ASCOLTARE

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GENNAIO. Un mese complesso.

Isabel scrutava i rami spogli degli alberi, simili a scheletri alti e taglienti, mentre il sole freddo del primo mese dell'anno baciava la sua pelle.

L'inizio di questo mese portò con sé turbolenze. I due ragazzi iniziarono a litigare incessantemente, spesso per futili questioni che almeno uno dei due considerava vitali.

Loki si irritava principalmente a causa delle continue bugie di Isabel riguardo al suo stato di salute. Lei si chiudeva frequentemente in bagno, cercando di espellere il veleno che inquinava il suo sangue, macchiando la purezza che Loki le aveva attribuito in precedenza. Si nascondeva per celare la verità, dimostrando di essere più forte di quanto fosse in realtà.

"Voglio solo aiutarti, dimmi cosa ti sta succedendo," chiese Loki, al limite dell'esaurimento. Non avrebbe mai abbandonato Isabel senza sapere il motivo di quei comportamenti di fuga e di nascita da lui.

"Se davvero vuoi aiutarmi, dovresti uccidermi. È quello che desideri, Loki?" rispose Isabel con amarezza. Loki rimase sconvolto dalla sua risposta. Ucciderla?

Isabel non aveva mai ammesso ad alta voce la verità: una malattia stava lentamente invadendo il suo corpo, diffondendosi come un'oscura macchia d'olio e inquinando il suo flusso sanguigno con spaventosa facilità.

I suoi superiori avevano inviato un medico specializzato, come da sua richiesta, e dopo alcune analisi, divenne chiaro. Il siero iniettato dagli agenti dell'HYDRA stava iniziando a manifestare effetti collaterali devastanti sul suo corpo. Vomitava sangue, si sentiva costantemente debilitata e aveva un rapporto irregolare con il cibo, ma non riusciva a smettere di allenarsi, come se fosse spinta da una forza interiore implacabile.

Un altro motivo per il loro litigio, simile a quel giorno passato.

"Scherzi, spero!" Loki rise con una leggera ironia alla sua accusa. "Io voglio solo che tu stia bene, ma a quanto pare non hai idea di come farlo. Devi riconnettere il cervello alle tue azioni, sei davvero infantile quando ti comporti così."

Loki si picchiò la fronte con le dita mentre continuava a muovere freneticamente il piede sul tappeto bianco. Il tormento interiore di Isabel si faceva sempre più intenso.

Isabel ringhiò sommessamente tra sé e sé, dominata dalla frustrazione.

"Cara Isabel, e tu..."

Borbottò la vecchia Signora Brown aprendo la porta. Isabel aveva lasciato un mazzo di chiavi di scorta dentro a un vaso di orchidee fuori dalla porta d'ingresso della dimora da quando Liam se ne era andato dal quartiere.

Era un gesto che permetteva all'anziana signora di entrare senza suonare il campanello, dato che portava dolci come omaggio almeno una volta a settimana.

Anche in quel giorno, la signora aveva portato dei dolci. Isabel la guardò con occhi pieni di pietà, ma si odiava per non riuscire a guardarla negli occhi. Era codarda, una assassina, una bugiarda.

"Buongiorno..." Loki cercò di mostrare calma e cortesia, ma fu subito richiamato all'ordine dalla signora, che lo sgridò per il suo comportamento nei confronti di Isabel, specialmente perché lei era una donna.

"Non è questo il modo di parlarle! Rivolgetevi a una Donna con la D maiuscola, il rispetto viene prima di tutto! Non voglio che si ripeta un comportamento simile."

Minacciò Loki, puntandogli il suo bastone da passeggio al petto. Loki cercò di scusarsi ripetutamente, ma fu solo quando la signora finì il suo monologo sul rispetto e se ne andò dalla stanza che Loki poté esprimere il sollievo. Isabel sentiva un peso insopportabile sul petto. Doveva dirgli tutto, doveva condividere il peso che portava nel cuore da troppo tempo.

"Signora Brown!"

Isabel urlò, scendendo le scale rapidamente. L'anziana signora fermò i suoi passi e la guardò, alzando appena gli occhiali.

Gli occhi della signora Brown vedevano sempre Isabel come un angelo, indipendentemente da quello che faceva.

