SINTOMI

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LA COSA che Isabel amava del suo lavoro era che nessuno poteva mai sapere niente.

Nessun membro degli Avengers o agente dello SHIELD sapeva nulla riguardo ai miglioramenti apportati a Loki. Loki era un caso così particolare che mandò in fumo tutti i suoi studi; lui era un passo avanti a lei, da sempre. Dall'altra parte, il Semi-Dio non avrebbe mai svelato nulla su di sé, non avrebbe lasciato che nessuno entrasse dentro per leggere l'anima grottesca che viveva in lui. E non lo fece mai.

Isabel aveva i suoi metodi. Sicuramente non avrebbe forzato Loki a parlare; non sarebbe servito a nulla. Il suo compito era aggiustarlo, non cambiarlo.

"Ti piacciono?" chiese, notando che Loki si mise a guardare i disegni. "Sono delle tavole, si usano per il test di Rorschach."

"Che tipo di test, dottoressa?" usò quel nomignolo per ridicolizzarla, ma lei non ci badò.

"Con questi posso capire chi sei, come funzionano i tuoi pensieri, il tuo disagio affettivo e come ti relazioni con gli altri."

"Sciocchezze," sputò subito con fare sapiente. "Solo io so chi sono, non ho bisogno di nessun test."

"Chiaramente, ma io non so chi sei tu. Aiutami a capirlo, se vuoi siediti."

Non le importarono i passi indietro di Loki. Decise di fare tre passi avanti per raggiungerlo. Era il suo obiettivo fisso.

Isabel spostò la scrivania al centro della stanza; non dovevano essere di fronte per fare il test, quindi avrebbe lasciato Loki seduto accanto a lei.

La mente di Isabel vagò subito verso Loki. Lì non voleva stare. Desiderava tornare a casa, sentirsi a casa, e soprattutto provare la sensazione di essere amato. Magari in una vera famiglia.

All'occhio della città dorata, la famiglia con cui Loki era cresciuto sembrava un quadro perfetto, pennellate pulite e semplici. Ma non sapevano che era tutto un carico di illusioni, come nelle creazioni dell'artista, teologo e matematico Niceron.

La sua vita era basata sull'illusione, sull'ossimoro, sul paradosso e sul contrasto.

Ancora oggi, Loki poteva sentire la voce del "padre" che gli diceva che era il prode di Laufey, niente più di una semplice reliquia. Non era mai riuscito a superare quella notizia.

Per tutta la sua vita, era stato screditato e insultato, e non aveva mai cercato una risposta al motivo di quelle azioni. Solo dopo aver appreso la verità, era riuscito a collegare tutti i punti.

"Un tuo diritto di nascita," sbottò Odino, sporgendosi in avanti dalla seduta del trono. "Era morire."

"Voglio rimanere in vita solo per causarti lo stesso scompiglio e odio con cui ho dovuto sopravvivere io," rispose Loki, serio e con le labbra imbronciate.

Isabel scrisse qualcosa nel blocco che appoggiò sulle sue gambe accavallate, si ritrovò a guardare quell'inchiostro nero sulla superficie color latte, erano parole lontane a lui, visibili ma tanto vicine al suo essere. Sindrome dell'abbandono, pensiero di superiorità, problemi di fiducia.

"Le farò una domanda, dottoressa. Invertiamo i ruoli per una volta," disse Loki con un tono basso che fece correre mille brividi lungo la spina dorsale di Isabel. "Per lei, cos'è l'amore?"

Isabel era confusa. A che gioco stava giocando Loki? Il suo tono era diretto e freddo, eppure intriso di curiosità. Cosa stava cercando di scoprire?

"Sicuramente un sentimento," cominciò Isabel, "ma quello che conoscono tutti è solo un lato. Nessuno si focalizza sull'amore come strumento di dolore. Riesce a divorarti vivo, ti toglie il respiro, brucia l'anima. Ma rimane una sensazione. Ora, dimmi di più sul tuo concetto di amore."

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora