PROLOGO

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12 Giugno 2006

-MAY! IO ESCO!- si sente arrivare la voce di Zelda dalle scale alla cucina, da dove ne esce una signora sulla cinquantina, con qualche capello bianco e un grembiule legato in vita.

-A dopo tesoro. Mi raccomando stai attenta, chiamami quando arrivi e... per favore, non metterti nei guai, niente di stupido, va bene?- le risponde con tono dolce e materno la signora.

May, come l'ha chiamata Zelda, sarebbe sua madre adottiva, ma è più come una zia per la ragazza.

-Si! Stai tranquilla, il cinema è a due isolati da qui, cosa mai potrebbe succedermi?- rise la giovane dandole poi un bacio sulla guancia.

La donna la guardo con sorriso sincero e richiuse la porta dietro di lei quando fu fuori.

-Tante cose amore mio, davvero tante...- disse con tono serio mentre la guardava allontanarsi per il vialetto e imboccare la strada.

Fece ritorno in cucina con mille pensieri in testa.

Zelda era una ragazza buona, altruista e coraggiosa, ma era anche inconsapevole dei pericoli che incombevano sul mondo, sul suo vero mondo.

May conosceva la vera natura di Zelda, ma non gliene aveva mai parlato, la riteneva ancora giovane per dover affrontare le conseguenze che la verità avrebbe portato, anche se, sapeva che la vera natura di Zelda avrebbe a breve preso il sopravvento, e May aveva già predisposto un piano nel caso in cui non fosse potuta essere li con lei.

La donna faceva a sua volta parte del mondo di Zelda, aveva accettato il compito di tutrice della ragazza in quanto, ai tempi della scuola, era la migliore amica di quella che sarebbe dovuta essere la madre di Zelda, sfortunatamente le cose non sono andate secondo i piani.

Quando May aveva visto Zelda per la prima volta era stato amore a prima vista, i suoi occhi ambrati che sprizzavano vitalità e allegria l'avevano conquistata con un solo sguardo, si era ripromessa di proteggerla, a tutti i costi, anche a costo della vita stessa.

Mente rimuginava su come era arrivata a quel punto della sua vita diede ancora una mescolata alla pasta ormai cotta e si mise a tagliare le verdure, ma durò poco, perché senti qualcosa di freddo che le si appoggiava sulla schiena all'altezza dello stomaco e con una lentezza calcolata mise giù il coltello con cui stava affettando le carote.

-Lei dov'é?- chiede una profonda voce maschile che May conosceva bene.

-Lei non è qui- rispose con voce ferma ne tentativo di mascherare la paura.

-Ma davvero?- continuò sarcasticamente lui mentre la donna sentiva i passi di quelli che le sembrarono almeno cinque uomini salire le scale per il piano di sopra.

-Allora dov'é?- insistette lui con un tono voce talmente basso ma profondo che fece gelare il sangue alla donna.

-Non te lo dirò- non si smosse lei, non sarebbe ceduta, aveva promesso di proteggerla e lo avrebbe fatto.

-Attenta! Le tue decisioni avranno delle conseguenze, scegli bene Miranda- la minaccio utilizzando il suo nome completo, che nessuno, ormai da anni, non pronunciava più per rivolgersi a lei.

CASI PARTICOLARIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora