BALLIAMO

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LE LUCI natalizie danzavano nell'aria e i volti felici di adulti e bambini riempivano le strade di New York, trasformando la città in un caldo abbraccio natalizio. Tra la folla di passanti, spiccavano Isabel e Loki, immersi nell'atmosfera incantata.

Isabel aveva insistito affinché lui la accompagnasse a vedere la città durante il giorno, dopo la magnifica festa natalizia. Il suo desiderio era stato accolto, e ora camminavano mano nella mano tra le vie animate della città.

"Non la trovi magnifica?" chiese Isabel, stringendosi le spalle per il freddo, ma il suo sguardo era pieno di entusiasmo. Loki sospirò, sconfitto dall'incanto del momento.

"Vedo la bellezza in te tutti i giorni, Isabel," rispose con affetto, "e sicuramente non la troverò una seconda volta in una città."

Le guance di Isabel si tinsero di un rosa pesca mentre si sforzava di trattenere l'emozione. Avevano le dita intrecciate, i loro cuori erano uniti, e i cocci di Loki stavano lentamente trovando una nuova forma. Era un momento indimenticabile, ma improvvisamente Isabel tossì, interrompendo la magia dell'istante.

Farfugliò delle scuse soffocate e si allontanò di almeno tre metri da Loki, che rimase perplesso.

La guardò a distanza mentre cercava di avvicinarsi, ma lei gli ordinò di rimanere dov'era, sussurrando di star bene.

"Amore mio, tu sei davvero una pessima bugiarda," disse Loki, raggiungendola con preoccupazione, "tu non stai bene, per favore, parla con me."

Isabel guardò la mano e notò un po' di sangue sul palmo. Tentò di minimizzare la situazione pensando che fosse solo un'influenza, ma il bruciore al petto diceva il contrario.

Era atroce, e Isabel aveva poche forze, così poche che a stento riusciva a rimanere in piedi. Non sembrava la comune influenza; sembrava qualcosa di più sinistro. Tentò di nascondere i suoi pensieri dietro un sorriso radiante e i suoi occhi da cerbiatto.

"Fingi, Isabel, fingi," sussurrò a sé stessa.

"Vuoi fare ritorno a casa?" chiese Loki, visibilmente allarmato, sostenendola mentre le ginocchia le tremavano come foglie in autunno.

"No, sto bene, davvero," rispose con determinazione, cercando di trascinarlo verso una piazza affollata. Davanti a loro, un enorme albero di Natale, addobbato con cura, risplendeva sotto la neve scintillante.

La voce alla radio di Michael Bublé intonava "Let It Snow!" in sottofondo, mentre i bambini giocavano e si rincorrevano felici, sotto gli occhi sorpresi e gioiosi dei genitori.

Il momento sembrava uscito da una cartolina natalizia, ma Isabel sapeva che dietro il suo sorriso, qualcosa di oscuro cresceva dentro di lei.

In quella piazza, Isabel trascorse il suo primo Natale a New York, finalmente libera dalle ideologie naziste. I ricordi di quei giorni erano sempre più nitidi.

"Balliamo," mormorò Isabel prendendo entrambe le mani di Loki.

"Non so ballare, non così bene," mormorò Loki, tirandola indietro con un sospiro, allineando il suo viso a quello di Isabel.

"Mi stai dicendo che Loki, figlio di Laufey, non sa ballare?" Isabel portò una mano sulla guancia di Loki e ne accarezzò lo zigomo. In quel momento, Loki sentì il suo cuore ricucirsi e guarire.

"Nessuna bugia questa volta," Loki disse la verità, non si era mai sentito a suo agio nel ballo.

"Allora... seguimi." Isabel prese entrambe le mani di Loki e lo portò sotto l'albero. La canzone natalizia continuava a suonare, e come una bambina aspetta il suo regalo di Natale, Isabel aspettò di vedere il sorriso di Loki.

"Isabel," Loki continuò a lamentarsi, cercando di fermarla, ma lei vide una mezza risata, lo poteva giurare. "Baciami."

Labbra fatte di stelle, dolci quanto lo zucchero, ma in grado di mordere con la forza di un lupo. Un bacio. Due cuori. Un'anima.

Non sentirono più il bisogno di strapparsi via la pelle perché, secondo loro, era sporca di sangue e andava bene così. Entrambi iniziarono ad accettare quel loro lato. Quel bacio lento divenne man mano più profondo, più bisognoso.

Isabel cinse il collo di Loki, mentre le sue mani si aggrapparono alle sue spalle. Spalle che avevano portato solo sogni tormentati, ma con un lieto fine.

Lei era, da sempre, fin troppo sensuale e sinuosa, ma aveva faticato ad avere un'autostima sempre alta... Nick le aveva messo sempre i bastoni tra le ruote, disprezzandola per motivi a lei sconosciuti e sottovalutandola.

Ma, nonostante lei non li notasse, molti ragazzi avevano posato gli occhi sul suo corpo, facendo bruciare Loki.

La guardavano, vedevano il suo bacino appiccicato a quello di Loki, con le sue piccole mani che gli accarezzavano i lunghi capelli neri. Come avrebbe potuto Loki biasimarli? Erano un'opera d'arte insieme.

Il cuore di Isabel esplose definitivamente. La sua storia non era destinata a un principe azzurro. Lei era destinata alla bestia.

Solo lui rimase un'opera indelebile nel suo cuore, una tela d'arte vivente che con una semplice pennellata sembrò dipingere un disprezzo ardente verso tutti gli uomini che Isabel attraversò nella sua esistenza, come se il suo amore fosse un capolavoro irripetibile in mezzo a una mostra di riproduzioni senza vita.

Appena si separarono, il loro riso si alzò nell'atmosfera come note leggere su uno spartito, distanti dal clamore delle discordie superficiali del mondo esterno.

"Ti odio," sussurrò Loki, avvicinandosi alla fronte di Isabel come un'opera d'arte che rivela il suo significato nascosto solo a chi osserva da vicino.

"Ti odio anch'io, con un ardore senza fine," rispose lei in un bisbiglio che danzava nell'aria, sorridendo con la grazia di una figura scolpita nell'eternità.

"Quando sono con te, mi scopro con una voglia incontenibile di amarti, ma intrappolo questo sentimento nell'etere del mio cuore, come se fossi un filosofo che custodisce gelosamente un segreto dell'universo. Nessun altro è in grado di svelarmi come te, di amarmi con la profondità che solo tu puoi raggiungere, di proteggermi da me stesso, nonostante tutti i dubbi." Isabel non riuscì a dire niente, rimase con la bocca schiusa, bisognosa di quelle parole.

"Mi concedi un altro ballo?" chiese Loki, il suo cuore battendo come un tamburo selvaggio desideroso di liberarsi dalla sua prigione di costole.

Il sorriso di Isabel si espanse gradualmente, come la luce che svela le sfumature nascoste di un'opera d'arte, e il suo cuore si contrasse di gioia, come se fosse un dipinto animato dalle emozioni.

Lei gli prese la mano, e così iniziarono a danzare al ritmo di quel sentimento che tutti avrebbero definito come amore, ma che era molto di più, era una sinfonia di anime intrecciate nel tempo.

Nel corso della loro danza, alcune volte si pestarono i piedi, come artisti che si feriscono nel tentativo di creare la loro opera.

In altri momenti, sembrava che il destino stesso cercasse di rompere la loro armonia, ma loro due fecero sempre attenzione a ogni passo, come due pittori che lavorano con cura per evitare che il proprio pennello sfiori accidentalmente la tela. Cadevano, inciampavano, interrompevano la musica e poi ricominciavano, come scultori che modellano un blocco di marmo per rivelare la bellezza celata al suo interno. Erano discontinui, ma pur sempre puri, come opere d'arte imperfette ma autentiche. I loro cuori di vetro finalmente iniziarono a combaciare, sostenendosi l'un l'altro, facendo attenzione a ogni crepa come se fosse una parte preziosa della loro storia condivisa.

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora