutti spediti ad Azkaban. Alyssa non poteva rischiare di compromettere la sua posizione solo perché aveva bisogno di George. Solo perché si sentiva persa. Eppure c'erano momenti in cui avrebbe voluto tirarsi indietro, smettere di fare il doppio gioco. Avrebbe voluto lasciare il suo lavoro e andarsi a nascondere sottoterra fino a quando la guerra non fosse finita. Era esausta. Il lavoro che tanto aveva desiderato si era trasformato in un incubo, anche se sapeva di dover rimanere il più possibile vicino ai piani alti per poter essere utile all'Ordine si sentiva davvero orribile ogni volta che assisteva al processo di un Nato Babbano e non poteva fare nulla per aiutarlo. Non poteva urlare contro alla Umbridge dicendole che quello che faceva era sbagliato. Era bloccata in una situazione terribile e l'unico modo per uscirne era aspettare che la guerra finisse e sperare che Voldemort ne uscisse sconfitto. Mentre compilava scartoffie non riusciva a pensare ad altro.


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