Si vedeva giovane in lei, e proprio in quel momento decise di condividere un pensiero profondo.

"Sai, Isabel, forse non te lo dico da un po', ma..." fece una pausa per invitarla ad avvicinarsi. "Sei un angelo. Non permettere a nessuno di strapparti le bellissime ali."

La signora Brown sapeva forse cosa Isabel portava nel cuore?

Le sue parole sembrarono colpirla direttamente all'organo vitale.

"Suo marito...non è stato portato via dalla guerra," mormorò Isabel, guardando in basso.

"Cosa dici? Così è andata, me lo hanno detto-" la Signora Brown iniziò a rispondere, ma si interruppe quando Isabel la interruppe.

"L'HYDRA ha mandato un soldato per ucciderlo," disse, stringendo gli occhi come se cercasse di ricordare i dettagli. "Una soldatessa, per la precisione."

La Signora Brown, con un filo di voce, chiese: "Sai chi?"

Le parole sembrarono bloccarsi in gola, e un amaro senso di secchezza si diffuse nella sua bocca. Le labbra tremarono mentre cercava di evitare lo sguardo della Signora Brown, una sorta di figura materna per lei.

"Sono stata io," disse, le parole uscirono come un sussurro.

La Signora Brown non pianse, non si lasciò andare a una furia di emozioni, né manifestò rabbia o tristezza. Gli occhi erano solo pieni di delusione e incredulità, mentre Isabel finiva la frase.

"Devo-devo andare," balbettò Isabel, incapace di trattenere la donna.

La Signora Brown si allontanò silenziosamente, canticchiando una melodia che aveva sempre cantilenato in sottofondo, ma che Isabel aveva appena iniziato a capire. Era un inno al suo amore per un uomo perduto e distrutto dalla vita. Isabel finalmente aveva capito il significato di quella canzone, ora che l'aveva sentita così da vicino.

La Signora Brown chiuse la porta dell'appartamento, e Isabel crollò in ginocchio sul pavimento, sbigottita da quanto accaduto quel giorno. Troppo, in troppo poco tempo.

Loki uscì dalla stanza, corse giù per le scale e si accovacciò accanto a Isabel, abbracciandola in silenzio. La strinse forte cercando di consolarla.

"L'ho ucciso io, Loki," disse Isabel con voce rotta ma senza lacrime. Quando sia Chloe che Liam le avevano detto che avrebbero ferito il suo cuore e le persone a lei care, forse si riferivano a questo. Isabel aveva capito troppo tardi.

"Tu non volevi questo, lo so," Loki la rassicurò, cercando di calmare il suo tormento.

"Non voglio essere cattiva, Loki," mormorò Isabel, nascondendo il viso nel suo petto.

"Mia testarda," rispose Loki con un tono incredibilmente dolce. "Ho sempre immaginato un finale tragico tutto per me, ma ora ho capito che non lo merito. Tu neanche, cerca la tua favola, entra in essa e ascolta quella voce che ti dice che sei una persona meravigliosa."

Isabel si allontanò da Loki con una domanda che le bruciava dentro: "E tu? Tu senti quella voce?"

"No, non ancora. La sto cercando," rispose Loki.

Isabel desiderava ardentemente essere quella voce, o almeno aiutarlo a trovarla. Tuttavia, sapeva che non poteva invadere così repentinamente il suo spazio emotivo; Loki l'avrebbe allontanata. Nonostante ciò, nel profondo dei suoi pensieri, si chiese se anche lui fosse stato ferito da Chloe.

Non poteva permettersi di farlo, non anche Loki. Isabel aveva ferito Liam, la madre che l'aveva cresciuta, e tante persone innocenti erano morte per mano sua.

"So come ti senti, Isabel," sussurrò Loki, tirandola più vicino a sé. "Ho ucciso anch'io delle persone, ho sperimentato quel senso di essere sbagliato, so quanto sia brutto."

"Loki..." balbettò Isabel.

"Pensi che io mi meriti di star male?"

"No, assolutamente no. Tu eri sotto manipolazione."

"Isabel, è andata esattamente così anche con te. Tu non feriresti mai nessuno."

Lui la capì.

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora