6. Ansia da escursione

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La pelle brucia sotto la pressione dell'acqua, nonostante la doccia fresca. Anche stamattina è tardi, ma non m'importa.

Ieri, nel mio primo giorno di mare, ho esagerato con la dose consentita di sole. Sono una ragazza greca anomala. Sono così chiara che tutti mi danno per nordeuropea, ormai ci ho fatto l'abitudine.
Così chiara non potrei uscire nelle ore più calde, figuriamoci un intero pomeriggio senza crema solare. Scelta mia. Odio le creme solari. Odio dovermi impomatare ed soffrire lo stesso per una bruciatura, anche se lieve. 

Comunque... Questa tortura deve finire! Anche perché so di essere in un mostruoso ritardo, come sempre. Alexis mi ha già mandato tre messaggi, almeno quelli letti: poi il telefono ha continuato a ricevere notifiche.

Evito di passare davanti allo specchio, so già di essere una lampadina umana. Il rosa shocking è il mio tipico colore post-mare. Arraffo zainetto, chiave, telefono e mi guardo intorno. Dimentico sempre qualcosa.

Pazienza, ci penserò più tardi.

Corro via, giù per le scale saltandole a due a due fino a tuffarmi nella sala della taverna. La musica è un sottofondo appena distinguibile tra il vociare della gente.

Una mano spicca in alto, si solleva da uno sgabello al bancone, e subito si sente la voce di Alexis. "Aura, il caffè è diventato freddo!"
Più di una persona si volta a guardare prima lei, poi nella mia direzione.
Si, mi servono proprio tutti gli occhi puntati addosso...
Cerco di nascondermi il viso abbassando la testa mentre la raggiungo, ma il colore fluo della pelle non mi aiuta. Le siedo accanto senza alzare lo sguardo.

"Era ora! Ma cosa ti è successo? Sembri una lampadina ad incandescenza." Alexis se la ride di gusto.
"Non girare il dito nella piaga. Sapevo che sarebbe andata a finire così... In più mi fissano tutti e questo non mi aiuta a non pensarci." Replico sconsolata. Quanto odio quando la gente mi fissa... Ho servito tutto su un piatto d'argento.
"Aspetta che ti veda anche Helena, immagino già quanto si divertirà a prenderti in giro!"
"Ecco, certo. Manca solo lei, e posso buttarmi dal belvedere a braccia aperte. Così muoio contenta."
"No dai, non dire così. Ah e distendi quella rughetta che ti sta venendo in mezzo alla fronte. Dion ti sta fissando da quando hai messo piede giù nella taverna."

Alexis si gira a guardarlo. "E sta ancora lì, ti sta praticamente esaminando con gli occhi."

Il mio cuore manca un battito. Quando riprendo anche a respirare comincio una ricerca spasmodica del ragazzo dagli occhi color cioccolato. Non ho la forza di dire nulla. Impreco sottovoce, mi sente solo Alexis, credo. Lo trovo seduto a un tavolo.
È solo, con il suo caffè. È sprofondato comodamente con la schiena e un braccio sulla spalliera della sedia, con l'espressione beata mi sorride anche con gli occhi.
Io ho lo sguardo perso in quelle iridi, che mi chiamano. 

Sono la tipica ragazza che, sotto pressione, riesce a fare sempre di peggio.
Come quando una volta al supermercato, dopo essere uscita da scuola, feci cadere una lattina di pelati con lo zaino. Gli occhi di tutti erano puntati addosso, dopo il tonfo secco. Mi guardai attorno, e ancora giù due lattine. Da quel momento in poi si potevano vedere solo scimmiette che ballavano e mi martellavano il cervello emettendo scariche elettriche, nulla di più.

Ma oggi sono cresciuta...sono una donna! E sono diventate adulte anche le scimmiette.

L'unica consolazione è che nessuno sta vedendo quanto sono diventata rossa, tanto sono fluorescente stamattina. Dannata pelle chiara.

Dion improvvisamente si alza, portando con se la tazza. Alexis fa lo stesso, non ha mai smesso di osservarci.
"Aura, sta venendo, ti sta fissando. Io tolgo il disturbo..."
"Oddio, non mi lasciare. Non so cosa dirgli!" Ma ormai se l'è squagliata.

Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora