Polvere

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La polvere sul davanzale continuava ad accumularsi, granello dopo granello si posava sul marmo, sulla terra umida dei gerani e sulla bottiglia di plastica accartocciata. I raggi di sole dividevano simmetricamente la camera di Benji in tanti fasci, che permettevano di vedere meglio i residui che si posavano sulla stanza. Odiava quella scena mattutina e soprattutto odiava doversi alzare.

"Ancora cinque minuti...", disse, guardando il telefono. "Ti prego, ancora cinque minuti.".

La suoneria rumorosa della sveglia, invece, non lo ascoltava e aveva ripreso a suonare di nuovo. Era già la quarta volta che succedeva.

"Alzati, cazzo.", esclamò. "Questo colloquio non lo puoi fallire."

Alzarsi era sempre una fatica, soprattutto dopo una notte passata a bere; sentiva le braccia pesanti e ad ogni movimento qualche osso emetteva dei piccoli crack. Volse lo sguardo verso la metà vuota del letto e vide il sole diventare sempre più intenso. Le tende cercavano invano di bloccarlo, ma ogni sforzo era una guerra destinata a finire allo stesso modo.

"Dannazione", disse, mentre con le dita si massaggiava la testa. "Ci mancava anche il mal di testa."

Si alzò di scatto sul fianco, tentò di trovare con il piede le ciabatte e al terzo tentativo si arrese.

"Vabbe", sbuffò. "Non importa.".

Si incamminò verso la porta e rischiò di inciampare tre volte su dei suoi vestiti.

Devo sistemare tutto un giorno, pensò. Un giorno lo farò...

Arrivato alla cucina prese un bicchiere, si versò dell'acqua e dal primo cassetto iniziò a cercare le pastiglie del suo farmaco ansiolitico.

"Ma buongiorno!", esclamò una voce dietro di lui. "Pensavo che non ti saresti più svegliato."

"Ah sì io..", disse voltandosi. "Io ho dormito un-".

La sua frase fu interrotta dalle braccia della ragazza, che si appoggiarono al suo ventre e iniziarono a scendere lentamente in basso.

"Ma che fai?", chiese Benji. "Fammi fare le mie cose prima."

"Le tue... cose?", rispose la ragazza. "Quali cose?"

Benji guardò i suoi capelli biondi e con la mano destra ne accarezzò una ciocca, mentre con la mano sinistra afferrava sempre più forte il braccio della ragazza.

"Le mie cose sono le mie cose.", esclamò dolcemente. "Così come le tue cose, ", disse, tirando leggermente i suoi capelli e aumentando sempre di più la voce. "Sono le tue cose. Io non ti faccio domande scomode."

"Domande scomode?", rispose. "Calmati, cercavo di fare solo conversazione."

"Beh, si, però...", disse Benji.

"Però tu sei in ritardo, devi correre, bla bla bla...", disse la ragazza, liberandosi dalla presa di Benji e andando alla ricerca della sua giacca.

"Il mio numero lo hai, se vuoi che ci rivediamo...", rispose il ragazzo. "Cioè ecco... ieri sera, beh, non so come dire."

"Si si, Ben.", lo interruppe arrabbiata. "Va bene così, dai. Ci vedremo."

"Ma no, aspetta", disse Benji, andando verso la ragazza, che si stava già dirigendo verso la porta.

"Aspetta?", esclamò, con un tono di voce sempre più intenso. "Aspettare cosa? Abbiamo passato la notte a parlare dei tuoi problemi, a discutere della tua vita e di come non hai niente, di come non riesci ad avere niente. Cosa devo aspettarmi da te?"
"Beh io...", provò a rispondere il ragazzo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 18, 2022 ⏰

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Swallowing Stars | Benji x Fede AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora