PASSATO

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NONOSTANTE i fatti del passato, Isabel non era una persona cattiva, né si avvicinava minimamente a quella definizione. Tuttavia, il sangue versato non poteva essere negato o dimenticato.

Camminando per le trafficate strade di New York, le venne in mente un'immagine del suo passato.

Era una bambina di sei o sette anni, che correva per i vicoli con un sorriso radiante, le guance rosate di gioia.

Sembrava quasi una bambola di porcellana, con i calzini bianchi che sporgevano dai suoi piccoli piedini e le lunghe trecce svolazzanti al vento.

Correva senza sosta, senza paura di cadere.

Ogni volta che inciampava o si faceva male, si rialzava con determinazione, anche se con qualche crepa qua e là. Quel suo spirito indomito aveva fatto sì che non fosse mai considerata una "bambola di porcellana" nel senso tradizionale.

Finalmente, ricordò gran parte della sua infanzia, anche se alcuni momenti erano ancora nascosti nella sua mente. Doveva collegare gli eventi recenti a quelli del suo passato, mettendo insieme pezzo dopo pezzo. Ma Isabel non era l'unica a dover fare i conti con gli anni trascorsi e sepolti in un cassetto mentale. Doveva anche aiutare Loki a realizzare questo obiettivo.

Isabel sapeva che il comportamento di Loki era profondamente influenzato dal suo passato.

La sua figura era stata oscurata per anni dall'ombra di suo fratello, Thor, che era all'oscuro del danno che aveva causato.

Loki era sempre stato il più fragile dei due, e non aveva mai seguito i canoni asgardiani tradizionali, specialmente quelli relativi alla forza fisica e alla battaglia.

Fin dall'infanzia, crebbero in modi completamente diversi. Mentre Thor veniva coccolato da tutti, Loki fu designato come la pecora nera della famiglia, sentendo pronunciare previsioni nefaste su di lui. Non ebbe mai l'opportunità di sperimentare la sensazione di appartenenza o di conoscere il valore di una vera famiglia. L'infanzia di Loki rimase priva di quei momenti che molti considerano fondamentali per la crescita.

D'altra parte, l'infanzia di Isabel si svolse in modo relativamente sereno. Riusciva a ricordare a tratti il volto della madre, una donna bellissima, dalla voce candida e dal sorriso grazioso. Del padre, invece, aveva solo una sfuggente sagoma nera in memoria, e una voce gioiosa ma al contempo decisa. Non era stata un'infanzia particolarmente bella, ma neanche brutta.

La sua unica missione ora era aiutare Loki a risolvere il suo passato. Tuttavia, i silenzi di lui divennero ancora più angoscianti dopo l'aiuto che aveva cercato di offrirgli la notte precedente. Era fondamentale che Loki si lasciasse aiutare, altrimenti non avrebbe potuto progredire nel lavoro di investigazione. Isabel non poteva continuare a scrivere sul fascicolo: paura di essere abbandonati, labilità emotiva, tendenza ai comportamenti rischiosi, incapacità di stabilire relazioni intime positive.

Il mattino seguente a quella fatidica sera, i due litigarono di nuovo.

Loki sibilò con disprezzo che non poteva aggiustare una persona. Era convinto che in Loki non ci fosse nulla di buono o giusto, ma Isabel era convinta del contrario.

Tuttavia, Loki era un uomo distrutto fino al midollo, fatto di rabbia, dolore, rancore e oscurità.

Isabel continuava a sperare di vedere almeno un piccolo sorriso sulle labbra di Loki, anche solo un accenno.

Era sicura che fosse ancora lì, anche se raramente riusciva a scorgere una luce nei suoi occhi.

Ogni volta che Isabel faceva un passo in avanti, Loki ne faceva due indietro. Non voleva che anche lei si rendesse conto della profondità delle tenebre che abitavano dentro di lui.

Isabel ascoltava Loki quando restava in silenzio, e lui, in qualche modo, le faceva credere che la sua presenza fosse utile a preservarla da un dolore ancora più grande.

