AUTUNNO

304 12 1
                                    

1991.

IL CIELO era grigio e gli alberi spogli.

Le tonalità di giallo, arancione e rosso dipingevano le strade, mentre il vento fresco annunciava l'avvento dell'autunno.

L'autunno era un mese amato e odiato da Isabel allo stesso tempo. Lo considerava un periodo dedicato alla vulnerabilità, un momento così fragile da permettere all'inverno di prendere il sopravvento su quei colori meravigliosi, anticipando l'arrivo della stagione fredda.

Non aveva mai gradito l'idea del cambio d'orario, che la metteva in seria confusione, ma amava l'autunno per il suo clima e l'atmosfera che creava.

La base HYDRA ospitava due super soldati, il cui siero scorreva nelle loro vene, trasformandoli in macchine da guerra pronte ad annientare ogni avversario.

Un soldato, con ideali simili a quelli dei nazisti, si diresse verso un passaggio segreto, premendo i pulsanti che immediatamente si illuminarono di verde: 1, 8, 9, 2 e 6.

Dopo aver inserito correttamente la sequenza numerica, la cassaforte si aprì, ma al suo interno non c'erano soldi, bensì un libro rosso con una stella nera incisa sulla copertina.

Il soldato entrò in una sala dove venivano condotti esperimenti su cavie umane, prelevate durante una guerra civile, quando tutti gli attuali soldati erano solo dei bambini indifesi.

Un grande tubo si erse, rivelando i corpi dei due mercenari. Da esso fuoriuscì del fumo bianco, che svelò due figure toniche con sguardi vuoti, privi di umanità.

Entrambi indossavano una maschera nera che copriva metà del volto.

Due uomini li presero per le braccia e li trascinarono in un'altra sala. Urla strazianti risuonarono fin dall'esterno dell'edificio mentre i nazisti continuarono il processo di lavaggio del cervello.

Vennero divisi, a ognuno di loro furono impartite parole diverse, anche se con lo stesso scopo: risvegliare il soldato che era in loro e impartire comandi precisi.

"Missione." Questa parola aveva l'importanza di far capire a Isabel che doveva portare sempre a termine ogni compito assegnato.

"Guerra." Doveva sempre vincere.

"Sangue." Doveva procurarlo in grande quantità, senza esitazione.

"Due." Era la seconda soldatessa dopo Bucky..

"Venti." L'anno di nascita di Isabel.

"Desiderio." La brama di vittoria.

"Fuoco." La conseguenza di una missione fallita, una cosa che il loro capo non avrebbe tollerato.

Isabel aveva il respiro affannoso, il petto si sollevava e abbassava rapidamente mentre le parole continuavano a scorrere dai soldati.

Alzò lo sguardo verso il suo superiore, e quest'ultimo chiuse con veemenza un quaderno rosso.

"Buongiorno, soldatessa."

"Gotov k novoy missii." Isabel rispose, pronta per una nuova missione, le sue parole sussurrate in russo erano talmente basse da risultare quasi impercettibili.

"Missiya," sussurrò Isabel nella lingua straniera mentre si trovava davanti alla porta di Liam. Questa parola sbloccò un nuovo ricordo, forse uno dei più utili. "Fury, Liam."

Salutò entrambi con un semplice cenno della testa.

Subito dopo, Liam la pregò di parlare e di tornare a casa per discutere.

"Posso fidarmi e lasciarvi da soli?" Chiese Fury all'orecchio di Isabel.

"La risposta è scontata, Fury, una soldatessa dell'HYDRA sa sicuramente come cavarsela," rispose quasi attaccandolo, anche se non era quello il suo vero intento.

Doveva prima decidere cosa fare del ragazzo di fronte a lei. Nick, in risposta, uscì dalla sala con nonchalance e silenzio.

"Isabel, grazie al cielo sei di nuovo qui, io... mi dispiace così tanto." Le braccia di Isabel rimasero incrociate al petto, proprio sotto il seno. Poi gettò la testa all'indietro e scoppiò in una risata nervosa.

"Non mentire, Liam. Tu non ti senti neanche lontanamente in colpa," lo corresse, sicura che lui non sapesse nemmeno cosa fosse il senso di colpa.

