Papà

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25 Dicembre.

Il profumo dell'arrosto e delle lasagne appena sfornate invasero le mie narici,riportandomi in mente l'ennesimo ricordo felice.
Chiusi gli occhi e sospirai.

«Diana,Loris! È pronto!»
Io e Loris iniziammo a correre più veloce che mai per raggiungere la cucina.
Erano passate ormai intere ore mentre io e mio fratello,assieme ai nostri cugini Matthew e Emanuel,giocavamo spensierati nel giardino di casa nostra.

«Non correte!» Urlò mia zia Wanda a noi quattro.
Come al solito,nessuno di noi la ascoltò,così Emanuel cadde per terra sbucciandosi il ginocchio.

«Questo è perché non mi ascolti mai!»
Lo raggiunse sua mamma prendendolo in braccio.
Emanuel iniziò a piangere dal dolore,mentre mia Zia Wanda lo abbracciava rassicurandolo.

Rimanemmo tutti in silenzio come se ci sentissimo in colpa per lui.
Ma,dopo una manciata di secondi,Emanuel smise di piangere e a nostra sorpresa,iniziò a ridere a crepapelle.

«Non mi sono fatto niente!» Disse fra una risata e l'altra.

«Non farmi più scherzi del genere!» Disse sua mamma per poi farlo scendere dalle sue gambe.

Iniziammo tutti a ridere divertiti,come se avessimo appena assistito alla scena comica migliore di sempre.
Emanuel si sedette accanto a me,senza riuscire a smettere di ridere.

Osservai mia mamma divertita mentre prendeva in giro sua sorella,che a sua volta rideva pure lei.
«Ti sei fatta prendere in giro da tuo figlio,di nuovo»

Eravamo tutti felici.
D'altronde,come ogni singola volta in cui ci ritrovavamo tutti assieme.

«Siamo pronti a ingrassare?»
Disse mio Zio David,riportandomi alla realtà.
«Arrivo!» Mi sedetti a tavola,mi guardai intorno e sorrisi.
Liam si girò verso di me e diede un dolce bacio sulla mia fronte,così,appoggiai la testa sulla sua spalla.

«Papà,spero tu non abbia bruciato le lasagne come lo scorso anno» Disse Liam facendomi scappare una risatina.
«Non criticare le mie lasagne!» Rispose David facendo il finto offeso.

«Diana?»
Voltai il capo verso mio fratello e mi accorsi che teneva il mio telefono in mano.

«È papà»

Sentii una strana sensazione al petto.

«Ti sta chiamando»

Mi alzai in piedi e raggiunsi mio fratello.
Presi il telefono in mano e osservai quel nome sul display.
Ci pensai un attimo prima di rispondere,ma alla fine mi allontanai dalla cucina e mi feci coraggio.

«Papà?»
«Ciao,Diana»

Quella voce.
Quella voce che ho amato per così tanto tempo,per poi finire ad odiare.
Quella voce che mi ha perseguitato per tanti anni.
Quella voce che proveniva dalla persona che più mi ha fatta soffrire.

«Ciao,papà»
«Come stai?» Chiese con la bocca impastata.
«Sei ubriaco?» Chiesi.
«No» Rispose secco.

Ma io riconoscevo quando mio padre beveva.
Al telefono riuscivo a riconoscerlo soltanto dal modo in cui parlava.
Parlava lentamente,come se dovesse pensare per bene a ogni singola lettera che pronunciava.

«Perché mi hai chiamata?»
«Perché volevo sentire la voce della mia bambina»

Non aprii bocca,non seppi che dire.

«Tu non vuoi sentire la mia voce?»

Avrei voluto dirgli,che no,non volevo assolutamente sentire la sua voce.
Ma non glielo dissi,era ubriaco,e già da tempo avevo deciso di non sprecare più il mio tempo a spiegargli il mio punto di vista.

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