"Tu vuoi soltanto farmi diventare qualcosa che non sono," sibilò Loki con amarezza. "Pretendi che io possa diventare diverso, migliore, ma non sono fatto per essere come Thor. Non mi cambierai."

Mentre Loki parlava, Isabel manteneva le braccia lungo i fianchi. I suoi occhi si riempirono di tristezza e delusione. Non sembrava che Loki volesse collaborare, e questa sensazione di fallimento la perseguitava. Si chiese più volte dove avesse sbagliato: forse nel modo di ascoltarlo, o forse doveva dargli più spazio, o forse ancora doveva avvicinarsi di più. Era stanca di sentirsi respinta nonostante tutti i suoi sforzi.

Svariati giorni dopo quel confronto, i due rimasero in silenzio come un filo teso tra di loro, una rappresentazione della loro pazienza. Bastava poco per spezzarlo. Non si parlavano, ma Isabel cercava di avvicinarsi silenziosamente a Loki, passo dopo passo. Si prendeva cura di lui, offrendogli l'attenzione che nessun altro gli aveva mai dato in anni. Tuttavia, sembrava che non fosse ancora sufficiente.

Un messaggio le fece cambiare il pensiero, fu Stark.

T: Dolcezza quando torni? Manchi un po' a tutti, è da un po' che non ti fai sentire.

Sorrise allo schermo con il pensiero di andare subito dai suoi amici, viveva con la costante bugia che a loro, di lei, importava come se fossero una vera famiglia. Ma non permisero mai a Isabel di entrarci veramente, la lasciavano sempre sulla soglia. Non si curò molto dell'abbigliamento, un maglione e un paio di Jeckerson, senza dimenticare i suoi guanti.

"Non ti separi mai da quelli," disse una voce profonda quando Isabel stava per uscire. Si voltò e notò la figura di Loki dietro di lei.

"Credo tu sappia il perché, mi conosci, no?" rispose Isabel.

"Certamente, ma la tua teoria non sta in piedi." Isabel ignorò l'affermazione e gli spiegò che se ne sarebbe andata per un paio di ore, ma lui la fermò. "Ho visto le tue cicatrici." Le parole di Loki fecero fermare il respiro di Isabel in gola. Per questo indossava sempre i guanti. Quei segni erano la sua più grande insicurezza. "La magia della Maximoff non copre tanto tempo come credi."

Isabel si sentì fragile, come una foglia d'autunno che cade facilmente dall'albero. "Devo-"

Questa volta fu lei a scappare da lui. Si toccò le mani in modo frenetico, pregando affinché i tagli cicatrizzati potessero sparire per sempre. I guanti rossi e opachi erano sicuramente comodi per nascondere tutto, ma se Loki li aveva notati, significava che altri potevano farlo.

Camminò rapidamente verso la sua auto, il suono della natura intorno a lei sembrò quasi piacevole, ma fu rovinato dai passi affrettati dietro di lei.

"Non avevi chiuso la porta, niente di sigillato questa volta," disse Loki, mettendosi subito sulla difensiva. I suoi lineamenti erano visibilmente tesi, le sue ciglia nere accentuarono il suo sguardo enigmatico, evidenziando gli zigomi eleganti e bianchi.

"Che diavolo ci fai qui?" chiese Isabel a denti stretti, sorpresa dalla sua presenza. Il Semi-Dio tentennò a rispondere, così lei si girò verso di lui, invitandolo ad entrare.

I loro ruoli sembravano ormai scambiati. Non c'era più una Isabel sorridente e piena di buoni propositi; al suo posto c'era una ragazza grigia, piena di domande senza risposte.

Loki mantenne il suo ghigno malefico sul volto, mentre Isabel desiderava che si trasformasse in un sorriso sincero e autentico.

Non voleva più ricordarsi di quella mattina, le parole bruciarono ancora sulla sua pelle, doveva accantonare que

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora