CAPITOLO 2

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Stavo tranquillamente sistemando il letto di una camera e canticchiavo una canzone dei miei cantanti preferiti, mi dissero che sarebbe dovuto venire un cliente molto importante e che la stanza sarebbe dovuta essere impeccabile,perfetta.

Avevo quasi finito il mio turno, decisi che dopo tutto quel lavoro sarei andata al mare a rilassarmi.

Fu proprio così, dopo un turno lungo a sistemare, lavare, pulire, portare,potevo finalmente rilassarmi.

Guidai e passeggiai godendomi il panorama e arrivai fino alla stessa spiaggia di ieri, sperai con tutto il cuore di non trovare di nuovo calciatori stronzi e scorbutici.

Arrivai alla spiaggia e diventai felice nel notare che non si fosse nessuno nei paraggi. Mi sistemai come l'altro giorno e mi sdraiai sull'asciugamano e nel giro di qualche secondo mi addormentai, ero molto stanca.

<AIAH!
Mi svegliai di soprassalto confusa, qualcosa mi aveva colpito la testa, guardai subito accanto a me notando un pallone da calcio.

P: Ops scusami- non l'ho fatto apposta

Sentii una voce dall'accento strano e una figura avvicinarsi a me che riconobbi subito.

< Ammettilo che lo hai fatto apposta invece.

Lo guardai abbastanza scocciata da non notare il suo fisico in costume. Okay si forse lo avevo notato...

P: Me la potresti ridare?

Indicò la palla, sorridendo con un sorriso strafottente.
Lo guardai ancora più scocciata.
Presi la palla e mi alzai.
Notai che la sua ragazza modella non era con lui ed era da solo.

< E la tua ragazza? Ti ha già mollato?

P: Mi spiace per te ma ho ancora la ragazza, sta nello yacht a prendere il sole.

Alzó le spalle guardandomi con la sua faccia leggermente corrucciata per via del fastidio del sole.

Ignorai le sue parole di provocazione.

< Vuoi rimandarmi via dalla spiaggia? Non c'è bisogno di colpirmi-

P: in realtà stavi russando.

CHE COSA?!

< Oh no no, io non russo.

Come si permetteva di dirmi una cosa del genere? Quando la finisce di fare quei sorrisetti fastidiosi poi.

Mi prese la palla dalle mani e iniziò a passarsela da una mano all'altra.

P: Oh si che lo stavi facendo...

Iniziò a palleggiare da solo con le ginocchia e i piedi.

P: Russavi talmente forte da sconcentrarmi mentre facevo i palleggi.

Rifermò la palla con le mani per guardarmi e io incrociai le braccia facendo finta di nulla, pensai che quello che stesse blaterando fosse vero e iniziai a morire dentro per la vergogna.

< Anche se fosse vero non c'è bisogno di colpirmi.

P: Come sei seria, prenditela sul ridere, stavo scherzando.

Si avvicinò a me e iniziò per mettere la mano sulla mia testa.
Gliela scostai violentemente prima che potesse toccarmi.

<Che fai?! Stammi lontano.

P: Volevo vedere se ti avessi fatto male. Ma a quanto pare hai confermato quanto sei stronza e antipatica.

Mise a terra la palla e la calciò via andandoci dietro.

Lo guardai sorpresa, ma incazzata.

<Tu sei solo un ragazzino viziato!!

Gli urlai contro e per la seconda volta me ne andai via.

𝑵𝑶𝑵 𝑷𝑨𝑹𝑳𝑶 𝑺𝑷𝑨𝑮𝑵𝑶𝑳𝑶!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora