DONNA

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"Per tutte le violenze consumate su di Lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l'ignoranza in cui l'avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna."

William Shakespeare


L'ESSERE DONNA si riconosceva anche nei dettagli fisici, nelle curve sinuose e nel portamento fiero. Isabel, con i suoi lunghi capelli corvini che cascavano come una cascata di seta nera lungo la schiena, aveva l'aspetto di una donna indomita. I suoi occhi, dal colore profondo dell'ebano, erano come pozzi misteriosi di saggezza e determinazione. La sua pelle chiara emanava un'aura di sensualità e forza interiore, mentre il suo sorriso, audace e un po' beffardo, tradiva il suo spirito ribelle.

Era di fronte a un coltello, un'arma affilata come il suo spirito, pronta a tagliare attraverso il velo dell'incertezza. Era di fronte all'arma più pericolosa di tutte: l'amore. Loki era lì, e lui era il pugnale che minacciava di trapassare il suo cuore. Non erano così distanti dalla loro storia, perché stavano diventando i protagonisti delle loro stesse vite.

"In tutte le favole, i protagonisti finiscono col baciarsi e avere una vita perfetta," sussurrò, accarezzandolo con timore, mentre i suoi occhi incontravano quelli di Loki.

Un sorriso lieve si delineò sulle labbra del Dio degli Inganni, e Isabel poté percepire la sua risata contro la sua pelle.

I denti affilati di Loki sembravano danzare sul suo torace, eppure lui non credeva nei lieti fini. Non sarebbero stati degli eroi di fiaba, ma qualcosa di molto più complesso.

"Saremo incredibilmente dolorosi," la avvertì di nuovo, ma era troppo tardi. Isabel si sentiva invasa da Loki, le sue "macchie velenose" si diffondevano come inchiostro su un foglio bianco. Finalmente aveva trovato la sua storia, e ora era pronta a ballare con il diavolo sotto un cielo notturno, infinito e infernale.

"Non ho mai temuto la sofferenza," sussurrò, mentre il mondo spariva intorno a loro, lasciando spazio solo a loro due e al loro amore travolgente, un amore che non conosceva confini né regole, ma che bruciava come una fiamma selvaggia nel buio.

Isabel gli prese il viso tra le sue mani, c'erano solo loro in quel momento; a rovinare tutto fu la suoneria del telefono della ragazza, un messaggio da parte di Wanda.

W: Isabel, dove siete?

"Ci aspettano," mormorò lei con un tono basso e dolce, e un annuì fu la risposta del Semi-Dio. Uscirono dall'auto in silenzio, una mancanza di parole che non aveva bisogno di spiegazioni. Loki desiderava solo stare bene, cosa che aveva cercato per secoli. In quel silenzio, il cuore del ragazzo emetteva un lamento di agonia, auto-disprezzo e rabbia, ma Isabel era lì per strappargli via quelle sensazioni negative. "Non andartene, non ora," disse lei, ponendo una mano delicata sul petto di Loki, esattamente dove si trovava il suo cuore. Isabel era disposta a prendere i suoi frammenti infranti e a rimetterli insieme, pezzo dopo pezzo. Era disposta a farlo per Loki, mettendo lui al primo posto. Anche lei aveva bisogno di questa unione, ma aveva scelto di mettere il Semi-Dio prima di tutto.

Loki stava per rispondere, aveva schiuso le labbra, ma dovette chiuderle nuovamente quando la porta si spalancò. "Ragazzi! Forza, entrate!" esclamò Steve, presentandosi alla porta d'ingresso con voce euforica. Capitan America era il sogno di chiunque: muscoloso, occhi azzurri, capelli biondi, una vera e propria favola in carne e ossa. Ora tutti erano vestiti con abiti 'normali', e questo sembrava quasi strano a Isabel. Ma la cosa più sorprendente era vedere come tutti fossero diventati più sereni col passare del tempo. Non avevano più nemici da sconfiggere, tutto sembrava procedere senza intoppi.

Mentre Loki si aggirava silenziosamente per la grande sala, rifletteva sullo scontro avuto in precedenza con Steve. Se solo Stark non si fosse intromesso, avrebbe vinto. Questa era una certezza che continuava a farsi strada nella mente di Loki. Mentre lui cercava di rimettere insieme i pezzi del suo puzzle, Isabel, d'altra parte, ne stava togliendo alcuni dai suoi.

"Isabel, perché non ci prepari degli hamburger? Tu sai farli davvero deliziosi," suggerì Clint, svegliandola dai suoi pensieri.

Isabel annuì in silenzio e si diresse verso la cucina. Là, tirò fuori tutti gli ingredienti e iniziò a preparare gli hamburger, ma nella sua mente tornava incessantemente il momento intimo con Loki.

Non riusciva a toglierselo dalla testa, anche se aveva cercato di negare a se stessa che potesse esserci qualcosa di più tra loro. Lei doveva essere la sua psicologa, non altro.

Ma ormai era troppo tardi, Isabel si era avvinghiata alle spine di Loki, rendendosi conto che, appena sentiva la sua voce, il suo respiro si bloccava in gola.

"Serve una mano?" chiese Thor, facendola sobbalzare quando lo vide apparire all'ingresso della cucina. Il polso dell'amico era appoggiato allo stipite della porta, e al suo arrivo, Isabel emise un sospiro di sollievo, invitandolo ad unirsi a lei nella preparazione.

"Thor, finalmente. Taglia i pomodori," disse lei, evitando il suo sguardo, temendo che lui potesse giudicarla. Ma si dimenticava che Thor non sarebbe mai stato giudicante, nemmeno sotto costrizione.

"È successo qualcosa? Loki ti ha fatto del male?" chiese Thor immediatamente, preoccupato.

"Loki non mi ha fatto del male, anzi," rispose Isabel rapidamente, con le labbra tremanti.

"E allora cosa ti tormenta così tanto?"

"Come sai che ho qualcosa che non va?" Isabel lasciò cadere il coltello, e questo scivolò nel lavandino mentre i due si sfidarono con gli sguardi. Thor era notevolmente più alto di lei, con le braccia muscolose incrociate sul petto che si gonfiava con fierezza.

"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda," disse Thor, stringendo gli occhi.

Isabel assottigliò ulteriormente gli occhi al Dio e iniziarono un gioco di sguardi intenso, senza alcuna intenzione di cedere.

"Rispondi alla mia domanda," insistette Thor. Lei alzò il mento e serrò gli occhi, pronta a resistere all'interrogatorio.

"Ah!" esclamò improvvisamente Isabel. "Hai sbattuto gli occhi!"

Thor sbuffò e gettò una spugna nel lavello.

"Solitamente, in qualsiasi cosa tu faccia, ti mostri sicura e autoritaria... Ma oggi no. Quindi te lo chiedo di nuovo: cos'è successo?"

Isabel sentì il coltello della verità, una capacità innata di Thor che le provocava dolore quando mentiva, pungere nella sua mente. Thor sapeva quando lei non diceva la verità e il suo potere lasciava cicatrici profonde.

"Non posso dirti molto, solo che riguarda anche tuo fratello," rispose a malincuore.

Thor prese un boccone di pane e masticò lentamente, guardandola attentamente.

"Lo vedo. Non ha mai avuto gli occhi così pieni di vita," mormorò con un sorriso amaro. "Puoi considerarmi il primo degli stupidi, ma so riconoscere quando nell'aria c'è qualcosa di diverso."

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora