Capitolo 23 - Parte 2

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Macarena


Non dormo da giorni e sono esausta. Il problema non è la mia solita insonnia, ovviamente non riesco a dormire in questa situazione.

Il mio corpo mi sta lentamente abbandonando. Con poco cibo, poca acqua, zero riposo, molta paura e chissà quale sostanza che gira ancora nel mio sangue è inevitabile che io stia male. Ora riesco a muovermi, però credo che mi sia venuta la febbre.

Hassan mi sorveglia giorno e notte ed è davvero inquietante, credo sia fatto di cocaina o qualcosa di simile. Per fortuna non mi ha fatto niente, anzi non mi parla nemmeno, però non so quanto questo sia rassicurante.

Mi ha legata a un letto e quando l'ha fatto io ho pensato al peggio, ma non è successo nulla. Anche se non posso muovermi e mi sembra di impazzire.

Non mi sta torturando, non mi sta chiedendo informazioni, non sta ancora cercando di uccidermi. Semplicemente mi tiene legata, non mi perde d'occhio e io faccio finta che lui non esista. Non ci penso neanche a parlargli o a provare a fare qualcosa, sento che ogni mia mossa potrebbe essere estremamente pericolosa.

Ora però inizio ad essere davvero troppo stanca e preferisco conoscere il mio destino, per quanto brutto possa essere.

"Cosa vuoi farmi?" gli chiedo.

Lui mi fissa, senza rispondermi.

"Cosa cazzo vuoi farmi?" ripeto.

"Non lo so, va bene? Non ne ho idea."

"Sei ancora in tempo, lasciami andare e io non dirò niente... Ti prometto che questa storia si chiuderà così..."

"Io non voglio che questa storia si chiuda, io voglio che Aisha abbia finalmente giustizia."

"È stato un incidente... Se fosse qui anche lei ti direbbe che non volevo ammazzarla..."

"Tu che cazzo ne sai di quello che direbbe?"

"Di certo si vergognerebbe di te, sei solo un vigliacco che se la prende con una donna legata e indifesa."

Ok, questa frase potevo anche evitarla. Se si arrabbia ancora di più per me è la fine.

Io però sto iniziando a provare una sensazione che non mi piace per niente. La mia solita "ira suicida" si sta facendo strada dentro di me.

L'ira suicida è quella rabbia distruttiva che mi ha portato in passato ad affrontare i miei nemici in maniera sciocca e irresponsabile. È quell'impeto che mi ha portato a sfidare Akame e a combattere contro le cinesi anche se sapevo bene che le mie azioni mi avrebbero portata dritta alla tomba.

Cerco di trattenermi e di non fare altre cazzate, ma a quanto pare non basta.

Si avvicina a me con un grosso coltello, posandomelo proprio all'altezza del cuore.

"È difficile per me, io non sono un assassino come te, però fino a quando sarai viva non avrò pace. Non ha senso aspettare ancora, non trovi?"

Sento il battito del mio cuore che aumenta sempre di più, fino a bucarmi il petto.

Sento il rumore del mio cuore rimbombare nel silenzio della notte.

Sento il mio respiro aumentare, ho paura che se ne accorga anche Hassan e non voglio dargli questa soddisfazione.

Sento le mie gambe abbandonarmi come se non avessero più ossa e muscoli.

Sento la morte che sta arrivando, ogni istante più vicina e ogni istante più spaventosa.

Sento la lama appuntita del coltello contro il mio petto. So che basta solo una piccola spinta e io non ci sarò più.

Spero solo che la mia morte sia rapida e indolore, ma ho l'impressione che non sarà così.

Poi però penso che magari una speranza c'è, voglio credere che una via d'uscita sia possibile, anche se ora sono davvero nella merda.

Chiudo gli occhi e mi sforzo di pensare a tutte le volte che ho creduto di non farcela e invece sono sopravvissuta.

Penso a quando le cinesi mi avevano chiuso in una lavatrice in funzione. Ho realizzato ciò che stava succedendo quando ho sentito il rumore dell'enorme elettrodomestico che si stava azionando. Ho provato a bussare, ho provato a spingere contro l'oblò con tutte le mie forze e ad urlare a squarciagola per chiedere aiuto.

Ho lottato per un po' e poi mi sono arresa.

Era tutto inutile, era finita. Sarei morta, sarei morta lentamente e in un modo terribile.

Sono rimasta cosciente per tantissimo tempo, ho sentito tutto. Ho sentito l'acqua entrarmi nei polmoni, ho sentito le mie ossa spezzarsi una ad una, ho sentito il mio cuore accelerare fino ad arrivare a un punto di non ritorno.

Ho sentito le urla di Zulema, ma non riuscivo a tornare da lei.

Quanto avrei voluto tornare da lei, quanto vorrei tornare da lei adesso e rimettere insieme i pezzi di un matrimonio che è diventato simile a un giro sulle montagne russe.

Ripenso al nostro ultimo litigio, ripenso a ciò che le ho detto. Le ho detto che avevo paura di lei, che mi aveva fatto del male in passato e che quando discutiamo ho paura che possa farlo di nuovo. Lei si è pietrificata e mi ha detto che con le mie parole l'avevo uccisa.

Mi ha ignorata per giorni, era come se io fossi diventata un fantasma e non mi vedesse più. Per lei non esistevo più e ho avuto paura di perderla. Parlavamo solo di Yasmin e con la bambina fingevamo di essere allegre, ma è stata una discussione davvero brutta.

Quanto brutta? Su una scala da uno a dieci il livello raggiunto era: divorzio imminente.

Come quando ha baciato James, anche se alla fine ho deciso di fidarmi di lei, di crederle.

Abbiamo distrutto tanto, ma abbiamo anche tanto da ricostruire. E io voglio farlo.

Voglio farlo per lei. Con lei. Insieme a lei.

In fondo, abbiamo tanti bei ricordi. Me ne viene in mente soprattutto uno.


È partito l'irrigatore in giardino e Zulema ha deciso di farmi uno scherzo. Non fa in modo di interrompere il getto d'acqua e non mi fa entrare in casa.

Nel frattempo Yasmin osserva la scena, ridendo. Come sempre, lei e mia moglie si sono coalizzate contro di me.

"Zule, per favore, mi fai entrare?"

"No, perché dovrei?"

"Perché sono tutta bagnata."

"A me piaci quando sei bagnata."

"È vero mamma, sei molto bella così." interviene mia figlia che, per fortuna, non ha capito il doppio senso.

"Yasmin, ti ho comprato le caramelle, ma se non convinci mamma Zuzu ad aprirmi non posso dartele."

"Posso dargliele io." risponde Zulema, con un tono di sfida.

"Non sai dove sono, ora potete aprire?"

"Va bene bionda, solo per questa volta."

"Mamma, torna a casa." mi dice Yasmin, sorridendo, quando mia moglie apre la porta.


"Mamma, torna a casa."

Le parole della mia bambina mi risuonano nella mente e mi danno tantissima forza.

Sì, farò di tutto per tornare a casa. Io devo tornare a casa.

I hate u, I love uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora