1 - I Viaggiatori

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Il cielo iniziava a tingersi del rosa dell'alba mentre piccole onde mosse da una leggera brezza si infrangevano gentili sulla sabbia bianca, trascinandosi dietro ciottoli e granelli ritirandosi. Una giovane donna se ne stava in piedi guardando l'orizzonte, con lo sguardo perso nel mare. Vestiva gli abiti tipici delle seguaci di Maia: lunga tunica bianca ornata alle maniche da decorazioni in filo dorato, una cintura grigia le avvolgeva i fianchi e le permetteva di ancorarci diverse borse. Al collo portava una pietra azzurra, lo stesso colore dei suoi occhi. Si passò una mano tra i capelli castani per sistemarli, poi fece qualche passo verso il mare. 
"Che splendida giornata che ci hai regalato Maia..." sussurrò solennemente.
"Non sembravi così religiosa quando hai preso i soldi da quella signora ieri, Lilia." disse un giovane uomo non troppo lontano da lei. Bastava guardarlo per capire che appartenesse alla Gilda degli Esploratori: giubba blu con sotto una maglia ad anelli, stivali e pantaloni pesanti, una grande spada al suo fianco e espressione da vero guerriero. Teneva i lunghi capelli neri raccolti in una coda e aveva occhi anch'essi neri come la notte.
"Di qualcosa bisogna pur vivere." rispose lei imbarazzata "E poi le ho guarito il figlio, ci abbiamo guadagnato tutti."
Sul volto dell'uomo apparve un sorriso beffardo "Se è questo quello che insegnano nel Tempio di Maia."
"Vuoi tornare davvero su questo discorso?" lo guardò scontrosa.
Lui alzò le mani in segno di resa.
"Ci conviene ricominciare a camminare subito, Talassa è ancora lontana. O hai altre preghiere da recitare?"
"Finita questa storia mi lamenterò con la Gilda, ricordatelo Astor!"
"L'importante è che mi pagherai alla fine, anche noi dobbiamo pur vivere." le rispose ridendo.

I due presero a camminare seguendo una strada ben tenuta, lastricata di pietra, usata dai mercanti per raggiungere le varie città costiere del regno, tra le più ricche del regno. La costa della regione sud-ovest era da sempre stata considerata una delle terre più tranquille, ma la recente presenza di maghi e criminali nella città di Sirenia aveva cambiato la situazione. Lilia l'avrebbe comunque percorsa da sola, ma le sue superiori le imposero di farsi scortare almeno da un'Esploratore. Costavano meno di guardie normali ma erano lo stesso molto efficienti. Fu per quello decise di chiedere ad Astor, un vecchio amico di cui conosceva le abilità.
"Venni qui una volta." disse Astor indicando una grande roccia particolare che formava un arco sulla spiaggia "Dicono che sia stata modellata dagli dei o qualcosa del genere. La gente crede a tutto."
Lilia si limitò a guardarlo contrariata e arrabbiata.
"A qualcosa serve però. Se non ricordo male poco più lontano dovrebbe esserci un piccolo villaggio. Mangiamo qualcosa di buono per una volta?"
Annuì la giovane "Finalmente dici una cosa su cui sono d'accordo."

Astor lo chiamò villaggio, ma non si trattava altro che una piana sterrata in cui c'erano una manciata di case diroccate ed una piccola locanda. La ragazza si guardò attorno dubbiosa, non era certo abituata a luoghi lussuosi ma quello era troppo anche per lei.
"C'è qualcosa che non mi torna." disse l'Esploratore osservando attentamente i dintorni. C'erano segni di battaglia sulle pareti delle case, e macchie di sangue ormai secco mischiate alla polvere delle strade. "Torniamo indietro, non mi piace la situazione."
Lilia sospirò rassegnata e fece per seguirlo, ma sentì che qualcuno le tirava una manica. Si girò di scatto spaventata facendo uscire un urlo.
L'uomo per istinto mise mano all'elsa della spada ma sorrise nel vedere che la grande minaccia consistesse in un bambino.
Ripresasi dallo spavento Lilia lo squadrò bene. Non sembravano esserci molte persone rimaste in quel villaggio. Anzi, non si vedeva nessuno, sembrava completamente deserto.

"Sei di queste parti?" Gli chiese con tono dolce.
"Sì. Tu vieni dal tempio di Maia invece, i miei genitori parlavano spesso con la guaritrice che viveva qui." disse indicando la pietra azzurra, il simbolo delle seguaci di Maia.
"Parlavano?" Chiese lei incuriosita.
"Già, da quando sono morto non li vedo più." rispose con leggerezza.
"Un fantasma?" Gli occhi della ragazza si spalancarono dalla paura e fece anche un piccolo balzo indietro.
"Pensavo che voi religiose aveste a che fare con cose del genere spesso." il bambino sembrava deluso.
"Lei è diversa." Si intromise Astor.
"Stai zitto tu. Bimbo, cosa ti è successo?"
"Degli uomini hanno attaccato il villaggio. Le poche guardie che avevamo hanno provato a difenderci, ma..." Il bambino fantasma si interruppe all'improvviso.
Lilia inarcò le sopracciglia ascoltando il suo racconto, aveva ben intuito il continuo della storia.
"Perché sei ancora qui tra i vivi?"
Lui si fece pensieroso "Una maga che passava di qui mi ha riportato in questo mondo senza poi rimandarmi indietro. Non c'è più rispetto per gli spiriti." scosse la testa in segno di dissenso.
Lilia si vantava di saper scacciare gli spiriti come tutte le servitrici di Maia, ma in verità non ne aveva neanche mai visto uno. Quella era la sua prima volta.
Si guardò attorno disorientata, nel frattempo Astor si sedette su un ceppo.
"Bimbo, vorresti che ti rimandassi indietro, vero?"
Lui annuì.
"Io...bè..." sospirò. Nel tempo aveva sentito molte storie di come le sue compagne avessero trattato spiriti, alcuni buoni altri cattivi. Lei però non aveva neanche mai visto il procedimento dal vivo, lo conosceva solo dalle pagine polverose di qualche libro della biblioteca del tempio.
"Non ti serve un'erba? Ho visto il rituale una volta." Si intromise ancora Astor mentre guardava pigramente le nuvole che vi muovevano verso il mare.
"Sì certo, è ovvio." disse lei fingendo -in maniera non convincente- confidenza.
"Servono foglie di menta degli spiriti, giusto? C'è un bel prato qui vicino che potrebbe fare al caso nostro."
"Certo certo, stavo proprio pensando a quello!" la chierica aveva un finto sorriso in volto per mascherare il suo imbarazzo.
Il bambino fece un piccolo salto di gioia "Quindi potrò tornare indietro!"

I due viaggiatori si recarono nel prato situato a distanza di pochi minuti dall'insediamento, lì si potevano trovare molti tipi di erbe e fiori dai colori sgargianti, gli odori si mischiavano dando vita ad una fragranza piacevole che permeava l'aria. Prati del genere venivano curati dalle seguaci di Maia per avere sempre disponibilità di ingredienti.
L'erba che cercavano, la menta degli spiriti, non aveva molto in comune con la sua controparte normale se non la forma delle foglie e dei fiori. Anzi, veniva persino descritta come velenosa. La leggenda voleva che fosse stata una pianta originaria del mondo degli spiriti e piantata nei prati del reame mortale da dei fantasmi.
Passò del tempo prima che Lilia esultò di gioia con delle foglie in mano. Difficilmente Astor l'aveva vista così contenta in quella settimana e mezzo di viaggio. Le parole della Grande Sacerdotessa del tempio gli tornarono in mente. Quella donna aveva ragione, Lilia necessitava davvero di cambiare aria dopo tutto quel che le era successo.
Tornarono di fretta al villaggio abbandonato e trovarono il bambino intento a calciare dei sassi.

"Guarda cosa ho trovato!" disse lei tutta felice. Anche il bimbo condivise la sua euforia.
"Prima di iniziare il rito...sai descrivermi la maga che ti ha riportato qui?"
Il bambino si portò una mano al mento con espressione pensierosa "Non si dimentica una persona così. Il suo viso sembrava delicato, ma i suoi occhi grigi erano di ghiaccio e cattivi. Era vestita tutta di nero con un largo cappello in testa, come una strega."
"Bea." sussurrò lei con stizza.
"Quel nome...Non le è bastato tradire il tempio e te, ora si da anche alla necromanzia?" domandò Astor insolitamente serio.
"Già. Disturbare il sonno degli spiriti è una cosa crudele, che persona terribile è diventata." Rispose socchiudendo gli occhi.
"Forza allora, facciamo tornare indietro questo bambino."
Lei annuì e si abbassò. Tracciò un cerchio nella terra con il dito mentre recitava delle preghiere. Quella parte del rito la ricordava abbastanza bene.
"Bimbo, vieni qui."
Lui si mise al centro del cerchio.
"Sei bravissimo. Ora...bisogna aprire le porte del mondo degli spiriti bruciando le foglie di menta." Frugò in una delle borse cercando un piccolo flacone. Vi era una fine polvere marrone con cui si cosparse indice e pollice della mano destra. Una piccola fiamma iniziò a bruciare, merito della polvere di Erba Ignifea. Bruciò le foglie facendo disperdere nell'aria un inebriante odore dolciastro che iniziava a dare alla testa ad Astor. La ragazza recitò altre preghiere e in poco tempo il cerchio iniziò a brillare di una luce tenue. Sorrise soddisfatta, neanche lei credeva di poterci riuscire così tanto bene.
Piccole scintille di luce iniziarono ad apparire attorno al bambino. Persino Astor guardò la scena sorpreso.
"Addio, siete stati gentili." Il bimbo li salutò con un gesto della mano.
"Che Maia ti guidi. Buona fortuna." gli sorrise emozionata. Mai avrebbe pensato di riuscire a portare a buon termine quell'operazione.
La figura del bambino scomparve assieme alla luce.

"Non sappiamo neanche come si chiamasse..." Commentò Astor con tono velatamente malinconico.
"No. Non si chiede mai il nome ad uno spirito o lo si lega a questo mondo. Meglio evitare di avere fantasmi in giro."
L'Esploratore fece un cenno di assenso. Non era un esperto di queste faccende, ma capiva che certi equilibri era meglio non disturbarli.

I due rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Lilia coprì il cerchio. Si sentiva ancora scossa da ciò che era appena successo, non aveva mai provato una sensazione così strana.
"Che aspettiamo? Abbiamo ancora molta strada da fare prima di raggiungere Talassa."
Astor fece un mezzo sorriso senza togliere gli occhi dalla mappa del regno che teneva sempre con se. "Andiamo allora. La prossima città più vicina è Sirenia." L'Esploratore avrebbe preferito non mettere piede in quella città folle. Una breve sosta, però, per mangiare qualcosa e fare provviste, era davvero necessaria. 

I Segreti Di Astrea: L'Ascesa Della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora