Il mare attorno a me, il buio di una notte illuminata da un timido spicchio di luna. Appena mi lancio, cento lame trafiggono corpo e arti, poi un’insensibilità mi avvolge, rendendo tutto più sfumato e leggero. Ho freddo, sono stanca, per continuare a galleggiare non ho più le forze: mi lascio andare. La vista mi si annebbia a contatto con l’acqua salata, gli occhi mi bruciano, le lacrime sgorgano copiose, perdendosi nell’oceano. Ormai nel profondo, scorgo la luce della luna e mi sento protetta, come se lì sotto non potesse accadermi nulla. Vedo un’altra luce oltre la superficie: forse un angelo o forse la mia testa. Fino ad ora ho trattenuto il fiato, non so quanto ancora potrò andare avanti e mentre ci sto riflettendo il mio corpo decide per me: inspiro quasi involontariamente e del fuoco mi colpisce: l’acqua non mi ha mai fatto così male. È lì che i miei ricordi si spezzano. Quella luce mi si avvicina, capisco che è casa, come una canzone familiare di cui non si sanno le esatte parole. Un freddo interiore mi percuote e da lì non vivo più.
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Mi lascio andare
Short StoryMi ricordo di una conversazione con una mia amica, a due passi dal mare, in cui ci siamo reciprocamente chieste: "e per te come sarebbe morire affogati?" Ho trovato la risposta.