Fuoky e Korall: Missione Terra

Parte terza - il labirinto

Purtroppo, il momento di tornare nel labirinto giunse prima che i ragazzi se ne rendessero conto. La giornata al mare aveva giovato a tutti, una boccata d'aria fresca dopo essere stati rinchiusi in una gabbia di terrore, specialmente per Korall. La ragazza era infatti segretamente terrorizzata di tornare nel luogo teatro dei suoi peggiori incubi.

Tentò di nascondere la sua ansia mentre lei e i suoi compagni facevano colazione, ma non era affatto facile. Aveva assicurato al suo ragazzo di sentirsi pronta per tornare lì, ma la verità era che voleva tornare a casa al più presto. Ne aveva abbastanza della terra. Ne aveva abbastanza della paura.

Pungolò la sua colazione cercando di convincersi a mangiare. Aveva fame, ma la paura le chiudeva lo stomaco. - K, amore, tutto bene? - le sussurrò accigliato Michael, seduto accanto a lei. La ragazza si sentiva uno schifo, in verità, ma gli rivolse un debole sorriso e annuì. - Sì, ma non ho molta fame.

Gli occhi azzurri del ragazzo scrutarono i suoi alla ricerca di menzogna, ma non disse nulla. Korall capì che non le credeva affatto, ma fu contenta che volesse rimandare la discussione. Si limitò a circondarle la vita con un braccio e stamparle un dolce bacio sulle labbra. La ragazza assaggiò le sue labbra piano, voleva pensare solo alle sue labbra. - Cerca di mangiare, tesoro, avrai bisogno di  energie.

Erano ormai passate tre settimane  da quando si erano messi insieme eppure sentirsi chiamare "amore" o "tesoro" le faceva battere forte il cuore. La faceva sentire così preziosa, così amata. Le sorrise con amore e le accarezzò la guancia con dolcezza, poi tornò a mangiare. La ragazza arrossì ma abbassò lo sguardo sul suo piatto.

Si fece forza e cercò di mangiare. Per distrarsi guardò i suoi amici. Nemmeno i due infernali sembravano molto felici e avevano distolto lo sguardo. A volte la ragazza avrebbe voluto dire a Michael di evitare di avere così tante effusioni davanti a loro, percepiva che li metteva a disagio in questo modo, ma il fatto che non gli importasse se gli altri li guardavano le faceva così tanto piacere.

Comunque, Fuokirya non era disposta a lasciare che la paura le rivinasse l'appetito. Stava attaccando pancake con foga, decisa a gustarsi la colazione prima di entrare nel pozzo del male. Era già vestita, al contrario di Korall: indossava una felpa bordeaux con la zip e dei pantoni di una tuta neri. L'acquatica approvò il voler rimanere comoda.

Anche Thomas non si stava risparmiando. Non gli piacevano particolarmente i pancake, così si stava gustando un bel panino con la nutella. - Davvero, Korall, se non te la senti non siamo obbligati ad andarci oggi - il tono del biondo suggeriva che sarebbe stato contento di rimandare la partenza.

Korall sospirò. La verità era che entrare in quella trappola mortale era l'ultima cosa che volesse fare, ma aveva la sensazione che non sarebbe mai stata pronta per davvero. Avrebbe continuato a rimandare, rimandare, ritardando sempre di più il loro ritorno a casa.

A questo punto tanto valeva tentare. Sapeva molto bene che non sarebbe stato affatto facile. Cercava di nasconderlo, ma spesso i flash dell'aggressione del mostro la riportavano indietro al momento della sua quasi morte. Il solo pensiero di quel posto la faceva ricominciare a tremare.

Era però consapevole che le sarebbero serviti altri mesi, se non anni, per superare davvero il trauma. Non avevano tutto questo tempo, lo sapeva bene. - No. - guardò il suo Michael, i cui occhi blu mostravano inquietudine. Gli sorrise leggermente. - Non ha senso continuare a rimandare ancora. Ce la farò.

Il silenzio carico di tensione che ne seguì disse a Korall che nessuno dei suoi amici ne era particolarmente convinto e questo un po' la ferì. Lei non era una bambina spaventata. Forse ci si sentiva, talvolta, dopo tutto quello che aveva passato, ma non voleva esserlo. Essere adulta significava anche combattere le proprie paure.