UFFICIO

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A marzo, il sole splendeva alto sulla città, la primavera aveva varcato le porte dell'anno e chiunque fosse allergico al polline malediceva quel periodo dell'anno.

"Dovresti davvero assaggiarlo, non hai idea di cosa ti stai perdendo," mormorò Isabel tenendo il suo bagel in una mano e, con l'altra libera, una semplice bottiglia d'acqua.

"Preferisco altre cose, questo è troppo farcito," rispose Loki con un'espressione disgustata. Isabel rispettava i suoi gusti, ma lui sosteneva sempre che ad Asgard si mangiava in modo diverso, motivo per cui raramente assaporava i piatti tipici di New York.

"Non essere prevenuto, se non lo provi, non lo saprai mai," lo rimproverò scherzando. Con quella frase, Isabel intendeva comunicare a Loki che non doveva mai giudicare le cose solo dall'apparenza in situazioni quotidiane.

"Non sono prevenuto," rispose lui, come se fosse in torto. Isabel scoppiò a ridere, abbassando la testa. Se la conversazione fosse avvenuta a settembre, avrebbero continuato a litigare a voce alta, per poi ignorarsi per una settimana. Ma loro erano come due fiammiferi: uniti, creavano un fuoco sempre più grande.

"Dovremmo davvero discutere di questo punto," disse lei, facendo un morso al bagel. "Dai, torniamo a casa," mormorò, prendendo la mano di Loki. Le strade erano affollate di bambini felici per l'arrivo della bella stagione, adulti concentrati sul lavoro e nuove immagini pubblicitarie che annunciavano sconti su nuovi vestiti, ragazze magre, bellissime, perfette; Isabel si sentiva terribilmente diversa da loro. Guardò il suo bagel farcito, poi le sue gambe, e infine posò di nuovo lo sguardo su quei modelli sorridenti, circondati da fiori e cuori.

"Guarda quello," sussurrò Loki, avvicinandosi all'orecchio di Isabel. "Ti sta osservando da quando siamo entrati nel parco." Era un uomo adulto, con una barba marrone mescolata a un po' di grigio, il viso in gran parte nascosto dietro un giornale, occhiali da sole e abbigliamento tipico di un newyorchese comune; si confondeva tra la folla, ma non passava inosservato. Isabel poteva avvertire il suo sguardo penetrante.

"E quella?" chiese lei, indicando una ragazza vestita interamente di nero con i capelli biondi tirati in una perfetta coda. "Chloe, ti sta guardando ammirata." Da lontano, Chloe scoppiò a ridere sotto i baffi. La sua intenzione non era provocare gelosia o rabbia in Isabel, ma semplicemente farle capire chi delle due fosse la migliore. E ci riuscì, perché Isabel cominciò a sentirsi inferiore.

"Bella?"

Lei non si girò. Non lottò. Non parlò. Ma non rimase fredda alla sua domanda.

Crollò interiormente, eppure gli sorrise timidamente.

"Il semaforo è verde, attraversiamo."

Non poteva arrabbiarsi di certo con Loki, lui non si poteva neanche immaginare cosa accade dentro di lei. E mentre camminavano sulle strisce pedonali, Isabel si ricordò dove partì questa competizione tra loro due.

Isabel, ritornata ormai a una vita normale, iniziò a lavorare per Nick Fury, un membro dei Supremi.

Caso dopo caso, si guadagnò un posto sempre più elevato, ma c'era sempre il bel visino sfacciato di Chloe a sfidarla. La ragazza dai lunghi capelli biondi era sempre più veloce, più abile, più carina e più amata rispetto a Isabel.

"Hai fatto un lavoro eccezionale, come sempre," le dicevano, ma Isabel non aveva mai sentito quelle parole. Si sentiva costantemente inferiore, un gradino più in basso.

Ogni ragazzo che le si avvicinava alla fine si innamorava di Chloe. Isabel si chiedeva ogni giorno, ogni secondo, ogni minuto e ogni mese cosa stesse facendo di sbagliato...fino a giungere alla conclusione che veniva semplicemente sottovalutata.

A quei tempi, aveva una collega di nome Amy, una ragazza d'oro. Era gentile, carina e piena di bontà.

"Non credo abbiano ragione," disse Amy, mettendo via un plico di fogli.

"Su cosa?" chiese Isabel.

"Chloe," rispose Amy, scrollando le spalle. "È una vipera. Non si meriterebbe neanche lontanamente un posto come il tuo. Tu sei la migliore rispetto a lei, Isabel."

Il cuore di Isabel si strinse alle parole di Amy, e il suo viso si illuminò con un sorriso a trentadue denti.

"Oh Amy, se non ci fossi tu..."

"Non hai bisogno di me. Tu hai bisogno solo di ritrovare la vera te stessa," disse Amy, abbracciandola.

Pochi giorni dopo, Amy lasciò l'ufficio. La motivazione era sconosciuta a Isabel, sembrava sparita nel nulla, come se il mondo l'avesse risucchiata. Amy portava via un piccolo pezzo di Isabel. Era sempre stata la roccia su cui Isabel si appoggiava quando stava per cadere. Quando vide la scrivania di Amy completamente vuota, sentì l'aria mancarle nel petto.

"La tua cara amica ti ha abbandonato, dolce Isabel," disse una voce maligna.

"Stai zitta," abbaiò Isabel, affondando le unghie nel palmo della mano. "Tutti lo faranno, dagli solo il tempo di conoscermi."

Entrati in casa, Isabel si rese conto del significato del suo lavoro e di come avesse svolto il compito con Loki. Gli aveva insegnato che mollare poteva farlo chiunque, ma resistere ai colpi, trovare la forza anche nel buio più profondo, era un talento raro. Isabel era brava, lo ripeteva a se stessa molte volte per convincersene, anche quando Chloe sembrava non darle ragione.

Eppure, in quel momento, si sentì di nuovo cadere nella manipolazione di Chloe. Desiderò che Amy potesse tornare indietro, che potesse vedere quanto era cambiata, così da poterle raccontare tutto nei minimi dettagli. Sarebbe stata orgogliosa della sua amica, la stessa amica che l'aveva ascoltata urlare quando tutti sembravano sordi alle sue richieste di aiuto.

Loki e Isabel avevano passato mesi di amore, tenerezza, carezze e parole al momento giusto, ma anche momenti velenosi. Avevano scambiato i loro cuori, sottraendoli dal petto e mettendoli nelle mani dell'altro. Erano la prova delle sfaccettature più complesse dell'amore, ma solo così riuscivano a trovare l'armonia.

𝐒𝐇𝐄 | laufeyson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora