ᴇᴘɪʟᴏɢᴏ

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𝑫𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒐.

«Ehi, non ho accettato di vivere con voi per fare il terzo incomodo single» dico, separando Ian e Jax che si baciano con una cuscinata.

Jax si avvicina a me per mettermi un braccio intorno alle spalle. «Ti troverò un ragazzo.»

Faccio una smorfia. «Meglio di no, ho paura di chi potresti presentarmi. I tuoi gusti sono discutibili.»

«Quando dici che ha dei pessimi gusti di riferisci anche...» Ian mi guarda male.

«A te, si.»

«Sei malefica.»

Alzo le spalle. «Geni di famiglia.»

«Sei spietata.» Jax mi guarda ammirato. «È un peccato che non sia mai stato etero.»

«Saremmo stati fantastici.»

«Ora chi è che fa il terzo incomodo?» ci dice Ian.

«Sempre io. Soprattutto la notte. Sul serio, ragazzi, non siete per niente silenziosi.»

«A proposito di questo...» inizia mio cugino.

«Abbiamo un regalo per te» conclude Jax.

Il mio migliore amico apre un cassetto del mobile in salotto e prende una scatola incartata e me la porge.

«Sono curiosa, ma anche spaventata.»

«Stai zitta e aprilo.»

«Okay...» mormoro, iniziando a scartare il regalo. Scoppio a ridere appena vedo il contenuto. «Una mascherina per dormire e dei tappi delle orecchie?»

«Esatto. Così riuscirai a dormire.» Ian mi fa l'occhiolino.

Sto per ribattere, ma il suono del campanello mi interrompe.

Mi avvicino alla porta e la apro. Davanti a me trovo Andrew.
«Ehi vicino, come sta andando il trasloco?»

«Ho già finito. Io avevo solo le cose di una persona. E poi dormo la notte.»

«Sarei tentata di venire a vivere da te, ma neanche lì dormirei, visto tutte le volte che Jenna viene a trovarti.»

Andrew alza le spalle mentre si siede sul divano. «Allora, sei pronta per domani?»

Faccio una smorfia. «Pronta. Prontissima. Non si vede?»

«Hai l'aria di una che ha bevuto troppo caffè.»

«Sto per colpire anche te con un cuscino. Ma che razza di amico sei? Dovevi dirmi che mi vedi raggiante e rilassata.»

«Sono stato arrestato con te. Di certo non sei rilassata.»

«Okay, l'hai voluto te.» Prendo un cuscino e inizio a colpirlo ripetutamente in testa.

«Stop! Stop! Alzo bandiera bianca!» Andrew alza le braccia per proteggersi la testa.

Soffio per togliere la ciocca di capelli che mi è finita davanti agli occhi e mi siedo vittoriosa davanti a lui. «Sai, è soddisfacente bullizzare il proprio capo.»

«Potrei licenziarti?»

«Ne sei sicuro, Andrew? So dove abiti.»

«Come cavolo hai fatto a diventare psicologa?»

Alzo le spalle. «I miei traumi mi aiutano a comprendere quelli degli altri.»

«Tu dovresti essere internata.»

«E invece ho le credenziali per far internare gli altri.»

Andrew mi guarda come se fossi una pazza, ovvero mi guarda come al solito.

«A proposito di pazzi, dove sono Jax e Ian?»

Lo guardo con l'aria di una che la sa lunga. «Devo rispiegarti la metafora del golf?»

«Perché hai accettato di cercare casa con loro?»

«Si sentivano pronti a cercare casa ma non a vivere solo loro due, così eccomi qua. Te e Jenna perché non siete andati a vivere insieme ma avete preferito acquistare le case ai lati della nostra?»

«Troppo presto per la convivenza. Ma almeno siamo vicini.»

«Incredibile, sono circondata da persone con una vita sessuale attiva mentre io non faccio sesso da anni.»

«Vuoi che ti procuri un appuntamento?»

«Tu e Jackson vi siete messi d'accordo? Comunque declino anche la tua offerta, i tuoi amici li ho conosciuti, ho paura anche dei tuoi di gusti.»

***

Sistemo le ultime cose nel mio nuovo studio, in attesa che arrivi l'orario di apertura. Sono così in ansia che sono arrivata in anticipo.

Sento bussare alla porta e mormoro un «avanti» mentre sistemo di nuovo le paperelle di gomma vestite da Spice Girls  che ho preso per decorare la stanza.

Dalla porta entra Jenna. «Ehi Ivy, hai presente che ormai siamo tornate migliori amiche da anni e che tu mi adori?»

Aggrotto le sopracciglia. «Mi stai per chiedere una seduta psicologica?»

«No, ti sto dicendo di non odiarmi quando vedrai il tuo primo cliente.»

«È mia zia?» Spalanco gli occhi, spaventata. Come è fuggita di prigione?

«Oddio no, non sono pazza fino a questo punto.»

«E allora chi è?»

«Beh...» Inizia Jenna.

Una persona arriva alle sue spalle. «Ciao, Ivy.»

«Giuro che non sapevo nulla ed ero scioccata quando è entrato qua, ma avevo paura mi avresti odiata per non averlo picchiato con una mazza da baseball e cacciato da qua, quindi sono venuta a trovarti. Ora vado.» Jenna esce velocemente dalla stanza, lasciandomi sola col ragazzo.

«Thomas, cosa ci fai qua?»

«Beh, ho pensato di prenotare una seduta per parlare di un trauma avuto anni fa che mi ha fatto perdere quello che sono ancora convinto fosse l'amore della mia vita.» Mi fa un sorriso timido quando finisce di parlare.

Indico un punto alla mia destra. «Beh, accomodati.»

È ufficialmente conclusa Ti giuro che non sono una psicopatica.
Vorrei però spiegare alcune scelte che ho preso per la storia per renderle più chiare, quindi vi chiederei di leggere il capitolo successivo.

Ti giuro che non sono una psicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora