<dai basta!> disse ridendo la ragazza, muovendosi evitando di venir colpita dalla vernice che il ragazzo le tirava col pennello impregnato do vernice.
<basta lo dico io al massimo!> il ragazzo contiuò imperterrito nel schizzare la ragazza, ri-intingendolo qualche volta nel barattolo verde di vernice fresca, che tra pochi istanti,sarebbe finita sulla ragazza infradiciandola.
<*/////* ma che fai ora! ti butti la vernice addosso!? sai che la vernice non si lava facilmente, e poi guarda come hai ridotto il garage, non siamo mica in un albergo! la casa la pulisco io signorina!.. ora vai a lavarti>
le ultime parole le disse con amarezza, sapeva che sua figlia non era sana, non voleva però farselo risentire da uno psicologo, perciò non le schiese nulla riguardo a lui.<mamma ma è stato lui!> disse indicando l'apparente ragazzo.
Era questo che la madre non voleva farsi sentire.la madre, evidentemente preoccupata, andò vicino alla figlia per calmarla abbracciandola.
<tesoro, hai preso le medicine?> disse la madre con un tono di malinconia.
gli attimi di silenzio crescevano, come la paura della figlia nel rispondere positivamente.<io-.. non so più che fare con te. Non voglio passa più come la madre di una drogata, vado a parlare con lo psicologo, rimani qui> e andò via dalla stanza risalendo le scale, evitando di sporcarsi i clazini di vernice.
la figlia si girò verso il ragazzo, il quale era sparito.
Di nuovo, lui non c'era, è andato via, un'altra volta. Lei lo voleva, lo desiderava, lo amava. Ma lui spariva nei momenti peggiori.
♡
lui le apparve in sogno, la prima volta.
La abbracciava, la consolava, la aiutava a sentirsi bene, era la sua medicina, era come la droga, non poteva farne a meno. Lei lo amava, ma non era reale, era una sua fantasia, lei amava qualcosa che non esisteva. Questo lo sapeva, era conscia che non poteva conversare durante il giorno, la parte peggiore della sua vita. Così cercò di dormire durante la mattina a scuola o dove fosse. I primi furono tentativi nulli. Questo la spinse a prendere dei farmaci ricchi di melatonina che aiuta a dormire. Certo non era stupida, sapeva che strada stava percorrendo, ma era ossessionata da questo sentimento che non aveva mai provato, neanche sapeva descriverlo. Lei voleva sentirsi così, voleva sentirsi come nessuno poteva farla sentire: felice.
La madre appena trovò barattoli di quelle medicine, mandò la figlia da uno psicologo, che la aiutò per un lungo periodo di tempo indeterminato.Dopo un mese o più non incontrò più lui nei sogni, ma solo nella realtà. "Finalmente, è reale" pensò lei, non sapendo che era solo un effetto delle medicine che aveva smesso di prendere solo da una settimana. Ma tutto l'impegno che aveva dato, si rivelò nullo, perchè dopo la prima apparizione, ricominciò. Non voleva sentirsi abbandonata, non di nuovo. Ormai di quelle medicine ne era dipendente, ne teneva sempre due o tre nella tasca del pantalone. ora però, aveva il barattolo riempito fino a metà.
Ma ora che c'era solo nella realtà, erano poche le volte in cui lo vedeva, e spariva solo nei momenti peggiori. Però le era impossibile odiarlo, ormai ne era dipendente. Continuò con le medicine, e contiuarono i pomeriggi passati a dormire, continuò la preoccupante condotta a scuola e continuò la dipendenza da lui.
♡
A quelle parole le tremarono le gambe, si meritava di essere definita "drogata"?. Lo faceva per stare bene, per sentirsi bene, non faceva niente di sbagliato, o forse no?
quella frase le rimbombò in testa per un paio di minuti, facendola fissare il vuoto riflettendo sulle azioni che doveva o preferiva compiere. In quel momento necessitava di lui, per lei come mai prima d'ora, non voleva ritornare a sentirsi dire "drogata" e lui non la faceva sentire così. Ma allo stesso tenpo sapeva di esserlo,tuttavia non era drogata delle medicine, ma di lui. Prese il barattolo pieno a metà e lo finì in un colpo solo. Tutte le pillole le sgusciarono per la trachea in un solo attimo. Riaprì gli occhi dopo aver compiuto l'atto, ora non le tremavno le gambe, non le sentiva più, così cadde a terra, sbattendo violentemente la testa contro il tavolo.
Si risvegliò con lui, ora erano insieme, "finalmente" pensò lei.
Erano in un prato dei mille colori, sotto un cielo limpido, senza impurità, solo uccellini che cinguettavano.
Finalmente erano insieme, finalmente era suo, il ragazzo da lei tanto amato.
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anonimi
Kısa Hikayeuna raccolta di oneshot in cui i nomi dei protagonisti non sono presenti, perchè sono destinati a scomparire.