"Sei venuta con lui, vero?" chiese Liam, il tono di voce ora più diretto e freddo.

"Perché chiedi se sai già la risposta?" rispose Isabel.

"Se starai con lui, ti ferirà. Non lo capisci? Lo dico per te, per noi." La tensione tra i due aumentava, e le parole diventavano più affilate, come coltelli affilati pronti a tagliare nel cuore di una situazione già complessa.

Balbettò, i suoi occhi non avevano un punto fermo, risultò molto insicuro delle sue stesse parole.

Ma lui l'amava, la amava talmente tanto da sbagliare tutto.

"Come fai tu a saperlo?" chiese Isabel, la tensione nell'aria si tagliava con un coltello.

"Credi che il Dio degli Inganni possa essere sincero con te?" domandò Liam con un filo di scherno.

"Per l'amore del cielo! Usa un po' di buon senso, ha tradito chiunque, pure suo fratello. Non c'è modo di fargli capire i suoi errori, ti ferirà e basta: è nella sua natura.

Non puoi cambiare un cattivo, esso rimarrà tale per sempre, ricordi?"

Isabel sussultò a quelle parole, non riuscendo a capire come Liam potesse prevedere una simile situazione e giudicare così facilmente Loki.

"Anche tu mi hai ferito, Liam," replicò in un sussurro.

"E infatti ti sto chiedendo scusa. Perdonami. Ricominciamo da capo. Mi sento uno schifo. Ti supplico," disse Liam, desiderando riportare Isabel sotto la sua ala. Era lei la sua ossessione, dopotutto.

"Addio, Liam," rispose Isabel. Si diresse verso la porta, esitando a tirare giù la maniglia, soprattutto quando lui riaprì la bocca.

"Hai sbagliato tutto," disse Liam. "Sbagliare." Quella fu una parola terribile per le orecchie di Isabel. Il fallimento e la perdita non le erano mai stati concessi. "Impostata per causare dolore," continuò Liam, manipolandola. Lei iniziò a perdere la testa. Lo scopo di Liam era riportarla a sé, e non gli importava come. "Ma ora lo stai causando, e lo causerai, a chi ti circonda."

Con queste parole, Isabel esplose. Dalla tasca tirò fuori un coltello svizzero e lo lanciò in direzione di Liam. In qualche modo, sapeva che, se lo avesse colpito, non si sarebbe mai sentita in colpa. Ma non puntò direttamente a lui, cercò solo di sfiorarlo, di spaventarlo, e ci riuscì. La tensione fra loro era arrivata al culmine.

Subito tutti i membri del team entrarono nella stanza, allarmati dall'imprecazione che Liam aveva urlato.

"Vieni qui, peste, avanti," disse Bucky, prendendo Isabel per entrambe le spalle e allontanandola dalla stanza. Lui era sempre stato in grado di calmarla quando scattava in rabbia. Bucky la abbracciò mentre lei si liberò con un urlo di esasperazione. "Ok, è uno stronzo, ma ahimè l'omicidio è ancora illegale," sussurrò lui all'orecchio di Isabel.

"Isa, cosa succede?" domandò Clint, usando un soprannome banale che forse non era proprio adatto a lei. Sembrava più un nomignolo per una bambina, il che le ricordò gli ultimi momenti passati con i suoi genitori.

"Non sto bene," borbotto Isabel, il respiro in gola bloccato. Liam aveva raggiunto almeno una parte del suo obiettivo: farla impazzire. Poi era sicuro che sarebbe ricaduta tra le sue braccia, come con la droga. Lo stile di vita di Isabel doveva cambiare, e lo sapeva. Era in momenti di crollo come questo che lei ci ricadeva, ogni volta come se fosse la prima.

Isabel sentì il bisogno di sporcare di nuovo il flusso sanguigno, di bruciare le cellule e assaporare l'apice della felicità. Provò una forte sensazione di caduta, senza mai toccare il fondo, ed era terrificante.

Si sentì come una foglia che cadeva dall'albero durante i mesi autunnali... E, nonostante tutto, amava quella stagione.

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora